Arriva dall’Australia il progetto di “sbarazzarsi” entro il 2020 di 2 milioni di gatti randagi, accusati di danneggiare l’ecosistema, colpevoli della morte, ogni anno, di 377 milioni di uccelli e 649 milioni di rettili. La notizia è di quelle che mi fanno provare un misto fra indignazione e avvilimento.
Ancora una volta, il genere umano è capace di trovare solo soluzioni cruente e sbrigative. Ci sono troppi piccioni che “imbrattano” i monumenti e i palazzi: si uccidono. Ci sono troppi cinghiali che grufolano nelle campagne coltivate: si uccidono. Ci sono orsi che si avvicinano ai centri abitati: si uccidono. Ci sono cani randagi che infastidiscono: si uccidono.
Proprio un bel metodo per affrontare situazioni che, ben lo sappiamo, abbiamo quasi sempre provocato noi umani. Manca un progetto di più ambio respiro, manca la prevenzione, manca il buon senso e soprattutto manca il rispetto per altri Animali.
L’ecosistema messo a rischio da noi umani
E i nostri danni all’ecosistema chi li paga? La cementificazione e l’inquinamento provocato dallo stile di vita dei miliardi di umani che abitano il pianeta hanno sicuramente conseguenze molto gravi sull’ambiente. Dovremmo quindi avere la decenza di pensare prima a cambiare le nostre abitudini, anche vietando, se occorre, quelle scelte che fanno male al pianeta.
Mi viene in mente una frase con un’immagine, che ho condiviso su Facebook: l’immagine contiene questi soggetti: un bosco, una strada asfaltata, un animale sulla strada. La frase recita: “Non sono gli animali che attraversano la strada, è la strada che attraversa il bosco”. E la strada l’abbiamo costruita noi umani, poi ci arrabbiamo se un cerbiatto, un cinghiale, un canguro… l’attraversano mandandoci fuori carreggiata con la macchina (e magari loro ci lasciano la pelle).
Certamente non è facile rinunciare a certe abitudini, se consolidate, come spostarci in macchina, usare il cellulare, mangiare carne o bere del vino. Ognuna di queste azioni ha un costo ambientale, modificando il territorio in base alle nostre esigenze: tagliando alberi, inquinando aria, acqua, terra, modificando l’ecosistema.
Cambiare le nostre abitudini per preservare il pianeta
Ma è più facile trovare un capro espiatorio (è proprio il caso di dire), piuttosto che farsi un sano esame di coscienza e rivedere da subito le nostre scelte. Ad esempio eliminando carne e derivati animali dalla nostra alimentazione (ciò che più contribuisce all’impoverimento delle risorse del pianeta Terra).
Pensiamo all’inquinamento che sta sterminando le api. Senza api, ci dicono gli scienziati, moriremo tutti.
Vivo in campagna da diversi anni e solo guardando il cielo, di giorno o di notte, ho notato che da un po’ di anni non ci sono più le lucciole, non ci sono più i pipistrelli, sono diminuite le rondini (che peraltro abitano nella mia loggia e tornano ogni anno a primavera, ma in numero sempre minore). Già, sarà colpa dei gatti randagi.
Se l’Australia deciderà di andare avanti con questo piano ammazza gatti (non entro in merito al metodo che dicono di voler usare), noi umani avremo perso ancora una volta l’occasione di fare qualcosa di buono, di utile, di giusto. Avremo sulla coscienza ancora morti e basta.
Dora Grieco
Progetto Vivere Vegan Onlus