Di Alessandra Gianoglio
Intervista pubblicata su http://quanticmagazine.com
15 giugno 2014
Dora Grieco, presidente dell’Associazione Progetto Vivere Vegan Onlus, attiva dal 2001, basa i suoi fondamentali su quello che è l’antispecismo. Essere vegani non significa fare una scelta alimentare, anche se ultimamente va anche molto di moda associare il il termine vegan all’alimentazione, ma i principi che hanno spinto Dora e la sua associazione sono al cento per cento di stampo etico: si parte dal concetto di antispecismo, ossia: non vi deve essere discriminazione fra le diverse specie. Ogni animale, umano e non, ha diritto di vivere sul pianeta Terra senza essere ridotto a “schiavo” di un’altra specie solo perché più indifeso. La scelta alimentare vegana è quindi solo una conseguenza del veganismo etico e dell’antispecismo.
D: Come ti sei avvicinata al concetto di veganesimo e poi di Antispecismo?
R: È successo oltre 20 anni fa: mi sono resa conto che molte delle mie scelte, non solo alimentari, avevano conseguenze sulla vita degli altri animali. Certamente diversi anni fa le informazioni non erano reperibili come oggi. Il mio primo passo in quella direzione è stato appunto eliminare dalla mia tavola quei prodotti come carne e pesce e anche la pelle dal mio abbigliamento, cioè tutto quello che derivava in modo evidente dall’uccisione degli animali. Nel giro di due anni sono diventata vegana e il percorso l’ho fatto con mio marito e alcuni amici che frequentavo in ambito animalista. Interessandoci alla questione animale le informazioni sono presto arrivate: anche la produzione di prodotti derivati come lana, latte, formaggi, seta, miele, uova, piume… contribuivano allo sfruttamento e all’uccisione degli animali e di conseguenza non potevamo che fare questa scelta più completa: vivere in modo etico eliminandone il consumo.
D: Cosa vuol dire per te compiere una scelta vegan?
R: Vuol dire vedere gli altri animali non come esseri da sfruttare, ma come individui che hanno diritto alla loro vita libera. Vuol dire non sfruttarli e non farli soffrire. E fra gli animali ci mettiamo anche le persone. Siamo tutti animali e siamo tutte persone. Il fatto di volerci distinguere, mettendoci al disopra di tutti gli altri esseri senzienti è solo una forma di egoismo. Quando comprendiamo che il nostro agire può evitare di far soffrire un altro essere senziente umano o animale, noi agiamo di conseguenza. Le nostre scelte quotidiane e le nostre abitudini si modificano di volta in volta nel momento che abbiamo conoscenze nuove e più specifiche. Nella prativa di tutti i giorni, vuol dire scegliere prodotti che non hanno comportato sofferenza, vuol dire essere contro la vivisezione, contro le gabbie, contro i circhi con animali, contro gli allevamenti e contro l’uso di tutti quei prodotti che contengono derivati animali.
D: Quindi l’antispecismo può considerarsi il genitore del veganesimo?
R: Si. Oggi non si può essere antispecisti senza essere vegan e viceversa, ed è bene chiarire il concetto perché sul significato del termine vegan c’è un po’ di confusione: molti lo intendono solo come una scelta alimentare, riducendone il significato etico e filosofico. La scelta vegan è una scelta etica in favore della non sofferenza di tutti gli animali e quindi in sintonia con i principi dell’antispecismo. Oggi molti si dichiarano vegan solo perché a tavola evitano i cibi di derivazione animale, ma di fatto lo fanno per la propria salute. Personalmente non sono diventata vegan per “stare in forma”, però tengo alla mia persona e cerco di stare attenta alla mia alimentazione.
D: Beh, per assurdo un vegano potrebbe mangiare patatine fritte, bibite gassate e pastasciutta tutti i giorni e non sarebbe molto salutare!
R: Esatto! E c’è chi lo fa… per alcuni attivisti per gli animali la cosa importante è il rispetto per questi e magari trascurano la propria persona. Sono quindi scelte poste su due livelli diversi: una cosa è agire per non danneggiare gli altri, compiendo quindi anche una scelta politica, cioè attivarsi affinché ci sia giustizia e non ci sia sfruttamento di altre persone o animali; un’altra è la decisione individuale con cui ognuno sceglie come meglio vivere la propria vita.
D:Qual è il modo migliore per andare verso le persone e per comunicare con i giusti mezzi e termini questa scelta?
R: Sicuramente l’informazione va fatta nei dovuti modi e diversificata anche a seconda della persona che si ha davanti. Se parliamo a un bambino dobbiamo usare parole a lui adatte e diverse da quelle che useremmo con una persona adulta, semplicemente per essere meglio compresi. Se abbiamo davanti una persona fragile dovremo affrontare il discorso in maniera delicata, in altre occasioni possiamo essere anche più diretti.
