Uscirà a breve il cortometraggio animato “A Piglet’s Tale,” ideato da Fabrizio Gammardella. La durata è di 12 minuti ed è destinato a un pubblico adulto. Protagonisti sono un bimbo che si trasforma in maialino e i genitori che si trovano di fronte ad un bivio, per decidere che strada percorrere. É una storia “fantastica” per raccontare, in metafora, quello che accade nella realtà agli Animali negli allevamenti e dell’atteggiamento specista di noi animali umani.
È sempre un piacere conoscere professionisti vegan che mettono le loro capacità e il loro ingegno al “servizio” della causa animalista. E così è stato con Fabrizio Gammardella, un regista italiano che vive a Londra, con grande esperienza lavorativa e vincitore del Premio Speciale GIOTTO Super be-bè al Giffoni Film Festival 2016 con un precedente film animato, Sissy’s Dream, dedicato ai bambini.
Fabrizio, a breve sarà distribuito il tuo nuovo cortometraggio animato e tutti avranno l’occasione di vederlo. Ma, senza svelare troppo, per non togliere il fattore sorpresa a chi lo vedrà, ci piacerebbe intanto sapere alcune cose. Perché hai deciso di intraprendere questo progetto?
Il progetto nasce principalmente dall’esigenza di comunicare una parte della mia storia personale nell’avvicinamento alla scelta etica e alimentare vegana. Il tutto raccontato attraverso la passione per l’animazione, il cinema in generale e naturalmente il mondo degli animali.
Il team di professionisti che hai coinvolto è formato da persone di diverse parti del mondo. Come sei arrivato a sceglierli? Presentaceli e dicci anche se sono tutti vegani e se no, come hanno affrontato questo lavoro e la collaborazione?
Il cortometraggio è frutto della collaborazione tra artisti provenienti da mezzo mondo: dall’animatrice 2D francesce Leana Lapointe, al background artist vietnamita Nguyen Tan Dat, passando per l’Italia con lo storyboard e i ritocchi digitali di Veronica Spinoni. Senza dimenticare la nostra fantastica produttrice irlandese, Ailish Castillo e la produttrice esecutiva greca Cristina Cironi. Si tratta di un team di persone e professionisti dal talento e dedizione alla causa davvero immensi. Alcuni di loro sono già orientati alla scelta vegana da diverso tempo, altri hanno avuto la possibilità di scoprire una realtà della quale sapevano poco o nulla. Starà a loro decidere se imboccare il percorso del grande cambiamento o meno.
Vuoi dirci in breve qualcosa sulla storia che il film racconta?
Il film è ambientato in Inghilterra negli anni 80. Una giovane coppia appena sposata, immersa nella frenetica vita londinese, stenta da diverso tempo ad avere figli. Quando finalmente la grande svolta li investe, i due scoprono che il figlio tanto desiderato ha la “singolare” capacita’ di trasformarsi in un porcellino in carne e ossa ogni volta che viene investito da emozioni forti come rabbia, paura, felicità o tristezza. A seguito della scoperta inizierà un percorso alquanto sinistro della coppia nella gestione di un problema cosi’ straordinariamente fuori dal comune. Vorrei aggiungere di piu’ ma correrei il rischio di rovinare il finale del film.
Qual è il pubblico finale al quale hai pensato quando hai ideato e strutturato il progetto?
Senza dubbio un pubblico adulto, da teenagers a persone in età anche relativamente avanzata. I primi per l’elasticita’ mentale che contraddistingue di solito le giovani generazioni, i secondi per la potenziale pazienza, dettata dall’esperienza di vita, nell’approcciare temi nuovi ed aprire i propri orizzonti.
C’è una chiave di lettura che vorresti suggerire o preferisci che ognuno entri a suo modo nella storia del corto?
Di recente ho letto un libro davvero toccante del britannico Philip Pullman (The Good Man Jesus and the Scoundrel Christ), al termine del quale l’autore suggeriva di appartenere alla categoria di artisti per i quali è impensabile fornire ai lettori una chiave di lettura unica dei suoi romanzi. Sento di condividere il suo sentimento: è giusto che il pubblico veda nel corto cio’ che sente di voler vedere. Molto spesso l’opera finale, dalla novellistica alla musica, passando per il cinema, vive di vita propria. E’ giusto che sia così.
So che è stata attivata una raccolta fondi per sostenere le spese di distribuzione di “A Piglet’s Tale”, cosa vuoi dire in merito? Avete trovato difficoltà economiche nella realizzazione?
Purtroppo sono davvero rari i casi di produzioni d’animazione nelle quali non vi siano difficoltà economiche, spesso insormontabili, da affrontare. L’animazione e’ una tecnica che richiede tempi di lavorazione lunghissimi. Ho personalmente investito, per 4 lunghi anni, buona parte dei miei risparmi in questo progetto. La campagna fondi lanciata e’ stata creata per far fronte alle spese cosiddette di “Post-produzione”. Terminato cioe’ un lavoro cinematografico bisogna risolvere finanziariamente questioni legate all’acquisizione di diritti musicali, iscrizioni ai film festivals, spese di marketing, distribuzione etc etc. La lista e’ bella lunga.
Hai altri progetti in cantiere, magari un altro cortometraggio, sempre animalista, da dedicare ai più giovani?
Si, sono sempre lavoro su nuovi progetti e non vedo l’ora di iniziare con la pre-produzione di una altro cortometraggio animato. Sarà sempre un progetto per adulti ed è fortemente ispirato al diario di un soldato vietnamita strappato alla giovane moglie appena sposata per fronteggiare gli americani durante la guerra del Viet Nam. Il diario è contenuto nel fantastico saggio sulla guerra di Oriana Fallaci “Niente e cosiì sia, 1969”. Il tema sarà l’amore universale – senza confini -, l’unico capace di superare anche l’ostacolo della guerra.
Prima di concludere, c’e’ qualcuno a cui senti di voler dedicare il tuo “A Piglet’s Tale”?
Si, il film è un omaggio all’amore sconfinato e alla fiducia cieca nelle mie potenzialità che i miei genitori hanno sempre dimostrato negli anni. Li reputo un esempio unico di rara integrità morale e apertura mentale. Nonostante abbia scelto una strada complessa lavorativamente parlando, che mi ha costretto ad emigrare lontano da loro, non mi è mai mancato il supporto emotivo ed economico indispensabile per andare avanti e perseguire i miei obiettivi e il mio sogno di lavorare nel cinema. Devo tutto a mio padre e mia madre. La dedica a loro è anche, a dire la verità, il primo fotogramma del film.
Grazie Fabrizio. Chi volesse sostenere “A Piglet’s Tale”, può visitare la pagina dedicata al progetto cliccando qui.
Dora Grieco
presidente Progetto Vivere Vegan