Un’analisi di cosa è successo nel 2021 di buono per gli altri animali e cosa sta a significare, per farne tesoro e tracciare il nostro lavoro per l’anno che è appena iniziato.
Il 2021 si è da poco concluso ed è consuetudine fare un bilancio di quello che è stato, per poter ripartire con le idee più chiare e affrontare un nuovo anno di attivismo per gli animali.
Stop in Italia agli allevamenti di animali da pelliccia
Partiamo dall’ultima buona notizia: l’Italia abolisce gli allevamenti di animali per la produzione di pellicce, andando ad unirsi così a Regno Unito, Svizzera, Austria, Slovenia, Repubblica di Macedonia, Croazia, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Serbia, Germania e Irlanda.
Sicuramente in Italia l’uso di capi di pelliccia ha subito un notevole freno, grazie anche all’impegno delle organizzazioni animaliste locali che ne hanno contrastato l’uso da decenni. L’idea di un capo interamente di pelliccia è ormai fuori moda e di cattivo gusto. Quanto questo però sia legato ad una scelta etica, per empatia verso gli animali, è tutto da vedere. Infatti si continua a fare largo uso i bordi di pelliccia.
E’ importante comunque evidenziare che molti marchi di moda, fra i quali troviamo: Armani, Gucci, Versace, Chanel… e da poco anche Valentino, hanno dichiarato di non voler più usare pellicce e questo è un segnale che forse, almeno su questa cosa, non si tornerà più indietro.
Resta però da dire che se gli ultimi allevamenti italiani hanno chiuso è per via del Covid: infatti i visoni ne sono risultati contagiati, con il rischio di trasmissione anche agli esseri umani. Chi non ricorda le immagini di milioni di visoni uccisi per evitare che la malattia si diffondesse? Questo ha dato il colpo di grazia agli ultimi allevamenti presenti sul nostro territorio.
Ora sta alle persone decidere di non acquistare quei capi confezionati con la pelliccia, da ora in poi sicuramente di importazione da paesi, come ad esempio la Cina, dove non abbiamo idea di quanto male siano trattati gli animali. Con questo senza giustificare chi li ammazza più dolcemente.
Stop all’uccisione dei pulcini maschi nel processo di produzione delle uova
Questa non può essere considerata una buona notizia in assoluto, ma vogliamo vederla come un piccolo passo in avanti. Dal 2027 in Italia i pulcini maschi non verranno più tritati vivi.
Noi di Progetto Vivere Vegan abbiamo dedicato una campagna a questo tema e affisso grandi manifesti per portare l’attenzione delle persone su questa pratica crudele. Ma il nostro obiettivo era e resta quello di salvare anche le galline dallo sfruttamento per la produzione di uova e quindi, in poche parole, disincentivare le persone alla consumazione delle uova.
Invece cosa è successo? Le aziende hanno messo a punto una pratica che consentirà loro di individuare il sesso del pulcino quando è ancora nell’uovo, evitando così di farlo nascere per eliminarlo appena nato (e le uova, ad esempio, potranno essere date in pasto alle galline), oppure per destinarlo alla produzione di carne di “galletto”. In poche parole l’azienda così avrà un grande risparmio visto che i pulcini maschi appena uccisi (triturati vivi) erano diventati un costo piuttosto che un guadagno.
Infatti anni fa questi sarebbero diventati mangime per altri animali, ma dopo “mucca pazza” è intervenuto il divieto di usarli a tale scopo.. Volendo trovare del positivo in questa notizia, possiamo dire che in qualche modo le aziende sentono sempre più che i consumatori provano disagio nel sapere della sofferenza degli animali e cercano di salvare il salvabile senza rinunciare al loro profitto.
Quindi si torna al solito punto: sta a noi scegliere di non consumare uova, perché anche se fra cinque anni i pulcini maschi non saranno più tritati vivi, saranno uccisi qualche mese dopo da galletti, così come saranno uccise le galline quando diventano meno produttive.
Stop per Armani all’uso della lana d’angora
La terza notizia che ha fatto il giro dei media è stata quella che Armani ha detto no alla lana d’angora andando ad aggiungersi ad altri marchi fra cui Benetton, Calvin Kein, H&M… Anche questo è comunque un segnale, visto che la casa di moda ha dichiarato di aver preso questa decisione dopo aver saputo che questo “filato” è ottenuto provocando grande sofferenza agli animali.
Ora a noi resta un dubbio. Dove è stato Armani in tutto questo tempo? Possibile che fino ad ora non sapesse (lui o chi per lui) che ai conigli viene strappato il pelo mentre sono immobilizzati e coscienti? Strappare il pelo ai conigli è come strappare le piume alle oche, anche esse coscienti, Armani e gli altri grandi della moda questo lo sanno?
Anche qui, volendo vedere il positivo, resta la sua dichiarazione che magari farà tendenza, come è successo per altri grandi marchi.
Sta a noi consumatori continuare a rifiutare tutti i prodotti di lana facendo sempre molta attenzione alle etichette. Spesso piccole percentuali di lana d’angora o altra lana sono anche in prodotti prevalentemente realizzati con fibre vegetali e/o sintetiche. Rifiutarsi di acquistare questi prodotti è il mezzo più efficace a nostra disposizione perché cambi l’offerta.
