Il pensiero sistemico ci aiuta a ritrovare un senso di unità tra noi, gli animali e l’ambiente, che può sostenere scelte basate sulla compassione e sull’amore. Siamo parte di una rete di relazioni tale per cui il benessere individuale non può esistere senza il benessere dell’intero sistema.
Il desiderio di cambiamento
Cosa ci spinge a diventare vegetariani e, magari dopo un pò, vegani? Sono propositi che vanno nella direzione del benessere di noi stessi, di tutti gli esseri e della terra. Ma sono anche scelte difficili da fare in un mondo in cui è normale mangiare cibo industriale senza chiederci cosa c’è dentro e come viene prodotto, consumare alcool e tabacco, droghe alla portata di tutti, e accettare come normale una bassissima qualità di vita, in cui lo stress cronico deprime le difese immunitarie e la vitalità.
E’ esperienza comune che, dopo la fase iniziale di entusiasmo, queste scelte sono destinate al fallimento, perchè la buona volontà da sola non basta a mantenere accesa la motivazione. Senza rendercene conto, torniamo alle abitudini di prima: assaggiamo un pò di carne per non offendere la zia, non diciamo di no al bicchiere del brindisi, facciamo compagnia all’amico che si accende una sigaretta, gli impegni familiari non ci lasciano più il tempo per andare a correre la mattina e così via. Dopo poco, i nostri buoni propositi sono spazzati via dalla solita quotidianeità.
Il seme del cambiamento
Perchè i nostri buoni propositi falliscono? La psicologia ci insegna che il vero cambiamento, quello capace di perdurare, non è figlio della ragione, perchè la ragione è una piccola parte di noi, che da sola non ha il potere di conivolgere tutto l’essere. Il cambiamento è possibile se è frutto di una presa di coscienza globale, che coinvolge testa, cuore e pancia, ragione, emozioni e sentimenti allo stesso tempo. Il cambiamento è l’obiettivo principale non solo della psicologia, una scienza piuttosto recente, ma anche di tutti quei percorsi di crescita personale, che potremmo definire di carattere spirituale.
Al di là delle differenze legate alle scuole di appartenenza, il lavoro dei diversi maestri spirituali converge nel comune obiettivo di aiutare l’essere umano ad ampiare la propria consapevolezza. Se superiamo le illusioni dell’Ego, possiamo aprire lo sguardo e guardare oltre noi stessi, per scoprire il mondo e un senso di unità con l’ambiente che ci circonda [1]. E’ questo senso di unità che porta alla pacificazione e ci permette naturalmente e senza sforzo di avere un atteggiamento amorevole verso tutti gli esseri senzienti, perchè facendo del male a qualcuno lo faremmo a noi stessi.
La consapevolezza sostiene l’empatia: coltivando il seme della coscienza in noi stessi, sappiamo riconoscerlo anche nell’altro. Quando diventiamo capaci di percepire le emozioni e gli stati mentali nostri e altrui, vediamo esseri umani e animali per quello che sono realmente: creature senzienti, a cui non riusciamo più ad arrecare sofferenza.
Spiritualità e dintorni
Abbiamo parlato di percorsi di natura spirituale, ma per tante persone, soprattutto in ambito scientifico, la parola “spirituale” somiglia più a una parolaccia, che è sconveniente dire in pubblico. La psicologia prende a grandi mani dal pensiero buddista, che traduce nei protocolli della Mindfulness [2] e della Compassion focused therapy [3] (sempre più diffusi, perchè molto utili), ma solo a patto di epuraralo dei contenuti spirituali. Sicuramente si perde qualcosa di molto importante, che ha a che fare con il senso dell’esistenza oltre la vita materiale, ma è anche vero che in questo modo tante preziose conoscenze diventano accessibili a persone che non avrebbero mai raggiunto.
Dobbiamo prendere atto del fatto che noi occidentali preferiamo il linguaggio della mente ai sussurri dell’anima. Se questo è vero, possiamo tendere a quel senso di unione di cui parlano i maestri in un modo a noi più consono, dando alla mente razionale il cibo di cui ama nutrirsi: informazioni e conoscenze. Così, incontriamo ciò che in ambito scientifico più ci porta vicino all’obiettivo di sviluppare un senso di unione con l’ambiente: la teoria sistemica.
La teoria dei sistemi
La Teoria Generale dei Sistemi [4] nasce intorno agli anni ’40 del secolo scorso grazie a un gruppo di studiosi, tra cui matematici, fisici ed ingegneri, che indagano i fenomeni come parte di un sistema. Il Sistema è un’unità intera e unica, fatta di parti interdipendenti, che per sopravvivere si organizzano, cioè si danno una struttura. Il sistema è un intero non riducibile alla semplice somma delle parti, che sono così interconnesse che qualsiasi cambiamento in una parte influenza la globalità del tutto. Lo stato di equilibrio interno del sistema (omeostasi) cambia continuamente grazie alla comunicazione.
Lo scambio di informazioni tra le parti del sistema e tra il sistema e l’ambiente in cui è inserito non risponde alla logica univoca e lineare (A manda un’informazione/uno stimolo che influenza B), ma è di tipo circolare: il mutamento della parte modifica la struttura globale del sistema, che a sua volta modifica la parte, generando un cambiamento che non sempre è prevedibile. La circolarità si basa sui meccanismi di retroazione: l’informazione di A raggiunge e modifica B, generando un risultato che diventa una nuova informazione, che retroattivamente torna indietro ad A. Grazie a questo meccanismo il sistema evolve e si auto-corregge sulla base del risultato effettivo (Self Corrective Feedback).
