15 marzo 2019: si terrà il “Global strike for future” lo “sciopero” degli studenti, affinchè il Protocollo ambientalista di Parigi del 2015 venga rispettato.
È necessario che il mondo vegan sostenga e informi i giovanissimi che si stanno organizzando per il “Global strike for future” perché il Protocollo ambientalista di Parigi del 2015 venga rispettato da tutti i paesi che l’hanno sottoscritto, e includano esplicitamente nella loro lotta per la salvaguardia dell’ambiente anche il rispetto per la vita degli Animali.
Global strike for future, Greta Thunberg e Friday for future
Global strike for future, così si chiama lo “sciopero”, indetto per venerdì 15 marzo 2019 in tutto il mondo, in cui si mobiliteranno gli studenti e studentesse con il sostegno di molti scienziati e movimenti ambientalisti: l’intento è quello di pretendere dagli uomini politici un deciso e veloce cambio di rotta, per ridurre da subito l’usura a cui l’uomo ha sottoposto la Terra.
Il 15 febbraio 2018 c’era già stata un’iniziativa simile, una sorta di prova generale, con 270000 ragazzi mobilitati in 2000 città con alcuni gruppi appena nati anche in Italia.
È poi dallo scorso agosto che Greta Thunberg, 16 anni, svedese, vegana per motivi etici ed ecologici, siede tutti i venerdì davanti alla sede del parlamento europeo a Bruxelles (ma anche davanti al palazzo delle Nazioni Unite e a Davos) con cartelli che voglio attirare l’attenzione sull’argomento, in cui c’è scritto, ad esempio: «Voglio che siate terrorizzati». I venerdì di Greta si sono espansi in tutto il mondo e sono ormai chiamati Friday For Future e molti studenti, da alcuni mesi anche in Italia, hanno preso a ritrovarsi ogni venerdì davanti al palazzo governativo più rappresentativo della loro città, saltando scuola.
Intervistati da La Repubblica durante gli scorsi FFF, hanno dichiarato di essere stati colpiti dall’incremento delle temperature visto nei grafici, dalla paura per un futuro senza Natura e anche dal cartone animato Wall-E, il film d’animazione sull’avventura con storia amore di un piccolo robot, destinato alla raccolta e al compattamento dei rifiuti su una Terra ormai vuota, ridotta a un’unica immensa discarica.
Salvare il pianeta: tre indicazioni per non fare gli errori del passato
Non dobbiamo lasciare soli questi ragazzi del Global strike for future: hanno la forza della giovinezza e anche della disperazione davanti al baratro di un Pianeta sempre meno ospitale, ma pochi tra loro sanno tre cose fondamentali, che è importante ricordare.
Le prime battaglie ambientaliste, che sono cominciate negli anni ’60 – ’70 (Primavera silenziosa, il saggio americano di Rachel Carson contro l’uso dei pesticidi è del 1962) non hanno mai incluso gli Animali se non quelli a rischio d’estinzione, considerati da un punto di vista antropocentrico come patrimonio dell’uomo e non come vite sacre a se stesse; altri Animali sono stati visti da questi Movimenti come segnali di equilibrio o di squilibrio di un ecosistema da salvaguardare, gli altri Animali e le loro condizioni di vita non sono stati presi in considerazione per niente. Dopo cinquant’anni di lotte inefficaci (lo testimoniano questi ragazzi) possiamo affermare che non focalizzare il rispetto per tutti gli esseri viventi allo scopo di salvaguardare il Pianeta è stato un errore.
Un altro errore si può considerare quello di aver fondato partiti politici, come in Italia quello dei Verdi negli anni ’80, con programmi dal raggio d’azione limitato: infatti è stato improduttivo organizzare battaglie per la salvaguardia ambientale senza lavorare su un’ecologia profonda delle coscienze, sul rispetto degli altri, sulla necessità di avere una vita pulita, che non si fa di certo mangiando solo cibo bio, lontana da sfruttamenti e violenze (non a caso la globalizzazione dei mercati di cui oggi vediamo bene le conseguenze comincia proprio in quegli anni).
Un ultima cosa: non è stato ancora detto o scritto a CARATTERI CUBITALI che inquinamento, surriscaldamento globale, cambiamenti climatici sono collegati in linea diretta agli ALLEVAMENTI INTENSIVI: migliaia di tonnellate di liquami prodotti, deforestazione per fare spazio a strutture sempre più grandi e a coltivazioni di mangimi per nutrire queste fabbriche di carne, come da poco documentato anche dal film Soyalism, scritto e diretto da persone che, tra l’altro, non sono per nulla vegane.
Il mondo vegan deve sostenere questi giovanissimi e cercare con loro il dialogo
Credo che chi conosca giovani e giovanissimi impegnati in questa nuova lotta per l’Ambiente (finché sono ancora duri e puri e qualche multinazionale non ha ancora infiltrato qualcuno tra le loro fila) debba accostarsi a loro, creare occasione di dialogo e sostenerli affinché comprendano che parlare di Ambiente senza parlare di rispetto per gli Animali è vano, che combattere per fermare il surriscaldamento globale senza far chiudere gli allevamenti è inutile e che vegan è un’etichetta che la società usa per liquidare, non senza fastidio e sarcasmo, un grande principio filosofico ed etico al quale non è così difficile aderire.
Ogni essere vivente e senziente ha diritto alla vita e alla sua dignità e nessuna di queste due cose gli devono essere tolte; per nutrirsi, per vestirsi e per curarsi nel Terzo millennio non è necessario uccidere, tantomeno torturare. Se tutti questi giovanissimi comprenderanno ciò, con la loro forza, la loro battaglia potrà essere vincente. E forse anche il primo round per un mondo dove per noi ma soprattutto per gli Animali sarà un po’ più facile vivere.
In altre parole: il 15 marzo prossimo dovremmo fermarci e scendere con loro nelle piazze per il Global Strike for future.
Ilaria Beretta
Progetto Vivere Vegan Onlus