Da George Langelaan a Daphne du Maurier, passando per Richard Adams: tre storie (diventate film) per analizzare il rapporto umani – animali. Prima Parte
“Sono un insetto che per un po’ ha sognato di essere un uomo; ma ora il sogno è finito e l’insetto è sveglio”. La mosca – David Croneneberg
Animali in mezzo ad animali
Prima di tutto una premessa che, forse, in questo blog, suonerà scontata, ma che magari può dare qualche spunto a chi passa di qui per caso. Gli animali non umani sono sempre stati al centro dell’attenzione dell’essere umano, almeno per quanto riguarda la letteratura, il cinema e l’arte in generale. Sin dalle prime pitture rupestri sono stati parte fondamentale del nostro immaginario e abbiamo sentito l’esigenza di raccontarli. D’altra parte siamo animali che vivono in mezzo ad altri animali. Eppure, nonostante questo, non è arrivato, se non a pochi, il messaggio che “non esiste alcun umano che non sia un animale umano”.
Gli animali sono rimasti, se pur protagonisti di molte nostre storie, sfruttati e perseguitati, coinvolti in una guerra a somma zero in cui sono perdenti in partenza e in cui spesso non sono previsti prigionieri (o quasi, vedi gli animali negli zoo).
Gli animali, quindi, da una parte ci affascinano, riempiono le nostre storie e popolano il nostro immaginario, mentre dall’altra, loro malgrado, suscitano in noi un sentimento di superiorità così grande che ucciderli ci sembra un atto non solo accettabile, ma persino normale, a volte addirittura dovuto. Ancor oggi ci piace raccontarci che è necessario, se vogliamo mangiare. E che importa la verità, se a morire non siamo noi?!
Tre racconti sul rapporto umani – animali
Ciò che segue analizza brevemente tre celebri racconti, tutti diventati in seguito ottimi film, che sono per forza di cose intrisi del punto di vista dell’essere umano, (visto che, naturalmente, è colui che scrive) ma che, grazie alla loro trama, ci permettono di riflettere su alcuni aspetti del rapporto che instauriamo con gli altri animali. La letteratura d’altra parte è riflessione e per questo val la pena di parlarne qui.
I tre racconti
“La Mosca” (1957) di George Langelaan, analizza la contaminazione tra l’essere umano e l’animale. L’insetto e lo scienziato si fondono generando due creature, una che conserva principalmente l’aspetto umano e l’altra quello animale. Nella versione cinematografica del 1958, intitolata “L’esperimento del dottor K”, il finale bellissimo ci mostra il lato tragico dell’esistenza di entrambi, con la mosca dalla testa umana, imprigionata nella tela del ragno che, sul punto di essere mangiata, disperatamente chiede aiuto e lo scienziato, ormai metà uomo e metà mosca, che si suicida facendosi schiacciare da una pressa. Nella versione di David Cronenberg la maledizione dello scienziato è ancor più potente (d’altra parte, utilizzando ottimi effetti speciali ancor oggi notevolissimi, Cronenberg non lascia niente all’immaginazione dello spettatore), anche se l’unico protagonista è l’uomo mosca (non c’è qui la mosca uomo, se non nella straordinaria citazione con cui ho paerto questo articolo) e quindi siamo davanti a una versione più antropocentrica.
Il secondo “I Cani della Peste” di Richard Adams, è la storia raccontata direttamente da due cani sfuggiti da un laboratorio di ricerca in cui si fa vivisezione. Inseguiti dagli umani che vogliono catturarli e riconsegnarli agli scienziati, Rowf e Snitter vanno incontro alle avventure offerte dalla libertà, guardando il mondo, uno con lo sguardo di chi da cucciolo ha avuto un legame positivo con l’essere umano e l’altro, più diffidente, di colui che invece dall’essere umano è sempre stato fregato. Qui al centro della vicenda ci sono gli orrori della sperimentazione animale e la fuga disperata di chi non vuol diventare vittima di un brutale esperimento.
Il terzo è Gli Uccelli di Daphne Du Maurier da cui Hitchcook ha tratto il celebre film. E, se nella versione letteraria la storia è principalmente quella della guerra che gli animali improvvisamente dichiarano agli umani, è proprio nella versione di Hitchcook che il messaggio di fondo ci arriva potenziato: gli uccelli attaccano gli umani forse per vendicare i loro compagni imprigionati nel negozio di animali in cui si svolge l’apertura del film. O forse perché la natura è stufa di esser violentata.
Francesco Cortonesi
Progetto Vivere Vegan
testo © Francesco Cortonesi – foto: un particolare della copertina del libro “Gli Uccelli”