Genova. È notizia di poche ore fa che il cinghiale mansueto che da tempo aveva preso a “scendere” dal monte e avviarsi nella zona centrale di corso Montegrappa sia stato ucciso, secondo il sito de Il Secolo XIX, da una guardia venatoria della Regione. Il cinghiale si era sempre limitato a una innocua passeggiata ed era anche stato sorpreso ad attraversare correttamente la strada sulle strisce pedonali sotto gli occhi di un vigile.
Ci domandiamo: lo sparatore ha obbedito a un ordine o ha fatto tutto da solo? E che gusto c’è ad uccidere un essere vivente che si fida di te? Che magari ti ha trotterellato vicino per un po’ di tempo nella speranza di un tocco di pane? Bisogna proprio essere iniqui fino all’ultima cellula per compiere un simile gesto e che il ludibrio colga l’esecutore di questa uccisione, assassino dal grilletto facile che la società (noi compresi) paga e che forse la legge protegge ma forse no, e vorremmo approfondire la cosa per sapere se questa persona sia perseguibile. Magari è anche cacciatore, e ha seguito la scuola che ogni tanto si può vedere ancora in collina o in montagna, dove cacciatori senza onore abituano piccoli cerbiatti a prendere cibo da loro per poi, una volta aperta la stagione della caccia, sparagli a bruciapelo.
Uccidere per invidia
Ma dietro il fatto, secondo noi di Progetto Vivere Vegan, c’è di più: questo gesto non mira a uccidere il cinghiale e basta; lo scopo sembra quello di avvertire, intimidire e ferire quelle persone che provano simpatia innata e magari compassione per questi Animali che vivono sulle alture e che scendono in città solo quando là non trovano più nulla da mangiare, cioè quando l’ecosistema in cui vivono è talmente compromesso da non riuscire a nutrire neppure loro che mangiano davvero tutto.
Stessa sorte è toccata a Rino, il cinghiale di Savona
Qualche mese fa anche Rino, il cinghiale di Savona amico di una coppia che gli si era affezionata, è stato ucciso dai cacciatori, questo il racconto di come lo avevano incontrato: «Rino arrivò da noi così piccolo che i primi tempi dormiva in una scarpa da ginnastica. Abbiamo dei video dove gioca a palla e ci segue comportandosi come un grosso cucciolo di cane e quando è diventato troppo grande quasi si risentiva di non poter più essere preso in braccio».
I cinghiali hanno una lunga storia di consuetudine con l’uomo e con la Liguria. A Genova sul fiume Bisagno è facile vederne, perché l’acqua è un elemento essenziale nella vita di questi suini che, a differenza di quanto si crede, sono puliti e amanti della pulizia, vivono in gruppo e sono organizzati in piccole società dove comanda la scrofa più anziana. In certi periodi dell’anno si vedono le madri con i piccoli sul greto in cerca di cibo ma anche di occasioni di gioco, ed è lì che spesso i cittadini si fermano a guardare dai ponti quello scorcio di fauna selvatica e naturale che, con la sua presenza, fa pensare che sia possibile una convivenza pacifica e rispettosa tra Homo sapiens e Sus scrofa, così come lo è diventata tra Homo sapiens e Canis lupus familiaris e Felis silvestris catus.
Ma capitava già nelle tribù umane di 200.000 anni fa, quando l’invidia di alcuni verso qualcosa che altri possedevano portava a violenze e uccisioni. Oggi il sentimento di umanità, di empatia, di simpatia verso gli Animali – anche quelli meno graziosi e negletti – è sconosciuto ad altri Sapiens, e genera in loro mancato appagamento e frustrazione, scatta così la conseguente sete di sangue tipica esclusiva della nostra specie che, oggi come allora, viene fatta pagare agli indifesi per primi.
E la chiamiamo società civile.
Ilaria Beretta
Progetto Vivere Vegan Onlus