Si parla tanto di questo Coronavirus, che sta provocando grande allarme. Si parla di come arginarlo, come combatterlo, come annientarlo. Si parla meno di come coinvolga non solo noi umani ma anche gli Animali, come sempre esseri dimenticati e sfruttati, vittime innocenti. Di quanto questi siano loro malgrado coinvolti in questa possibile pandemia.
Coronavirus e Animali
Forse non è un caso se in questo momento storico, quando il genere umano sta costruendo una società sempre più basata sui grandi consumi e sull’invasione e lo squilibrio degli ecosistemi, arrivano segnali da ogni parte della Terra per dirci chiaramente che stiamo sbagliando: il Polo Nord che si sta sciogliendo per le alte temperature mai prima registrate, modificando drasticamente le condizioni ambientali e destinando ad una possibile estinzione orsi polari e pinguini; l’Australia che ha recentemente combattuto contro incendi importanti, che hanno devastato un grande territorio e ucciso un numero altissimo di animali selvatici; ora, l’emergenza del nuovo Coronavirus che sta allarmando e sconvolgendo gran parte degli abitanti di questa Terra con la “Covid-2019” o “Sindrome similinfluenzale da coronavirus” (come preferisce chiamarla la virologa Ilaria Capua).
Tutto è collegato, a un’azione corrisponde una reazione che a sua volta ne scatena altre. Ma gli interessi economici, i profitti sempre più alti che vogliamo raggiungere, non fanno guardare alle cose nel loro insieme, e questo è un grave errore, che può portare benefici ma anche gravi conseguenze, come stiamo vedendo. Ma andiamo con ordine. Il nuovo Coronavirus e gli atri virus che abbiamo visto nel passato da dove sono partiti?
Coronavirus, mercati e allevamenti di Animali
Il Coronavirus, che sta contagiando gran parte del mondo, in base alle attuali notizie, sembra che sia partito dalla Cina, dal mercato di animali vivi della città di Wuhan e in particolare da un pipistrello. Portando così, in un centro urbanizzato, un virus che circolava fra i pipistrelli nella foresta. E che lì sarebbe potuto e dovuto restare. Sempre dalla Cina e dagli allevamenti di Animali sono partite anche l’Asiatica (1957), la Sars (2002), l’Aviaria (2005), la Suina (2008).
Andando più indietro nel tempo troviamo la Spagnola (1918), la pandemia influenzale che ha ucciso decine di milioni di persone nel mondo. Di questa non si hanno certezze sulla partenza del virus ma, fra le varie ipotesi, c’è l’affollamento e la scarsità di igiene (guerra, malnutrizione, campi medici, ospedali sovraffollati, scarsa igiene). Uno studio del 1999 la riconduce ai maiali allevati nei pressi di un campo militare e ospedale in Francia. Una ricerca del 2014 invece la riconduce a soldati e operai cinesi provenienti dal sud est asiatico.
In Italia, tutt’oggi, nelle regioni dove sono collocati il maggior numero di allevamenti avicoli, compare ciclicamente l’Aviaria. Per scongiurare il pericolo di infezione agli umani, si può ricorrere all’uccisione in massa degli Animali, con il gas. Infatti non è un caso se gli allevamenti, come anche i mattatoi, sono lontani dai centri abitati, salvo alcuni rari casi, in cui la crescita dell’impianto urbanistico li ha assorbiti nel tessuto abitativo. Ma il motivo è anche un altro: nessuno vuole vedere le uccisioni degli animali e nemmeno sentire le loro grida. Occorrono le investigazioni (sempre più frequenti) per portare alla luce cosa accade in questi luoghi, ed è di pochi giorni fa la notizia della condanna per il reato di uccisione e maltrattamento di animali a carico del rappresentante legale di una società controllata al 100% da Amadori, e per il reato di abbandono di animali a carico del custode e responsabile dell’allevamento intensivo in questione.
Ricordiamo anche l’”Encefalopatia spongiforme bovina” o “morbo della Mucca Pazza” che ha fatto molte vittime fra gli Animali.
