In questo testo poetico si racconta il divario enorme che si è venuto a creare fra noi umani e gli altri animali.
La più rozza crudeltà e la più crudele rozzaggine, non conoscendo censo né confini, hanno dilagato e continuano a dilagare, contagiando coloro che abita quell’humus venefico ma fecondo. Arduo salvare l’incontaminata purezza degli innocenti perché, in quanto innocenti non hanno difesa alcuna, permeabili non tanto al processo di corruzione operato da corruttori rozzi e crudeli, quanto alla loro incessante distruttività.
La profanazione dell’innocenza è legata inestricabilmente all’effetto della “civilizzazione” di una ormai vecchia e logora parte della specie umana. Quella parte, minore per numero ma abile nel trovare cunei con i quali insinuarsi ed affermarsi, più lontana dalla Madre Terra e dalla sua Anima.
Si spezzò e fu inavvertito lo strappo, un semplice tocco di inaudite entità ed eco, levità insonora tratta nel silenzio, scia a malapena visibile ma affiorante da profondità di abisso. Da quel punto di fuga ebbe inizio, remoto e struggente, il declino. Nel prologo era occultata la fine, senza che peraltro venissero custodite e conservate il percorso primitivo l’armonia selvaggia e la fatica di vivere ed esistere, pietre miliari indecifrabili le anime animali e l’essenza tradita.
Venne cancellata ogni memoria e rimasero riflessi di ombre avvinte in un precipitare lento nell’alone di una luna triste.
La disumanizzazione dell’umanità percorre lunghe tratte collegate tra loro da un filo comune, la percezione dell’altro da sé e “quell’altro” può essere tutti, se potenzialmente riconducibile all’idea di sfruttamento, come “res” (cosa) da cui ricavare profitto. Questa percezione trasse forza proprio in quegli evi in cui l’essere umano, privilegiato, diventava sempre più progredito. Un progresso strumentale ed efficiente sostegno all’affermazione di una volontà asservitrice di quanto scaltramente poteva abusare, o prevedere di abusare.
Il sempre più inarrestabile distacco dalla Madre Terra pose l’imprimatur e legittimò la disumanizzazione dell’umanità e la reificazione dell’altro. Nello spettro in cui era contemplato “l’altro” gli animali, tutti gli animali, furono vittime e il loro sacrificio divenne diritto acquisito. La crudeltà del pensiero si coniugò ed incarnò nella crudeltà dell’azione. Senza che nei vari regimi umani si levassero che poche inascoltate voci a difesa. La crudeltà non appartiene ad antichi popoli primitivi perché non funzionale alla sopravvivenza ma percorre gli evi della “civilizzazione” (non della civiltà che forse è Utopia) ed è connessa al piacere speculativo dell’imposizione di un dominio ingordo ed immorale di cui abuso dell’indifeso e dell’innocenza sono unica incontrovertibile legge.
La Madre Terra ci avvisa e ci esorta, indica la via, una strada semplice che prevede equilibrio, empatia, contemplazione della bellezza, indulgenza all’ascolto di limpide voci, pacificazione di conflitti innaturali, forieri di violenza. In questa “guida spirituale ” la Madre Terra ci induce a scoprire saggezza, veggenza, sacralità e cambiare l’asse del pensiero e dell’azione.
Piccole onde vanno frangendosi all’altro capo del mondo, felici, eterei corpi celesti celebrano questa festa e con il sorgere del sole e il calare delicato della luna, solenni, si affacciano al nostro cuore.
Tiziana Antico
Progetto Vivere Vegan