Regno Unito riconosce gli animali come esseri senzienti
Altra notizia che ha fatto piacere a noi animalisti è stata quella che il Regno Unito, con il disegno di legge “Animal Welfare Sentience Bill”, ha riconosciuto come esseri senzienti tutti gli animali vertebrati e anche i decapodi e i cefalopodi (polpi, aragoste, granchi…).
Questo potrebbe complicare un po’ l’allevamento, l’uccisione e la vendita di tutti gli animali da reddito.
Anche questo è un segnale importante che indica come qualcosa stia cambiando, che le persone si stanno ponendo domande circa gli altri animali, iniziando a riconoscerli, nero su bianco, come esseri in grado di provare emozioni.
Questi sono piccoli passi nella giusta direzione ma quanti anni ancora occorreranno per comprendere che se degli esseri provano gioia, dolore, tristezza, non possono essere schiavizzati, allevati, uccisi? Noi possiamo da subito scegliere di non consumare la loro carne e i loro derivati come latte e uova, la cui produzione è sicuramente fonte di dolore per gli animali e fonte di guadagno per gli allevatori e commercianti.
Stop all’uccisione dei mufloni dell’Isola del Giglio
Fra le cose “buone” di questo 2021 vogliamo ricordare anche quello che è successo sull’Isola del Giglio: sembrava una partita persa e invece alla fine l’eradicazione cruenta dei mufloni sull’isola è stata sospesa. Ad oggi la storia non è del tutto conclusa, ma l’Ente Parco ha comunque deciso di sospendere gli abbattimenti e di catturare i mufloni per darli in adozione ai centri recupero e rifugi.
Molti attivisti, tra cui anche noi, stanno continuando a battersi per fare in modo che venga allestita un’area protetta proprio dentro l’isola, in modo che i mufloni non siano portati altrove, ma già la sospensione degli abbattimenti, che parevano irrevocabili, è una vittoria.
Il fatto che si siano mobilitati in tanti per fermare queste uccisioni è il segnale che sempre più persone non sono disposte ad accettare provvedimenti sbrigativi, violenti e antropocentrici. Dobbiamo sempre far sentire la nostra voce affinché le cose cambino davvero.
L’affermazione dei prodotti alimentari vegetali
Infine ci sembra utile fare una riflessione sull’andamento del mercato, che ha visto, nell’anno che abbiamo trascorso, crescere sempre più l’offerta di prodotti che vanno in qualche modo a sostituire quelli di derivazione animale. Le bevande vegetali, i non formaggi, gli affettati vegetali, si sono affermati con la proposta di prodotti sempre più di qualità, sia per gli ingredienti che per le caratteristiche organolettiche.
Questo evidenzia una crescita della richiesta da parte dei consumatori. Ed è proprio in questo 2021 che le alternative alla carne sono arrivate in modo importante nei supermercati. Si tratta per lo più di prodotti ottenuti da ingredienti del tutto vegetali , destinati, per ammissione delle stesse ditte produttrici, non tanto e non solo ai vegani, ma a una vasta platea di consumatori comunque sensibili ai temi ambientali e della salute. Il che, comunque è positivo per gli animali.
C’è poi il recente fenomeno della cosiddetta carne coltivata, prodotta in laboratorio da cellule animali, che merita qualche riflessione. Nell’anno appena trascorso essa ha lasciato i terreni della “fantascienza” per approdare su quelli della realtà e, come nel caso di una azienda leader israeliana, ha bisogno, in partenza, di poche cellule derivate da piume cadute naturalmente. Sono prospettive che possono certo far discutere, e che dovremo tenere sotto controllo, perché sicuramente non potremmo accettare allevamenti alternativi ad hoc e poi noi non sentiamo il bisogno di surrogati di bistecche o salsicce.
Ma si tratta di segnali significativi, comunque la si pensi, perché indicano una nuova sensibilità dei consumatori. Le nuove ricerche permetteranno inoltre di produrre mangime per animali carnivori senza sacrificare la vita ad altri animali. Pensiamo ad esempio all’alimentazione di tutti i gatti.
Noi siamo i primi a sostenere che questi prodotti non sono affatto necessari per la nostra alimentazione ma dobbiamo essere realisti e pensare che difficilmente il mondo un giorno sarà interamente vegan e se mai lo sarà non avverrà certo a breve. I nuovi prodotti alternativi alla carne, a latte, uova, formaggi e affettati vegetali, stanno rispondendo ad una domanda evidente: le persone cercano alimenti che non derivino dagli allevamenti e dalla morte di animali, senza però voler rinunciare a certi sapori e abitudini. Che sia per ragioni etiche, ambientaliste o salutiste… la strada ora è comunque tracciata.
Siamo solo all’inizio
Fra buone notizie e segnali positivi questo è quello che riteniamo di evidenziare. Le persone iniziano a prestare attenzione alla questione animale, e, sicuramente, il merito va al lavoro delle tante organizzazioni in tutto il mondo che, come noi, fanno luce su questi temi. Ma non siamo che all’inizio.
Siamo pronti per iniziare un nuovo anno di impegno, pronti a diffondere la cultura vegan, perché così possiamo fare la differenza per gli animali. Il nostro motto per questo 2022 è: “Vivere vegan per vivere tutti”.
Progetto Vivere Vegan