D: Anche con messaggi molto diretti e con immagini forti come la campagna “Chi Mangi oggi?“
R: Quella campagna è stata portata avanti dall’associazione Campagne per gli animali di cui faccio parte. E’ stata un lavoro di gruppo con Adriano Fragano e Roberto Politi. In quel caso siamo andati diretti. Io parlavo di un approccio diverso quando invece hai una persona davanti e gli stai parlando a tu per tu. Nel caso di una campagna pubblicitaria si deve essere sintetici e diretti altrimenti il messaggio non arriva. Per “Chi mangi oggi” abbiamo avuto anche delle forti critiche da parte di chi non la pensava come noi, ci hanno anche ingiustamente accusato di avere usato immagini di bambini, cosa assolutamente falsa perché la campagna porta l’immagine di un bambolotto e si vede benissimo, mentre i titoli dei giornali parlavano di “bambini fatti a pezzi”. In ogni caso ne hanno parlato in tanti e forse fra i tanti alcuni hanno recepito il messaggio. Anzi: non forse ma sicuramente perché abbiamo ricevuto moltissime email di consenso.
D:Qual è l’informazione che date con Progetto Vivere Vegan ONLUS?
R: Produciamo del materiale cartaceo, come volantini e opuscoli informativi, molto chiari e mirati che distribuiamo attraverso tavoli informativi o spediamo su richiesta ad altri gruppi di attivisti o negozi che desiderano offrirli ai propri clienti. Abbiamo realizzato anche una mostra dal titolo “Vivere vegan | La Scelta” allestita con successo in diverse città italiane e che presto riproporremo a Firenze. L’associazione è nata nel 2001 quando ancora in Italia nessuna organizzazione portava nel nome il termine “Vegan”. Per noi non è stato un caso, abbiamo voluto dichiarare a partire dal nome le nostre idee. Siamo nati per divulgare questa filosofia di vita e per aiutare le persone che volevano avvicinarsi a questa scelta, soprattutto per quello che riguarda l’alimentazione che spesso, allora, veniva sconsigliata dai medici; oggi per fortuna non è più così. Quindi è nato il sito che fungeva e funge anche da guida pratica, con consigli mirati e specifici.
D: So che tu hai anche collaborato alla stesura di alcuni libri, giusto?
R: Con mio marito Roberto Politi abbiamo scritto un libro specifico sui dolci “La Cucina Etica Dolce – Sonda Edizioni“, uno fra i primi libri in Italia a proporre dolci senza l’uso di latte, burro, uova e miele, ma “tradizionali” nell’aspetto, con pan di Spagna, crema pasticcera, pasta sfoglia e tante altre golosità. Siamo soddisfatti del risultato perché chi lo usa e si cimenta nelle preparazioni si ritiene più che soddisfatto dei dolci che realizza. Più di recente ho realizzato poi libro con l’amica Laura Mencherini, “Guida al Vivere Vegan – Terra Nuova Edizioni“, si tratta di una guida pratica che tocca tutti gli aspetti della vita. Suddiviso in tre parti affronta la questione etica, poi pratica e infine propone una sorta di elenco di prodotti e servizi.
D: Sei anche la fondatrice di paginevegan.it. Di cosa si tratta?
R: Pagine Vegan è un progetto nuovissimo che porto avanti non come associazione ma come professionista, insieme a Ilaria Beretta, vegana anch’essa: è un portale web nato nel marzo 2014 per dare visibilità a tutto il mondo del lavoro vegan. Strutture ricettive, ristorazione, servizi, aziende, professionisti (veterinari, tatuatori, fotografi, medici, ma anche assicuratori, architetti eccetera)… Ogni categoria del mondo del lavoro viene contemplata. Ma non solo, contiene la pagina “Eventi & Appuntamenti” (aggiornata quotidianamente da tutto il territorio nazionale), la pagina “Cultura”, diamo visibilità alle associazioni e ai rifugi e tanto altro! Ci sono le pagine bianche, le pagine gialle e ora anche le pagine vegan www.paginevegan.it
D: Come è cambiato il vivere vegan in questi anni in Italia?
R: Sicuramente per gli umani è migliorato: ci sono tanti prodotti alternativi ed è tutto più facile da trovare rispetto a 20 anni fa. Aprono continuamente locali vegani nuovi e chi è vegan non è più visto come una persona “strana”. Però, per gli altri animali, le cose non vanno meglio: il numero degli animali sfruttati e uccisi non è diminuito. Sebbene il numero di vegani/antispecisti sia aumentato, sebbene se ne parli molto, rimane ancora un altissimo numero di persone che vive a discapito dei più deboli.
D: Il dato è allarmante: io pensavo che fosse un minimo diminuito… Qual è l’animale più sfruttato?
