“Il mondo, la carne e padre Smith”, un celebre romanzo cattolico best seller degli anni ‘40, “Heroes”, la famosa canzone di David Bowie degli anni ’70 che tutti abbiamo cantato, “Scappo dalla città” un film hollywoodiano con Billy Crystal che tutti abbiamo applaudito degli anni ’90. A saper leggere con attenzione sono tantissime le tracce di “veganismo” che troviamo un po’ da tutte le parti, e risalenti a molto prima che questo modo di pensare e di vivere si coagulasse in una sola parola: veganismo, inventata negli anni ‘40 ma rimasta sconosciuta ai più fino a una ventina di anni fa, quando hanno iniziato a diffondersi la cultura vegana e purtroppo, ai fini del vivere in società, vari tentativi di ghettizzarla.
Anni ’40: il romanzo
Cominciamo dalla letteratura con il romanzo Il mondo, la carne e padre Smith, scritto nel 1944 da uno scrittore scozzese, Bruce Marshall, e arrivato pochi anni dopo in Italia dove ha avuto all’epoca un successo da best seller, e ancora oggi è in catalogo anche se con un titolo diverso, e più bello: Tutta la gloria nel profondo.
Racconta la storia di Padre Smith, un prete cattolico alle prese con la società poverissima (di denaro e di spirito) della Gran Bretagna tra la fine dell’età vittoriana e le due guerre mondiali. È un caposaldo della letteratura cattolica in cui il protagonista crede fermamente nello splendore della Chiesa e nella sua indistruttibilità, nel suo compito di salvare le persone rendendole migliori, più coscienti di ciò che sono, di ciò che hanno e di ciò che le circonda. Leggiamo insieme che cosa dice Padre Smith a una riunione con colleghi e superiori:
«Dobbiamo insegnare che gli animali brutti non soffrono meno di quelli belli, che lo spasimo dell’insetto non è meno lancinante di quello dell’ippopotamo, che un milione d’uomini che muoiono sul campo di battaglia è un milione di uomini che muoiono isolati e soli, insieme alle stelle, agli alberi, ai boschi. Dobbiamo insegnare agli uomini che il male non diventa bene per il fatto di essere praticato dai più. Dobbiamo insistere perché nelle nostre scuole s’insegnino le così dette materie inutili, giacché le guerre non le fanno i poeti».
Siamo negli anni ’40-‘50, chi avrebbe tacciato Marshall di veganismo? Eppure il personaggio da lui inventato dice cose da “veganismo spinto”!
Anni ’70: la canzone
Spostiamoci nel 1972, quando David Bowie si esibì alla Royal Festival Hall nel Save the whale concert – Live in London con il suo gruppo Spiders from Mars; fu un concerto memorabile, voluto per creare attenzione al rispetto della vita nel mare. Poco dopo, nel 1977, Bowie pubblicò Heroes, l’album e la canzone, uno dei suo più grandi successi, e nel 2009 concesse la famosa canzone in licenza gratuita agli autori del film The cove, che documenta il massacro annuale dei delfini nella baia di Taiji in Giappone; il film vinse il premio Oscar. Chi non ha cantato almeno una volta:
«I, I wish you could swim
Like the dolphins, like dolphins can swim
Though nothing,
nothing will keep us together
We can beat them, for ever and ever
Oh we can be Heroes,
just for one day»
Eppure molti di quelli che hanno cantato, si aprono ancora la scatoletta di tonno o acquistano acciughe, costate di pesce spada, polpi.
Anni ’90: il film
E adesso andiamo al cinema, a Hollywood, per la precisione, con una star come Billy Crystal, che dopo essere stato protagonista insieme a Meg Ryan dell’indimenticabile Harry ti presento Sally, interpretò nel 1991 Scappo dalla città, la vita, l’amore, le vacche e ne fu anche il produttore esecutivo, ovvero il finanziatore. Il film racconta la storia di Mitch, un quarantenne annoiato che patisce ormai tutto, il lavoro, la moglie i figli. Decide così di fare il “ranchero” e portare una mandria da una parte all’altra degli States, così per distrarsi. La strada che percorrerà sarà piena di insidie, naturali e umane, si troverà anche nella condizione di aiutare una mucca a far nascere il suo vitellino. Quando scoprirà che il proprietario della mandria ha l’intenzione di venderla a un macello, deciderà di acquistare Norman, così ha chiamato il vitellino, e di salvare almeno lui, che rimane il simbolo isolato di un salvataggio nell’amarezza di aver contribuito a far uccidere il resto della mandria.
Era l’epoca del diffondersi dei fast food: chi avrebbe tacciato regista, produttore, sceneggiatore e attori di veganismo? Eppure tutti abbiamo applaudito la salvezza di Norman e il coraggio e la sagacia di Mitch, allora siamo stati tutti vegani anche solo per lo spazio di un film?
Veganismo: una lotta per i diritti civili
Tracce di veganismo sono disseminate in ogni dove ed è un bene ricordarle e ricercarle: perché? Perché anche se il lavoro da fare è ancora immane, stiamo andando in una sola direzione e sono i vegani a guidare il cammino. Chiunque legga almeno una parte della storia dell’emancipazione dei Neri in America, leggerà quante persone, di colore e non, hanno patito e magari anche dato la vita per un solo pensiero: tutti gli uomini sono uguali e devo avere gli stessi diritti, primi fra i quali libertà e autoderminazione. Basta sostituire, in questi testi a “uomini e donne nere” “animali umani e non umani” e appare tutto chiaro, indicandoci a quale punto della Storia per i diritti civili ci troviamo.
George Washington Carver, il preclaro agronomo ricercatore statunitense a cui è stato dedicato un cratere sulla Luna e una festa nazionale annuale, era figlio di schiavi. Contribuì con la sua laurea all’emancipazione delle persone di colore e con le sue ricerche instancabili all’economia americana: i suoi studi sulla coltivazione delle arachidi e sul modo di impiegarle fecero ricca l’America, ma lui non volle arricchirsi, non gliene importava. Era cosciente che la cosa più importante l’aveva ottenuta.
Abbiamo un nuovo anno davanti a noi, sarà anche pieno di sfide, molto percorso è in salita, ma il solco è tracciato, quindi per me che scrivo e per te che leggi due sole parole: “Non mollare!”.
Ilaria Beretta
Progetto Vivere Vegan