La destra e la sinistra in Italia finalmente unite sotto il nome di Greta Thunberg. Prima e dopo la manifestazione mondiale dei Fridays for future svoltasi il 27 settembre scorso, nella quale milioni di studenti sono scesi in piazza per chiedere ancora una volta ai governi di contrastare l’inquinamento terrestre, Massimo Cacciari e Vittorio Feltri concordano tra loro e auspicano che la ragazzina svedese debba «seguire gli scienziati e tornarsene a scuola».
Intellettuali:
Massimo Cacciari, filosofo e uomo politico della sinistra italiana e Vittorio Feltri, giornalista e direttore di Libero, quotidiano della destra italiana, dichiarano che Greta Thunberg, diventata promotrice di un movimento di protesta che interessa tutto il mondo, farebbe meglio a… togliersi dai piedi.
Cacciari rilascia un’intervista al Corriere della sera, mentre Vittorio Feltri permette che uno dei suoi giornalisti più intimi, Renato Farina, scriva: «Thunberg – secondo loro – dovrebbe tornare a scuola e ascoltare di più gli scienziati». D’altra parte Feltri, giorni prima, aveva già insultato animalisti e vegani, aggiungendo però che non mangia carne, né di mammiferi né di volatili né di pesci perché non gli piacciono i cadaveri in generale e perché ritiene che uccidere sia sbagliato, le uova il latte e i formaggi per Feltri invece si possono mangiare perché – secondo lui – non causano schiavitù e morte degli animali che sono costretti a produrli.
Non sappiamo come si nutra Cacciari. Quello che però possiamo affermare è che entrambi i personaggi, opinionisti d’alto bordo onnipresenti sugli italici mass media, sono bianchi colti e benestanti, ragioni per le quali sulle loro tavole troveranno sempre qualcosa di selezionato, adatto alle loro condizioni d’età, salute, dispendio energetico e al loro palato educato; ciò non si può dire che accada per la maggior parte degli italiani perché il cibo, quello buono, biologico, sano, magari con qualche marchio alla Slow Food, ha dei costi che pochi possono permettersi, specialmente in modo continuativo. Che Cacciari e Feltri mangino carne, formaggi latte e uova o no, i prodotti che consumano sono frutto di acquisti ricercati e di qualità. Per questo possono scagliarsi contro Greta, che ha dichiarato di essere vegana, e contro le persone che hanno fatto la scelta vegan: perché dall’alto delle loro possibilità economiche e del loro facilitato interventismo mediatico possono permettersi tutto e il contrario di tutto.
Dall’Intellighenzia italiana al giornalino per parrucchieri
Cacciari e Feltri sono accomunati da un’altra cosa: appartengono a quella che possiamo chiamare l’Intellighenzia italiana, che s’incontra nei cosiddetti “salotti buoni”, dove tutti condividono gusti più o meno raffinati, agio economico, possibilità di attingere a fonti culturali. E sono i capostipiti di quella che potremmo chiamare una Intellighenzia meno altolocata ma non meno insidiosa, quella a cui appartengono persone magari non famose ma con una propria nicchia di seguaci e questi sono a loro volta le sorgenti di altri piccoli maître à penser che arrivano giù giù fino ai manovali dei copioni televisivi e agli articolisti delle riviste che troviamo in bella mostra dal parrucchiere e dal dentista.
Costoro hanno vita facile nell’attaccare la cultura e il modo di mangiare vegani perché si appoggiano a un sistema economico consolidato, a tradizioni alimentari abitudinarie e alla scarsissima propensione della maggioranza delle persone a mettere in discussione le piccole certezze della loro vita quotidiana.