R: Gli animali più sfruttati sono quelli marini, perché non si va nemmeno a numero ma si va a peso. I mari stessi ce lo dicono: si stanno svuotando! però continua la pratica della pesca… Anche i polli da carne e le galline ovaiole, sono uccisi in numeri altissimi. Certo le gabbie dove sono rinchiuse le ovaiole sono terrificanti, ma anche nei così detti “allevamenti a terra”, consideriamo che i volatili sono stipati quasi sempre nei capannoni per tutta la loro vita – purtroppo, o per fortuna, molto breve- senza mai vedere la luce del sole o sentire l’aria fresca, in un ambiente innaturale ed asettico. Una gallina destinata a produrre uova viene macellata dopo circa due anni (quando non rende abbastanza), mentre “per natura” vivrebbe anche dieci anni. I polli da carne, sono fatti crescere e uccisi in tempi veloci (adatti al processo dell’allevamento). Lo stesso vale per le mucche: uccise sempre molto giovani se fanno parte del processo produttivo del latte, vivranno in media 6 o 7 anni invece di 20 o anche 30 anni. Mi dispiace dover dire queste tristi cose. Ma non voglio portare avanti solo un’idea pessimistica, semmai il contrario, perché siamo in un momento di cambiamento; siamo sulla strada giusta, ma non rilassiamoci perché abbiamo tanto da fare.
D: È successo qualcosa di bello per gli animali quest’anno? Qualcuno che è stato salvato? Dammi un dato positivo!
R: Ma certo! Intanto ci sono le associazioni (con cui Progetto Vivere Vegan collabora) che hanno meravigliosi rifugi di animali salvati dai macelli o da situazioni estreme. Ce ne sono diverse in Italia, in particolare Ippoasi di Marina di Pisa, oppure Vita da Cani vicino a Milano, dove ogni giorno gli attivisti accudiscono e convivono con gli animali che hanno salvato; noi come Progetto Vivere Vegan abbiamo in adozione una mucca che si chiama Luna ed è presso Ippoasi, e una gallina che si chiama Silvia, alla quale sono particolarmente affezionata. L’ho trovata nel luogo dove vivo, in campagna, vicino Firenze. Era nascosta in un cespuglio nei pressi di un parcheggio, probabilmente scappata da qualche “pollaio” vicino. E’ stato il cane che era con me a notarla. Siamo riusciti a prenderla con grosse difficoltà e ora sono diversi anni che vive presso Ippoasi. Ecco, pensare alla sua vita salvata, sapere che gode del sole e dell’affetto degli amici umani mi riempie di gioia. L’ho presa in braccio quando sono stata a trovarla ed è stato bellissimo, mi sono resa conto che ama la vita. Purtroppo gli animali che possiamo accogliere nei rifugi… non potranno mai essere tutti quelli che vorremmo salvare. Per un animale che salviamo ne resta un numero indicibile che viene ucciso.
D: Voi date anche una sorta di supporto per i genitori vegan, affinché i bambini non si sentano “diversi” o emarginati dai coetanei?
R: Certamente! In particolare sulla “Guida al Vivere Vegan” abbiamo voluto dedicare un capitolo proprio a questo argomento. Quello che mi sento di dire è che giusto essere sinceri con i figli, sopratutto se questo significa dare loro la consapevolezza di una scelta di vita non cruenta. Perché dovremmo insegnare ai nostri figli a uccidere un essere senziente e non il contrario? Se dal punto di vista alimentare i nutrizionisti ci confortano – anche un bambino può crescere bene con un’alimentazione solo vegetale – va da sé che è sempre molto meglio insegnare al proprio figlio a vivere in modo non cruento. Nel libro affrontiamo anche l’aspetto sociale, il rapporto fra genitori e figli ma anche con gli amici. Quello che bisogna evitare ovviamente sono i disagi, meglio mettere sempre la cosa in positivo. E’ anche vero che molto spesso i figli dei vegani, sono fieri di esserlo e rivendicano orgogliosi la loro posizione. Sono spesso loro a dire agli amichetti: “No questo io non lo mangio perché è un animale ed io non mangio gli animali“. Spesso i bambini ci stupiscono! Se hanno le informazioni giuste, loro si muovono di conseguenza: il problema è che figli di persone non vegane spesso non conoscono la verità sugli allevamenti e sul trattamento che in genere la nostra società riserva agli animali: non possono scegliere perché non sanno. Non sanno “chi” indossano o “chi” mangiano o ancora guardano gli animali al circo senza capirne lo sfruttamento. Si ritrovano della carne del piatto ignorando la sua natura, magari un coniglietto con il quale avrebbero preferito giocare.
D: Come vorresti che il veganisimo – antispecismo prendesse piede in Italia?
R: Mi piacerebbe che le persone si rendessero conto di quanto sia facile vivere vegan. Si può essere vegan da subito, non si devono aspettare proposte politiche o leggi approvate: da domani, da oggi, da ora si può ed è facile. E riempie di gioia sapere di vivere senza avere sulla coscienza nessuno. Ogni giorno noi attivisti lavoriamo per questo: speriamo che il sogno si realizzi presto.
Grazie a Dora Grieco per questa chiacchierata. Che la tua associazione Progetto Vivere Vegan Onlus possa ispirare tante persone e contribuire a rendere il mondo un posto migliore.