Il fatto: lo squalo vittima di pescatori
Nei giorni scorsi è apparsa la notizia di due pescatori islandesi che hanno mozzato la coda a uno Squalo Groelandese, l’hanno ributtato in acqua al grido di: «Buona fortuna col nuoto, bastardo» mentre tutta l’azione è stata filmata dagli stessi protagonisti che infine l’hanno condivisa sui Social.
Pare che i due pescatori siano stati licenziati dall’azienda per la quale lavoravano e la notizia con il video ha sollevato il ripudio di molti. Ferire e condannare a morte certa dopo lunga e atroce agonia un animale non può che sollevare proteste, anche senza sapere che lo Squalo Groelandese è sempre più raro, perché proteggere la biodiversità è un concetto umano-centrico che, a sua volta, ha poco a che fare con l’empatia e la compassione verso tutti gli esseri viventi e senzienti.
Un gesto crudele fatto per divertimento: come la caccia
È comunque importante che anche attori e giornalisti famosi abbiano commentato la notizia, disgustati dall’azione dei pescatori, rilevando che lo squalo è stato pescato solo per divertimento e non per nutrirsi, quindi è stato un gesto violento e crudele, e ingiustificato perché fine a se stesso. Chissà se queste osservazioni fatte a caldo da beniamini del pubblico contribuiranno ad aprire il dibattito (e i cuori) di molte persone alle quali il vivere e il morire degli animali risulta ancora indifferente.
A causa di questa indifferenza, ad esempio, continua a persistere la legalità della caccia che comunque è praticata per divertimento, nella quale le vittime più fortunate muoiono subito, mentre tante altre, e parliamo di cinghiali, daini, caprioli, sono condannate a morire lentamente in un angolo di bosco, dissanguate da un proiettile sparato da un cacciatore dal grilletto facile che non ha saputo neppure ucciderle ma solo ferirle a morte.
Una morte lenta dopo lunga agonia: come nelle tonnare
Il destino di questo Squalo Groelandese si spera faccia riflettere anche sulle Tonnare, in special modo sulla famosa “Tonnara di corsa”, metodo antico ma sempre più perfezionato in età moderna, che prevede un insediamento mobile da ancorare al fondo marino e organizzato in 5 parti, eccole:
Camera Grande: dove vengono ammassati i tonni prima della mattanza; Camera Levante: si trova a destra della camera grande e serve per dividere i tonni se il pescato è abbondante e si vuole fare più di una mattanza; Camera Bastarda: dove i tonni arrivati in questa camera vengono contati per sapere se il numero è adeguato per effettuare la mattanza; Camera Ponente: è la camera più piccola che porta direttamente alla “camera della morte” ed è l’ultima a chiudersi prima della mattanza; Camera della morte: l’unica ad avere sul fondo una rete chiamata “coppu” che viene issata dalle barche che si dispongono attorno ad essa, per far affiorare i tonni in superficie (descrizione da Wikipedia, alla voce “Tonnara”): non è forse questa una lunga agonia destinata ai tonni?
Oggi l’umanità è libera dal vincolo uccidere per sopravvivere
Qualcuno potrebbe dire che c’è una differenza tra i pescatori che uccidono per nutrirsi o per alimentare la catena industriale che ne deriva, e quelli che uccidono per divertimento: ma nutrirsi di squalo o di tonno o di altri pesci oppure di carni di altri esseri viventi non serve più, oggi vi sono modi di nutrirsi diversi e migliori.
Allora, se tutti sappiamo che uccidere per nutrirsi non è più relativo alla sopravvivenza ma ad abitudini retrive e a quella che potremmo chiamare una delle tante inerzie della Storia: perché non cambiare subito, da oggi?
Ilaria Beretta
Progetto Vivere Vegan Onlus