L’allevamento “etico” non esiste. LatteAmore era già noto per le accuse che aveva ricevuto in passato. Ora ha chiuso definitivamente, ma ci sono 500 animali da portare in salvo. Se ne sta occupando la Rete dei Santuari di Animali Liberi.
Postilla
*Una breve premessa: chi scrive, forse già lo sa chi ogni tanto mi legge in Rete, divide il proprio attivismo con varie associazioni. È una scelta. Ci tengo a dirlo, perché sono coinvolto in questa vicenda come attivista della Rete dei Santuari (e quindi le notizie sono di prima mano) ma riesco a farlo anche grazie al supporto di Progetto Vivere Vegan. Credo che nell’attivismo sia importante riconoscere anche la più piccola collaborazione di tutti.
L’inizio della storia
La storia probabilmente l’avrete già letta altrove. Del resto la chiusura dell’allevamento “etico” LatteAmore ha fatto il giro di numerose testate giornalistiche.
Questo non solo perché ci sono quasi 500 animali da portare in salvo, ma anche perché sono in molti a credere (e sperare) che ci sia un qualche modo per avere latte e formaggio senza far male a nessuno.
Per gli appassionati di questi alimenti, quelli che proprio non riescono a farne a meno, è bene ribadire ancora una volta che si tratta di una pia illusione.
Ogni allevamento è necessariamente sfruttamento e anche nel caso di un progetto che si professa “etico” (ammesso che faccia quello che dichiara) l’inevitabile disastro è dietro l’angolo.
Far riprodurre animali da fattoria nella speranza che il poco latte prodotto in esubero (ovvero quello che capre e mucche continuano a produrre nei pochi mesi successivi allo svezzamento dei piccoli, senza l’allontanamento dei cuccioli dalle madri) possa servire a fare affari è un’idea basata solo ed esclusivamente nell’auto convinzione che ci possa essere una strada per avere capra e cavoli.
Non solo questo non è possibile, perché è inevitabile mandare tutti i maschi, che sono improduttivi, al macello, ma (sottolineiamolo perché ce n’è bisogno) come ha scritto la Rete dei Santuari nel post che ha annunciato la chiusura di LatteAmore: “Latte e formaggio fanno parte della filiera della carne. Indissolubilmente legati ad essa. Sottoprodotti. Non si può né si deve produrre nulla dagli animali”.
Non starò qui, in questo momento, a dilungarmi troppo sulla storia passata di questo allevamento. La realtà di adesso è ormai, come dicevo all’inizio, ben nota: LatteAmore ha chiuso e gli animali devono essere portati in salvo. Pena l’inevitabile morte di fame che arriva sempre quando tutto va in rovina.
Questo è il punto, ora.
Per fortuna l’unica volontaria rimasta all’interno dell’allevamento ha deciso di chiedere aiuto. La Rete dei Santuari ha accettato questa richiesta quando tanti altri prima, avevano preferito lasciar perdere.
Il perché è molto semplice: 500 animali, per altro in condizioni di estrema necessità, sono tantissimi e trovare loro casa non è certo una passeggiata.
Non solo: le spese sono enormi. Enormi.
Cosa succede ora
Presa la decisione, la Rete dei Santuari si è subito messa al lavoro. L’obiettivo? Trovare velocemente adozioni in cui gli animali non siano sfruttati per alcun motivo.
Gli esseri umani però fanno molta fatica a comprendere il concetto di animale che vive per sé stesso. Tendono a credere che a qualcosa debbano necessariamente servire. È inevitabile che a proporsi di dare ospitalità ci siano stati allevatori di ogni sorta.
È chiaro che queste persone sono state scartate. Per fortuna, nel frattempo, alcuni animali sono già stati portati in salvo in luoghi sicuri.
Ma la strada è ancora molto lunga.
L’appello
Per questo servono ancora molti luoghi dove poter ospitare questi animali. L’appello è il seguente: “E’ una corsa contro il tempo. Ogni posticino libero sarà una vita salvata. Aiutaci a dare loro un futuro come individui. Aiutaci a trovar loro una casa dove non vengano più sfruttati in alcun modo e passano semplicemente vivere felici.”
Se conoscete qualcuno in grado di ospitare questi animali o siete voi stessi intenzionati a dar loro una casa e una vita felice, per il momento quello che dovete fare è scrivere a info@animaliliberi.org.
Se potete e volete fare una donazione contattate i Santuari della Rete dei Santuari: VitaDaCani, Ippoasi e La Tana Del Bianconiglio.
Come ho scritto sopra la risoluzione di questo problema andrà per le lunghe e quindi seguiranno aggiornamenti.
Se volete approfondire ulteriormente la questione.
Francesco Cortonesi
Progetto Vivere Vegan