Un saggio non certo facile, ma che si legge come un romanzo storico.
Le due autrici con competenza, visto che conoscono profondamente la vita, la cultura, i testi e le regole religiose ebraiche, analizzano il rapporto fra animali ed ebrei iniziando dalla “Torà” che è l’insieme dei testi fondamentali dell’ebraismo, ed arrivano al degrado dei nostri giorni.
Le citazioni estratte dal testo sacro ci mostrano un Creatore che mette sullo stesso piano uomo, animale e ambiente e vieta tassativamente di sfruttare, uccidere e abusare degli animali e della natura, perché l’armonia e l’interdipendenza fra queste tre entità permette la sopravvivenza dell’ecosistema e del pianeta.
Purtroppo però pare che in questo disegno divino l’uomo sia una scheggia impazzita che dotato del libero arbitrio disattende le regole divine: “L’Adam è l’unico perché consapevolmente può compiere il male. E qual è la sua unicità? Conoscere il bene e il male a differenza degli animali domestici e le bestie selvatiche”.
Dopo il diluvio darà nuove regole e purtroppo autorizzerà anche il consumo di carne, ma con regole strettissime che scopriremo verranno infrante.
Il libro analizza il rapporto fra Dio, animali e uomo nelle diverse fasi della storia ebraica (la schiavitù in Egitto, l’esodo, il viaggio nel deserto, fino ad arrivare ai nostri giorni) e ci fa capire come da una tradizione vegetariana sia diventata carnista grazie agli “aggiustamenti” fatti dalle varie figure rabbiche che hanno trasformato la regola iniziale contenuta nella Torà.
Il testo ci fa capire come la religione ebraica sia passata dal pensiero teocentrico a quello antropocentrico dove le necessità, le voglie e gli sfizi dell’uomo giustificano lo sfruttamento e l’uccisione degli animali.
Il titolo provocatorio che Valentina Sereni e Delfina Piu hanno usato, visto che il maiale nella cultura ebraica è considerato un animale impuro lo scopriamo quasi alla fine del libro: “…il più tormentato fra le creature che sopporta le pene più atroci, è il nostro maestro perché ci rammenta le ingiuste sofferenze inflitte agli animali, le specie domestiche costrette negli allevamenti intensivi, quelle selvatiche che si estinguono dal pianeta.”
Le due autrice auspicano un ritorno al rispetto di tutti gli animali del creato, per il giusto equilibrio, perché l’uomo non vada verso la solitudine e l’annientamento e quindi poiché i suini sono animali che la Legge ne proibisce il consumo: “…il maiale è il nostro maestro perché ci guida nel difficile percorso di restaurazione e, fra divieti e obblighi, confini e vincoli, fra ostacoli e limitazioni della legge, a risanare il rapporto tormentoso e tormentato, ormai lacerato, con gli animali e con tutte le creature”.
E’ un libro che ci fa conoscere storie, termini, usanze, tradizioni e regole di una cultura a noi vicina ma che tanti non conoscono. Aiuta a riflettere sulle innumerevoli incongruenze del comportamento umano e di come le cosiddette “tradizioni” spesso sono storture che si sono protratte nel tempo. (c.g.)
Dal sito di Mimesis Edizioni:
“La dicotomia fra uomo e natura non esiste nell’ebraismo: esso celebra il creato con le sue creature, fra le quali l’uomo, un cantico alla genesi della diversità. L’ebraismo persegue l’equità ambientale e sociale, comanda il riposo della terra, degli animali e degli uomini, ordina la condivisione delle risorse e la periodica ridistribuzione della terra, vieta di far soffrire gli animali e di affliggerli nel lavoro, di mescolare le specie, di distruggere la diversità biologica; proibisce di mangiare membra e sangue di un animale vivo, dispone regole alimentari con cui salvaguarda le specie, insegna a nutrirsi dei frutti della terra, ordina la distribuzione delle risorse secondo le necessità di ciascuna creatura, vieta la proprietà privata della terra, impone un limite allo sfruttamento dell’ambiente, ordina di combattere la povertà e di esercitare la scarsità da contrapporre allo sfruttamento intensivo. Molti contravvengono alle disposizioni con la convinzione, errata, che l’uomo sia il dominatore del mondo e il beneficiario unico del suo illimitato sfruttamento. Le conseguenze di questa visione antropocentrica sono disastri ambientali, sociali, economici e crisi. Va ristabilito equilibrio e sobrietà del racconto della creazione e l’equità nella rete delle relazioni.