Del resto ognuno di noi deve fare i conti con la vita di tutti i giorni. Chi per sensibilità o per cultura o per un colpo di fortuna è riuscito a informarsi, la carne e i derivati di origine animale non li mangia più; ma la maggior parte delle persone non sceglie niente, segue per inerzia mentale ciò che ha sempre fatto e che i propri ascendenti hanno fatto prima, senza porsi domande: per chi deve vivere in una società come questa il tempo delle domande è vissuto come un lusso. Sono tante le ragioni per le quali la carne fa male, ma quanta gente ha voglia, la sera dopo una giornata di lavoro e incertezze, di mettersi a cucinare legumi, cereali e verdure quando una bistecca e un contorno, magari surgelato, si preparano in cinque minuti?
Due importanti aspetti etici ignorati dagli intellettuali italiani
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, solo che lo si voglia vedere: basta salire su un bus di una qualsiasi città italiana per vedere bambini, spesso già grassi, che fanno prima colazione o merenda con patatine fritte e merendine tenute insieme da conservanti e coloranti e basta camminare in una via di periferia per rendersi conto che molti adulti non sono da meno, anzi sono da esempio.
Anni fa, una donna senza fissa dimora, ci aveva scritto per chiederci se potevamo fare qualcosa per lei: andava a mangiare tutti i giorni alla mensa dei poveri e lì trovava solo carne, uova e formaggi mentre per la sua salute ciò non andava bene e neppure per il suo credo etico. Niente da fare: questi alimenti sono il frutto di una tragica catena di montaggio che per il momento non si riesce a fermare e che usa per la sua sussistenza i legami con ospedali, scuole, ospizi, caserme, supermercati: chi ne fa le spese sono gli ignoranti, i poveri, i caduti in disgrazia, i miti, i deboli, i malati, i bambini.
I macelli devono essere eliminati perché sono il luogo per eccellenza in cui la società nasconde se stessa e il suo vero volto ipocrita e sanguinario; il cibo insalubre è strettamente legato al deterioramento dello stato di salute della persona che lo assume: perché nessuno degli intellettuali italiani si preoccupa di questi due importanti aspetti etici? Frutta, verdura, legumi e cereali non hanno mai fatto male a nessuno, non foraggiando più l’industria delle carni ci sarebbero fondi e spazi per un’agricoltura biologica integrata su larga scala. Perché nessuno dice queste cose? Forse perché chi dovrebbe dirle mangia prodotti selezionati, non s’ingozza di carne e di insaccati da poco prezzo; e quando la salute ha qualcosa che non va, non subisce le code interminabili dal medico di base e negli ambulatori del servizio pubblico, perché può tranquillamente pagarsi i migliori specialisti e le migliori cure private.
Se qualcuno mi dà fiducia devo esserne degno
Chi è, infine, l’intellettuale? È il riferimento per un gruppo di persone che ha avuto modo di apprezzarne il pensiero e che da quel momento si fida del suo modo di ragionare.
Che i cambiamenti climatici siano o no causati dall’uomo, è incontrastabilmente vero che gli allevamenti costituiscono una grave fonte di inquinamento dell’ambiente e sono la causa prima della deforestazione globale. Lì la sofferenza degli animali imprigionati e schiavi, ridotti a pezzi di carne viva, si propaga fino a noi sotto forma di un’enorme nuvola di metano altamente inquinante e di un’enorme bugia che rende le nostre società intrise di menzogna e violenza.
Un buon intellettuale, un direttore di giornale, un pensatore, un filosofo, ai quali magari i vegani stanno antipatici (perché no?!), dovrebbe, carico della responsabilità che ha, aiutare ad accelerare il processo di cambiamento verso una società più giusta per tutti (anche per gli ultimi degli ultimi, gli animali) e più sana perché meglio nutrita e perché non menzognera. Invece si limitano a diffondere le glorie dello status quo, declinandole con una propria originalità in modo che sembrino sempre un pensiero nuovo e invece è sempre lo stesso, vecchio e stravecchio: così facendo il loro lavoro è inutile e tradiscono la fiducia che molte persone ripongono in loro.
Ilaria Beretta
Progetto Vivere Vegan Onlus