Nel Maggio 2015 Gaetano Foco seviziò e uccise a Pescia, provincia di Pistoia, la cagnolina della ex fidanzata, Pilù, per ritorsione. Adesso dopo sette anni arriva la condanna, una condanna che fa discutere e riflettere.
Il 9 Giugno 2022 nel tribunale di Pistoia scorrono le agghiaccianti immagini dell’uccisione di una cagnolina, Pilù, colpevole di essere la compagna della ex fidanzata di Gaetano Foco, l’assassino, che l’ha seviziata e fatta morire per le gravi lesioni riportate. Foco ha ripreso tutto l’atroce delitto e fatto avere il filmato alla ex ragazza, ad monitum viene da dire: questo è ciò che farei a te se potessi, ma ti colpisco uccidendo la persona non umana che per te conta di più.
Alla fine, dopo sette anni di battaglia di alcune associazioni animaliste che si sono anche costituite parte civile, la condanna è arrivata ed è il massimo previsto dalla legge in un simile caso: 18 mesi di reclusione e risarcimento monetario alla ex fidanzata e alle suddette associazioni.
La condanna fa discutere
Molti non sono rimasti soddisfatti della pena, 18 mesi sono considerati pochi e offensivi per la memoria di Pilù. Bisogna però riflettere a mente fredda e non è semplice, in un caso come questo, dove le immagini scioccanti non sembrano reali, tanta è stata la violenza e l’atrocità con cui Foco ha messo in atto il suo diabolico proposito.
I punti essenziali da analizzare sono diversi: la nostra legislazione non prevede pene più severe. A Gaetano Foco è stato dato il massimo che si poteva dare, non è stata riconosciuta neanche un’attenuante. Questo risultato viene dopo sette lunghi anni in cui le associazioni coinvolte hanno lavorato per tenere alta l’attenzione, per non lasciare che tutto cadesse nel dimenticatoio. Sommersi da urgenze di ogni tipo sarebbe stato semplice lasciare correre: di casi di violenza come quello di Pilù ce ne sono tanti, troppi.
Ma la cagnolina non è stata dimenticata e siamo arrivati al processo, un processo che appunto non ha fatto sconti al suo assassino. Il problema che viene sollevato è quello atavico di una legislazione insufficiente a punire con la giusta severità chi maltratta e uccide un animale. 18 mesi sono indubbiamente pochi ma non perché il processo sia stato ingiusto ma perché la legge è insufficiente e va cambiata.
Il fatto che invece sia stato condannato al massimo della pena deve darci una speranza: la mentalità sta cambiando e lo sta facendo in una direzione che non può che farci piacere. Il massimo della condanna dato a un assassino di una persona non umana ci dice che anni di lotte e sensibilizzazioni delle associazioni animaliste stanno piano piano dando i loro frutti e cambiando la società.
Passi falsi
Se poi la condanna viene confermata in appello e in Cassazione, grazie ad essa, dalla fedina penale di Foco verranno decurtati 18 mesi, il che significa che con i prossimi passi falsi lui finisce in galera, anche grazie alla giustizia ottenuta per Pilù. Non è certamente molto ma è il massimo che adesso si può ottenere. E’ proprio il fatto di avere ottenuto il massimo che ci incoraggia tutti a tenere duro nelle nostre battaglie e a continuare a lottare.
Mentre si preparava il processo a Pilù, a Sovicille in provincia di Siena un pastore dei Pirenei è stato legato a un albero dal suo “compagno” umano che gli ha sparato due colpi di fucile. Baldo, così è stato chiamato il cane, è morto dopo giorni di agonia perché il suo cuore non ha retto al dolore e allo stress.
L’abitudine di uccidere a colpi di fucile i cani che danno fastidio o non servono più per la caccia e altre amenità viene riportata da diversi testimoni un po’ da tutta la Toscana. Il caso di Pilù è essenziale anche per un altro importante motivo: esso crea un precedente, e nelle questioni legali i precedenti sono essenziali per ottenere analoghe condanne, di cui nel nostro paese c’è, a quanto pare, estremo bisogno.
Inasprire le leggi
La conclusione che mi sento di tirare, a questo punto, è che, visti i buoni segnali emersi dalla condanna di Foco, vista l’uccisione di Baldo, adesso è il momento di organizzarci per chiedere leggi severe verso chi maltratta e uccide un animale. I 18 mesi a Gaetano Foco sono solo l’inizio: la battaglia è ancora lunga e va combattuta con costanza e con tutte le nostre forze per ottenere queste leggi.
La perseveranza delle associazioni e le tante persone che si sono mobilitate protestando, hanno sicuramente aiutato ad arrivare alla condanna e questo ci deve essere di esempio per proseguire nel nostro impegno finchè questo non sarà diventato un paese veramente civile che rispetta i diritti di tutte le persone, umane e non umane.
Francesca Decandia
Progetto Vivere Vegan