Un racconto sincero di come da un “errore” può nascere qualcosa di buono. Così Dora Grieco ci racconta come è arrivata ad essere l’attivista che è ora. E qui c’è lo zampino di un gatto. Una storia semplice e forse in molti possiamo ritrovarci.
Ognuno di noi ha la sua storia, il suo personale percorso. C’è chi decide di diventare vegan tutto d’un colpo, dall’oggi al domani, c’è chi vorrebbe “diventarlo” ma rimanda, rimanda, e nulla accade. Le esperienze di vita, le persone che ci circondano, alcune volte anche gli animali che incontriamo sulla nostra strada, possono fare la differenza.
Così ho deciso di raccontare com’è successo che sono diventata vegan. Magari il mio percorso potrà motivare altre persone a compiere il passo.
I miei incontri con gli animali da bambina
Si deve andare piuttosto indietro nel tempo, a circa 35 anni fa, quando ho iniziato a desiderare di avere un gatto. Ma prima di allora la mia sensibilità per gli altri animali era totalmente sopita. Gli animali non facevano parte della mia vita e nemmeno dei miei pensieri. Avevo solo qualche ricordo di quando era bambina, nessuno a lieto fine, ma l’ho capito solo molto più tardi.
Gli episodi e i miei incontri con gli animali da bambina, che ricordo vaghi come in un sogno, riguardano una gallina che ha vissuto nell’appartamento di famiglia, credo solo qualche giorno. Di un coniglio che i miei genitori tenevano in una grande bacinella e al quale, con mia grande gioia, offrivo da mangiare dell’insalata, divertendomi a vedere il suo musino addentarla e consumarla. Poi all’improvviso, gallina e coniglio sono spariti. Ovviamente nessuno mi ha mai raccontato la verità e, a mia insaputa, magari li avrò anche mangiati. C’è stato anche un cucciolo di cane, rimasto con noi per breve tempo. Questi animali erano stati ricevuti come “regali” dalla mia famiglia. Allora si usava così. Purtroppo.
Insomma, questo per dire che nel mio percorso di crescita non ho avuto una partenza brillante e tantomeno insegnamenti di rispetto verso gli animali: eravamo una famiglia “normale” degli anni ’60. Anche nel periodo della mia adolescenza gli altri animali non hanno suscitato in me una particolare attenzione. Calma piatta, disinteresse totale.
Il gatto che ha cambiato la mia vita
E arriviamo quindi a 35 anni fa, 1986, quando sono andata a convivere con la persona che è ancora al mio fianco. Ho iniziato a pensare che avrei voluto avere un gatto. Non consideravo la possibilità di salvarne uno dalla strada, la mia idea era di comprarlo, ne desideravo uno di razza “persiana”. A scrivere questi ricordi, mi prende lo sgomento, tanto ero lontana dalla persona che sono ora. Ma questo è stato il mio percorso, inutile negarlo.
Così è arrivato nella nostra casa un cucciolo di gatto persiano, e lo abbiamo chiamato “Pacifico”. Nella mia mente il suo ruolo era quello di creare in casa un’atmosfera di pace: un esserino che se ne stava sul divano a fare le fusa.
Ma poi è successo che questo esserino è entrato a gamba tesa nella nostra vita e ha scatenato in noi il processo di riflessione e consapevolezza che mi ha portato ad essere la persona che sono oggi. Abbiamo constatato i suoi stati d’animo, le sue emozioni, di quanto fosse molto simile a noi. Abbiamo smesso, gradualmente, di mangiare gli altri animali, perché abbiamo visto in Pacifico (al quale abbiamo voluto un bene incredibile e ancora oggi, ripensandoci, mi manca e mi commuovo), tutti quelli che mettevamo nei nostri piatti. Prima si sono salvati i conigli e poi via via gli altri, ultimi i pesci. Però il passo lo avevamo fatto, irreversibile.
Chiaramente si era aperto per me un nuovo mondo, che comprendeva gli altri animali nei miei pensieri e nel mio agire: ero ormai vegetariana convinta e avevo deciso di evitare tutto ciò che evidentemente derivava dalla sofferenza degli altri animali: no alla pelle, ma anche no al circo, no agli zoo.
Ho iniziato sempre più a voler sapere sul destino degli animali ed ho iniziato a fare attivismo. Tempo due anni, che non sono pochi, ma allora qui in Italia era difficile sentire parlare di veganismo e tantomeno di antispecismo (e non c’erano i social!), guardando un video sulla carne di vitella, ho avuto la folgorazione decisiva.
Il video che mi ha aperto gli occhi
Nel video si vedevano i vitelli allontanati brutalmente dalle mamme -costrette a produrre latte per noi umani- per essere isolati in singoli box e nutriti con bevande artificiali, lo stretto necessario per crescere un po’, conservando però le loro carni bianche (anemiche!) e poi via al macello. Piccole vite alle quali l’industria rubava il latte a loro naturalmente destinato e le mandava a morire. Da quel momento ho capito che la produzione di latte è strettamente legata alla produzione di carne e di conseguenza non ho più bevuto latte e non ho mangiato più alcun derivato del latte. Nel bicchiere di latte vedevo i vitelli mandati al macello. Perché di fatto questo comporta il processo di produzione. Chi consuma latte incentiva la produzione di carne.
A quel punto, per lo stesso motivo, abbandonare anche il consumo di uova è stato un tutt’uno, così per ogni altro derivato animale come la lana, la seta, il miele: tutto abolito dai miei consumi. Non volevo più essere complice dell’industria che sfrutta e uccide gli animali. Avevo preso consapevolezza di cosa voleva dire essere vegan.
Mi rendo conto che a quel tempo non ho fatto grandi riflessioni politiche o filosofiche, sono stata mossa da semplice empatia: ho provato un grande dolore per il dolore che gli altri animali erano costretti a subire. Ed ho capito che, con le mie scelte, avrei fatto la differenza per molti di loro. Le letture di libri importanti (il primo è stato “Liberazione Animale di Peter Singer) e gli incontri con altri attivisti e attiviste hanno poi contribuito ad arricchire il mio percorso, che ancora non è terminato.
Oggi sono qui, dopo decenni che mi batto per gli animali e ripenso a quel cucciolo di gatto, comprato, che inconsapevolmente mi ha aperto gli occhi, ha dato il via a un processo che probabilmente era già in me, occorreva solo che qualcosa, o qualcuno, lo avviasse.
Dora Grieco
Progetto Vivere Vegan