Arriva dagli attivisti liguri, la richiesta di diffusione dell’appello per salvare alcuni cinghiali nella città di Ventimiglia: sono a rischio di cattura ed uccisione mentre il nostro obiettivo è riuscire a farli dare in affidamento al Santuario Porcicomodi di Vitadacani, CRAS autorizzato per detenzione animali selvatici, dei cinghiali di Ventimiglia.
Chiediamo con urgenza l’aiuto di tutti voi!
Ecco una mail da inviare con urgenza alla Regione Liguria e da diffondere:
INDIRIZZI A CUI INVIARE:
valerio.vassallo@regione.liguria.it
presidente@regione.liguria.it
assessore.agricoltura@regione.liguria.it
sindaco@comune.ventimiglia.it
OGGETTO email: Trasferimento al Santuario Porcikomodi di Vitadacani, CRAS autorizzato per detenzione animali selvatici, dei cinghiali di Ventimiglia, via Tenda
TESTO EMAIL:
Buongiorno,
facendo seguito all’oggetto dell’email chiedo che i cinghiali, attualmente presenti a Ventimiglia in Via Tenda – località Gianchette e per i quali sono state già approntate e posizionate le gabbie di cattura, vengano trasferiti presso il Santuario per animali Porcikomodi di Vitadacani, CRAS autorizzato per la detenzione animali selvatici.
Questa struttura si è resa disponibile a farsi carico del trasferimento e della cura degli stessi animali.
Sicuro che questa mia richiesta, che risolverebbe in modo incruento e definitivo la situazione, verrà positivamente accettata, porgo cordiali saluti.
Firma (nome e cognome e se si desidera altri dati personali)
Info e contatti del Santuario:
Porcikomodi di Vitadacani
Santuario per animali autorizzati come allevamento per detenzione di cinghiali
Via Ungaretti, 34
20020 Arese Magnago (MI)
Tel.: 3939557330
info@vitadacani.org
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Sopra vedete uno scatto con Carmelo. Di seguito, per chi volesse approfondire, pubblichiamo la storia degli accadimenti (da non inserire nel testo della mail)
La storia del cinghiale Carmelo, dei suoi fratellini e degli abitanti di via Tenda a Ventimiglia
Gli inizi
Tutto è cominciato pochi mesi fa, quando la signora Isabella di Ventimiglia ha intravisto per caso lungo la riva del fiume Roja un piccolo cinghiale.
Il cucciolo era completamente solo e Isabella, intenerita, insieme ad altre persone del quartiere, se ne è fatta carico.
Da allora Carmelo (così la sua amica Isabella lo ha chiamato) viene di tanto in tanto la sera al fiume scodinzolando agli umani, prima di allontanarsi nuovamente.
Nel corso dell’ultimo mese Carmelo si è presentato all’appuntamento con quattro cuccioli che lo seguono fiduciosi e che le persone del quartiere hanno identificato come i suoi fratellini più piccoli. La mamma rimane indietro a osservare, affidandoli a Carmelo e lasciandoli avvicinare agli umani.
Chiunque si sia trovato almeno una sera sul lungofiume ha constatato di persona come questi splendidi animali siano totalmente innocui e assumano comportamenti del tutto simili a quelli di un cane.
Per la loro bellezza, intelligenza e simpatia, Carmelo e gli altri si sono attirati la benevolenza e l’affetto di tutto il quartiere.
Una ingiustificata (e ingiustificabile) pubblicità negativa
Purtroppo i cinghiali non godono invece di buona fama nell’immaginario comune. Identificati come devastatori o potenzialmente aggressivi dalla propaganda detrattiva, sono in realtà pacifici, affettuosi fra loro, normalmente schivi con gli umani.
Se negli ultimi tempi si sono verificati casi di ungulati in città, forse dovremmo chiederci in quali territori questi animali potrebbero vivere serenamente secondo la loro natura, quando noi umani abbiamo invaso gran parte dei loro spazi.
Eppure la convivenza è possibile, se la natura ha previsto che le nostre specie condividessero il pianeta. Basterebbe volerla.
Sono state avanzate tante proposte in merito, dagli aiuti agli agricoltori per un miglioramento delle recinzioni al fermo della caccia (la quale, anziché ridurre il numero dei cinghiali, produce l’effetto opposto agendo come uno stimolo al rimpiazzo degli individui persi).
Sicuramente è importante rispettare alcuni spazi naturali in cui i cinghiali possano trovare autonomamente cibo ed evitare di scatenare un inutile putiferio ogni qualvolta si dovesse verificare un avvistamento in prossimità di zone abitate.
Gli animali selvatici hanno bisogno del nostro rispetto, non del nostro cibo
Di certo anche il buon cuore porta alcuni a commettere un errore, ossia quello di nutrire gli animali selvatici: si tratta di un’azione giustamente illegale che comporta gravi conseguenze negative sulla sicurezza degli animali.
Non solo il cibo da noi fornito è per loro nocivo: soprattutto, questo semplice gesto ha come risultato eccessive confidenza e fiducia dei cinghiali nei nostri confronti e la nascita in loro dell’abitudine a tornare e a ritenerci amichevoli e innocui.
Cosa che può costare loro la vita.
Sì, perché chi non li conosce e non li vuole può diventare molto pericoloso fomentando astio e lanciando segnalazioni allarmanti ed esagerate.