Corpo personale, familiare e sociale
Per familiarizzare con il pensiero sistemico, possiamo guardare noi stessi e quel sistema complesso costituito dal corpo umano, dove per “corpo” intendiamo la totalità di corpo-mente-coscienza. Il suo funzionamento è un vero e proprio miracolo, frutto della interrelazione e della comunicazione tra tutti gli organi, i tessuti e le cellule. Per sopravvivere il corpo deve mantenere una serie di parametri fisiologici entro limiti accettabili, grazie alla capacità di auto-regolazione basata sui meccanismi di feedback retroattivo.
Così succede, per esempio, per il mantenimento della temperatura corporea (se viene rilevato che la temperatura è troppo alta o bassa, il corpo reagisce sudando o rabbrividendo, bruciando cibo o grasso, riducendo o aumentando il flusso sanguigno nei vasi cutanei), dei livelli ormonali (la secrezione ormonale delle ghiandole endocrine è regolata dalla concentrazione dell’ormone stesso o da funzioni ad esso correlate) e della concentrazione di glucosio nel sangue (se il livello di glucosio si alza, il pancreas produce l’insulina, un ormone che attiva i processi con cui il glucosio viene assorbito e utilizzato dai tessuti per produrre energia, così che il livello di glucosio nel sangue si abbassa).
Il corpo umano è un sistema in sè, ma è anche parte di un sistema più ampio: l’ambiente fornisce i nutrimenti (cibo, acqua e aria) che gli servono per sopravvivere. L’essere umano per crescere ha anche bisogno di relazioni umane: la famiglia stessa può essere considerata un sistema inserito nel macrosistema della società di appartenenza. La teoria sistemica applicata al corpo, alla famiglia e alla società offre un punto di vista diverso rispetto ai così detti “problemi”: approcciare la “patologia” (nel corpo), il “malato” (nella famiglia) o la “crisi” (nella società) come fossero un problema è frutto di un giudizio che genera separazione.
La separazione crea una distanza, alza un muro rispetto al quale ci siamo “noi” e “loro”, un muro che ci impedisce di vedere e di comprendere. Quelli che chiamiamo problemi non sono sintomi da eliminare, ma informazioni che ci segnalano che lo stato del sistema va rivisto verso forme più adattive di equilbrio. La comunicazione e la flessibilità necessaria a cambiare sono la chiave del buon funzionamento del sistema.
Pensare sistemico
Se ragioniamo in termini sistemici, comprendiamo che sulla terra tutto funziona in modo sistemico: animali, vegetali e minerali, siamo tutti collegati in una rete sottile di mutua sopravvivenza. E la terra stessa fa parte di un sistema più ampio, in un incastro di scatole cinesi che si perde oltre l’immaginazione umana.
Quello che la teoria sistemica ci regala è un sano senso di responsabilità personale, tale per cui non possiamo addossare la colpa di un “problema” all’altro, perchè noi siamo sempre e comunque coinvolti personalmente. Per fare degli esempi pratici, invece di pensare che la famiglia va a rotoli perchè nostro figlio è uno scapestrato, realizziamo che il suo comportamento ha un senso rispetto ad una serie di schemi relazionali che noi abbiamo contribuito a creare.
Analogamente, piuttosto che lamentarci dei cambiamenti climatici, ci domandiamo in che modo le nostre abitudini impattano sull’ambiente. La responsabilità personale non ci piace, ma, se la accettiamo, scopriamo l’altro lato della medaglia: possiamo sempre fare qualcosa per cambiare! La teoria sistemica ci regala fiducia nel fatto che anche un nostro piccolo cambiamento è in grado di agire sull’intero sistema, con effetti che a volte sono più grandi di quelli che immaginiamo.
Quando smettiamo di mangiare prodotti di origine animale, quando cambiamo abitudini di vita, diciamo di no ad un modo di intendere il rapporto tra l’essere umano, gli altri animali e la terra basato sullo sfruttamento e sulla sofferenza. Non c’è bisogno di imporci nulla, tanto non funziona. La consapevolezza che il benessere della terra è il nostro benessere, cambia naturalmente il parametro con cui operiamo le nostra scelte.
Come direbbe un maestro buddista, con le nostre azioni andiamo a innaffiare i semi dell’amore, piuttosto che quelli della sofferenza. Sentire di essere un tutt’uno con l’ambiente porta l’unione dove era la separazione, facendoci ritrovare la compassione verso noi stessi e verso l’Altro.
Tiziana Franceschini
Progetto Vivere Vegan
[1] Jiddu Krishnamurti, Riflessioni sull’Io, Ed. Ubaldini, 2009.
[2] Jon Kabat- Zinn, Dovunque tu vada, ci sei già. Una guida alla meditazione, Ed. TEA libri, 1994.
[3] Paul Gilbert, La terapia focalizzata sulla compassione, Ed. FrancoAngeli, 2016.
[4] Ludwig Von Bertalanffy, Teoria Generale dei Sistemi, Ed. ILI, Milano, 1971.