Vegetariano o vegano? Una enorme differenza per gli animali.
Può sembrare strano o provocatorio, ma la questione è importante. Gli allevamenti da cui
provengono latticini e uova portano alla morte moltissimi animali. Ogni anno milioni di mucche,
vitelli, galline ovaiole e pulcini maschi soffrono e muoiono per questo commercio. Ma ancora molte organizzazioni animaliste continuano a progettare e ad appoggiare eventi “vegetariani”.
E’ ora di cambiare e dire le cose come stanno.
Da sempre, noi di Progetto Vivere Vegan, abbiamo scelto di usare il termine VEGAN, che indica
una filosofia di vita che vuole evitare la sottomissione, lo sfruttamento e la morte degli altri animali, in ogni aspetto del vivere quotidiano (quindi non solo a tavola, come per i vegetariani). Non è un vezzo: è una scelta ben precisa, che abbiamo fatto per poter meglio veicolare e promuovere le idee per la liberazione animale.
Quando abbiamo iniziato (prima di costituirci come onlus, eravamo attivi già all’inizio degli anni
’90), in Italia erano in pochi a sapere cosa significasse la parola “vegan”. La critica che più spesso ci veniva mossa era proprio quella di comunicare in modo poco comprensibile: che senso aveva promuovere una parola che i più non capiscono? Il senso ce lo aveva – e ce l’ha tutt’ora. L’utilizzo di un termine nuovo ci ha fornito una grande possibilità, quella di spiegare esattamente le idee che vi stanno dietro, senza possibilità di fraintendimenti. Infatti il rischio di confusione è sempre presente, dato che le persone spesso associano il termine “vegan” a “vegetariano”. Questo ultimo viene comunemente interpretato nei modi più disparati, ma in linea di massima con “vegetariano” le persone intendono chi segue una dieta lacto-ovo-vegetariano (spesso includendo anche il pesce), che può essere intrapresa per semplici motivi di piacere personale o salutismo.
Ora, grazie al nostro lavoro siamo sempre riusciti a spiegare chiaramente che noi siamo vegan per dei motivi ben precisi: è una scelta che dipende da una valutazione etica (il rispetto per la vita degli animali) e di conseguenza essere vegan significa evitare ogni tipo di prodotto che deriva dagli animali, perché sappiamo bene che anche quelli tradizionalmente considerati meno cruenti (latticini, uova, lana…) implicano sofferenza e morte. Per poter presentare un pensiero nuovo e rivoluzionario, avevamo bisogno di partire da zero, di definirci in modo chiaro ed evitare fraintendimenti. E – a costo di sembrare arroganti – possiamo affermare che avevamo ragione: se quando abbiamo cominciato eravamo quasi soli, oggi i gruppi e le associazioni che parlano di veganismo sono moltissime; anche le grandi associazioni tendenzialmente protezioniste hanno imparato ad usare questa parola; nei negozi e nei ristoranti si trovano sempre più prodotti che sono esplicitamente etichettati vegan; e anche i medici ed i nutrizionisti ora conoscono il termine, e non di rado promuovono la dieta vegana (anche se solo per i suoi benefici sulla salute).
Ovviamente non giudichiamo negativamente le persone vegetariane. Il nostro ruolo non è quello di
giudicare le scelte ed i percorsi dei singoli. Al contrario, il nostro scopo è proporre un nuovo modo di rapportarsi con gli animali non-umani basato sul rispetto e sul riconoscimento del loro diritto alla vita, e promuovere pratiche per modificare la società in tale senso. In questa ottica, ovviamente non possiamo appoggiare le organizzazioni che si dicono animaliste e che usano il termine “vegetariano” in positivo. Fare questo significa veicolare implicitamente l’idea che il consumo di alcuni prodotti animali come latticini ed uova sia accettabile; e per noi ovviamente questo non è accettabile.
Se vogliamo cambiare il mondo in cui viviamo, dobbiamo farci capire bene. Dobbiamo dire chiaramente che anche alimenti come uova e latticini sono cruenti, che la loro produzione implica la morte di pulcini, galline ovaiole, mucche, vitelli. E l’uso di termini come “vegetariano” va nella direzione opposta. Per questo siamo contrari a tutte le iniziative che lo fanno (come ad esempio la Settimana Vegetariana Mondiale di cui si parla tanto in questi giorni e alla quale noi non prendiamo parte) e ribadiamo che questo non significa mettere in dubbio le buone intenzioni di chi le promuove: semplicemente, per noi è chiaro che questa impostazione ci porta indietro invece di aiutarci a progredire, e vogliamo dirlo chiaramente.
Invitiamo quindi gli attivisti e le associazioni che operano per la liberazione di tutti gli animali nonumani a non promuovere ed appoggiare le attività e le iniziative che usano il termine “vegetariano”. A non organizzare pranzi e cene “vegetariane” o “veg” (termine fuorviante che vuole accomunare in modo confuso scelte di vita opposte) a favore degli animali. A non aderire a manifestazioni “vegetariane” perché così si sostengono, anche se indirettamente, pratiche cruente. E li invitiamo ad impegnarsi per una comunicazione corretta e chiara a partire dai propri siti e blog.00
Insomma, vegetariano, per gli animali, vuol dire comunque sfruttamento, violenze e morte. Non è colpa nostra, ma qualcuno deve cominciare a dirlo: senza delle prese di posizione chiare non si può andare avanti verso l’obiettivo che ci poniamo, la liberazione degli animali. Non siamo “estremisti”, né polemici: abbiamo un progetto, e cerchiamo sempre di valutare oggettivamente le scelte migliori da compiere per costruirlo. Non crediamo che “vada bene tutto” semplicemente se fatto nel nome degli animali, e se sembriamo duri nella nostra critica è solo perché vogliamo essere costruttivi; di sicuro chi condivide i nostri obiettivi ci comprenderà bene.
Facciamoci capire, usiamo le parole giuste e agiamo in modo coerente…
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