La battaglia per Carmelo e per gli altri cinghiali
Alla luce di questi rischi, la signora Isabella e altri abitanti del quartiere si sono rivolti ad alcuni attivisti ed anche ad alcuni membri dell’associazione Iene Vegane insieme ai quali stanno portando avanti una battaglia atta a tutelare l’incolumità di Carmelo e del suo piccolo branco.
La richiesta di prelievo, trasporto e successivi trasferimento e liberazione in un’area boschiva protetta, lontana da case e da coltivazioni, da attuarsi a totale carico dell’associazione, proposta questa sostenuta inizialmente dalle numerose richieste di singoli cittadini e da associazioni quali “ENPA Savona”, “Iene Vegane” ed “Animalisti Genovesi” anche a mezzo di raccomandata, è ad oggi ancora in attesa di risposta ufficiale.
La presidentessa dell’associazione Iene Vegane Alessandra Di Lenge ha inviato tramite posta certificata una email diretta alla Regione Liguria nella quale si chiede che, qualora la Regione decidesse di agire in proprio, dia comunicazione del giorno e dell’ora in cui intenderebbe tentare il prelievo.
In questo modo le persone del quartiere potrebbero collaborare fornendo indicazioni utili e seguire le vicende dei cinghiali fino alla loro liberazione in natura.
Una legge miope che può avere in realtà anche una applicazione non violenta
Il diniego dell’assessore Stefano Mai in relazione ad un prelievo che non sia effettuato dalla Regione stessa è stato comunicato solo a seguito di richiesta personale della consigliera di Ventimiglia Eleonora Palmero, alla quale peraltro è stata assicurata dallo stesso assessore un’azione incruenta.
Di fatto è nota alle Associazioni, ai cacciatori stessi e a chiunque sia addentro alla questione la metodologia spesso adottata: l’uccisione immediata all’interno delle gabbie trappola, come accaduto di recente ai cuccioli di cinghiale di Bergeggi, vicino a Savona, che sono stati “giustiziati” sul posto con i fucili, dopo una notte di gemiti disperati e tentativi di liberazione da parte della madre.
Altra possibilità, per gli animali ancora più sfortunati, è quella del trasporto in aziende faunistico-venatorie o in zone per l’addestramento dei cani, che vengono aizzati contro i cinghiali ivirinchiusi, uccidendoli e restandone feriti o uccisi.
Si tratta di intere colline recintate la cui esistenza e ubicazione non è fortemente pubblicizzata e rimane pertanto sconosciuta ai più.
Il rifiuto alla proposta iniziale da parte della Regione è stato agevolato da una legge che necessita con urgenza di essere cambiata e che vieta le immissioni in natura degli animali selvatici.
Tale legge non dovrebbe venire estesa ad animali già presenti in libertà, i quali sarebbero di fatto solamente spostati e quindi non immessi ex-novo.
Si ricorda infatti che tale norma è stata creata per impedire l’immissione in natura, da parte dei cacciatori, di esemplari allevati.
In realtà esistono altri due metodi, legali, attuabili e non violenti: l’allontanamento oppure l’affido ai CRAS dei cinghiali prelevati.
La proposta di allontanamento
Altra proposta costruttiva avanzata alla Regione Liguria, ad oggi in attesa di risposta, è stata la domanda di collaborazione all’allontanamento non violento.
L’opzione prevede infatti la presenza in loco di cacciatori non armati, con cani al guinzaglio, al fine di spaventare e spingere a monte del fiume i cinghiali.
Si tratta di un’azione legale e già messa in atto con successo in alcune località, di comprovata efficacia se effettuata con un minimo di costanza.
La stessa azione può essere effettuata dai cittadini accompagnati dai cani e muniti di oggetti in grado di produrre rumore; purtroppo nello specifico di Ventimiglia sono sorte alcune difficoltà poiché l’accesso al fiume Roja è stato reso meno agevole dal successivo transennamento.
Questa proposta resta comunque una opzione possibile e per la quale si auspica la collaborazione.
Attivisti ed Associazioni hanno inoltre chiesto un incontro con gli assessori regionali e sono in attesa di risposta.
La proposta non violenta di affido ai CRAS
I CRAS (Centri di Recupero Animali Selvatici) sono centri autorizzati alla detenzione di fauna selvatica.
La legge consente, e le istituzioni normalmente agevolano, il trasporto presso queste strutture recintate in cui gli animali selvatici possono vivere serenamente in ambiente protetto sebbene senza re-immissione in natura.
Ci sono molti lieti precedenti in cui le Regioni hanno acconsentito al trasporto di selvatici recuperati in queste strutture, ed è quello che viene richiesto adesso per Carmelo e per la sua famiglia, in attesa che la legge cambi e che sia possibile nuovamente spostare in natura animali già presentiallo stato selvatico.
Una lezione per tutti
Possiamo imparare molto da questa vicenda: possiamo comprendere che solo attraverso la conoscenza diretta di una situazione ci si può davvero creare un’idea della realtà e che possiamo convivere con gli altri animali liberandoci da timori indotti e imparando a non dominare il pianeta ma a condividerlo, nel rispetto della natura e delle esigenze di ogni specie, senza ritenerci fondamentali per la loro sussistenza ma semplicemente restando al nostro posto.
Progetto Vivere Vegan