La virologa Ilaria Capua, autrice del volume “I virus non aspettano”, è convinta che queste epidemie saranno sempre più frequenti. Intervistata nel programma Radio 3 Scienza di venerdì 7 febbraio 2020 dice: “Con lo stravolgimento dell’ecosistema, se noi continuiamo a portare animali che stavano nella foresta in mezzo a una città con milioni di abitanti, il rischio si moltiplica (…). La complessità della società oggi, le megalopoli, gli spostamenti, i mercati di animali vivi dentro le città,devono farci capire che viviamo in un sistema chiuso,e quello che succede in Cina te lo puoi trovare in casa dopo una settimana”.
Con un po’ di semplice buon senso, se ci interessasse anche solo il benessere del genere umano, per prevenire queste pandemie bisognerebbe evitare di allevare Animali. Perché l’allevamento comporta tenere in modo innaturale Animali, comporta imbottirli di farmaci, comporta inquinamento dell’aria e dell’acqua, comporta il diffondersi di malattie e virus. Gli Animali, anche quelli appositamente selezionati, non sono fatti per vivere negli allevamenti, la loro natura, il loro DNA, ci dicono che dovrebbero vivere liberi e non schiavi.
Coronavirus, Animali selvatici e cani e gatti
Intanto dalla Cina arriva la notizia della chiusura di 20.000 allevamenti di animali selvatici e un divieto, seppur temporaneo, del commercio e del consumo della loro carne. Mentre la città di Shenzen (13 milioni di abitanti), il divieto lo estende anche alla carne di cane e gatto. Ovviamente via libera a tutte le altre carni, quindi non possiamo certo cantare vittoria, perché è da vedere se i consumi di carne diminuiranno o se si sposteranno semplicemente da un animale all’altro.
In tema di cani, è arrivata anche la notizia del primo cane risultato lievemente positivo al virus. Si trova ad Hong Kong e vive con una signora contagiata. Quindi si pensa che più semplicemente si possa trattare di contaminazione ambientale, dovuta al fatto che la signora lo ha toccato e accarezzato, passandogli tracce del virus. Ora il cane è in quarantena, senza sintomi, e sarà restituito alla famiglia, se i test daranno esito negativo.
Sui social, già dai primi giorni del diffondersi del virus, abbiamo visto immagini, provenienti dalla Cina, di cani uccisi nei modi più sbrigativi, ma l’Organizzazione mondiale della sanità, insieme all’Istituto superiore di Sanità, hanno affermato più volte che non esiste alcuna evidenza scientifica che gli animali da compagnia possano contrarre l’infezione o diffonderla.
Coronavirus, ambiente e inquinamento
Certamente, fra i risvolti comunque positivi, vi è il segnale del calo dell’inquinamento in Cina: una significativa riduzione del biossido di azoto, rilevata dai satelliti di monitoraggio dell’inquinamento della NASA e dell’Agenzia spaziale europea (ESA). Esempio evidente che la limitazione delle emissioni di gas nocivo emesse dagli autoveicoli, dalle centrali elettriche e dagli impianti industriali possa, in breve tempo, almeno frenare l’inquinamento dell’aria.
Coronavirus e vivisezione
In tutto questo gran parlare e scrivere sul Coronavirus, poco si racconta di quello che stanno subendo gli Animali nei laboratori. Per trovare il vaccino quanti animali saranno torturati e uccisi? Poco importa se il danno l’abbia generato il genere umano, detenendo e uccidendo Animali. Ora ne torturerà altri per sperimentare un nuovo vaccino e per continuare ad allevare e uccidere. Poi altri virus e ancora così avanti. E’ un cerchio che non ha fine. Una giostra che non termina la sua corsa.
Prevenire è meglio che curare
La soluzione l’avremmo a portata di mano: eliminare gli allevamenti e non consumare derivati animali. Riconvertire gli allevamenti in aziende agricole che utilizzino metodi non invasivi, senza chimica e non intensivi. Produrre vegetali sani e versatili, diversificando e optando sempre più per un consumo a chilometro zero. Incentivare le piccole aziende. Salvaguardare l’equilibrio della Terra, gli ecosistemi. Fare in modo di tornare ad avere acque dei mari e dei fiumi pulite. Vivere con un approccio olistico e antispecista. Sarebbe il primo passo verso un modo più etico e più sano (anche di mente).
Dora Grieco
Presidente di Progetto Vivere Vegan ODV