Trasferita in Italia in nome del Progetto Life Ursus volto alla reintroduzione dell’orso nell’arco alpino; o piuttosto deportata dai luoghi in cui era nata e naturalmente viveva, perché ci è “piaciuto” così, suo malgrado era riuscita evidentemente ad acclimatarsi e aveva dato alla luce alcuni cuccioli che proteggeva, come qualsiasi madre.
Colpevole di aver mostrato un atteggiamento aggressivo nei confronti di un individuo che dal suo punto di vista – di madre, appunto – poteva minacciare i suoi piccoli, è stata denunciata, condannata, braccata e uccisa.
L’uomo “offeso” gode di ottima salute, l’orsa “insubordinata” è stata ammazzata.
Nonostante molti si fossero mostrati a favore di un “atto di clemenza” sostenendo che l’orsa Daniza avesse diritto ad essere lasciata vivere in pace con la sua prole, gli amministratori della provincia di Trento hanno voluto dimostrare la loro efficacia ed efficienza nel proteggere i cittadini.
Per me – antispecista e vegan – l’ennesima vergognosa dimostrazione di mancanza di rispetto per la vita degli “altri animali”, quelli non umani.
Ci permettiamo di prevaricarli e usare loro violenza perché possiamo farlo, dato che sono completamente nelle nostre mani; continuiamo, senza porsi il minimo dubbio, a considerarli come fossero oggetti inanimati di cui poter disporre a proprio piacimento, con sfruttamento, abusi e torture di ogni genere inflitte a miliardi di individui, ogni giorno.
Sono indifesi e diversi: possiamo tranquillamente infierire.
Incuranti del fatto che “gli altri animali” sono esseri senzienti, come noi; soffrono e sono altrettanto capaci di godere pienamente della propria esistenza e lo dimostrano, come noi.
Hanno diritto ad essere amati, ma sopratutto assolutamente rispettati, come noi.
La nonviolenza, unica evoluzione possibile e auspicabile, per essere davvero tale deve iniziare nei confronti degli “ultimi”: gli animali.
Caterina Servi Scarselli