Intervista di Lorenzo Guadagnucci a Luigi Lombard Vallauri
La Nazione del 09/12/2011
Domani (ore 9,30-18) in Palazzo Vecchio parleranno filosofi, giuristi, attivisti: fra gli altri i giuristi Gustavo Zagrebelski e Francesca Rescigno, il sociologo Valerio Pocar, scienziati contrari alla vivisezione, l’astronoma Margherita Hack. In programma anche interventi di alcune associazioni: Lida, Oltre la specie, Progetto Vivere Vegan, Laverabestia. org, Leal.
Si chiederanno, fra l’altro, che cosa ha “condotto un sistema politico che si definisce democratico, a dimenticarsi dei più deboli fra i deboli: gli animali non umani”. Fra i relatori ci sarà Luigi Lombardi Vallauri, docente di filosofia del diritto nel’ateneo fiorentino.
Professore, che cos’è l’antispecismo?
«È un’espressione dell’animalismo, ossia la teoria biologica e morale della nostra continuità con gli animali e del nostro dovere di estendere la considerazione e il rispetto che abbiamo allargato a tutti gli uomini, anche a chi partecipa della vita senziente, cioè tutti gli animali»
Quanta strada ha fatto l’antispecismo?
«Moltissima. Questa idea è espressa molto chiaramente dall’articolo 13 del Trattato di Lisbona dell’Unione europea, in merito al rispetto delle esigenze di benessere degli esseri senzienti. È un’affermazione che ricorda la Dichiarazione dei diritti dell’uomo»
Tuttavia milioni di animali continuano a essere segregati, maltrattati e uccisi.
«È vero. C’è una spaventosa contraddizione normativa. Da una parte si tutela il benessere degli animali, come fa il Trattato di Lisbona, e si colpisce penalmente chi maltratta e uccide con crudeltà e senza necessità gli animali, come fa il nostro codice penale, dall’altro lato ci sono leggi speciali che dicono che caccia, pesca, allevamenti intensivi, macellazione, vivisezione non sono né maltrattamento né uccisione. Il paradosso è che le eccezioni valgono cento volte più della regola»
Qualè lo stato dei dirittianimali in Italia?
«Dal punto di vista giuridico il ventennio 1990-2010 è stato la stagione dei diritti animali, come il ventennio 1970-1990 fu la stagione dei diritti civili. Il problema è l’effettività, cioè l’attuazione concreta dei diritti formalmente riconosciuti»
Perché non sono applicati?
«È una questione di sociologia del diritto. La legge sul divieto di fumo ha un alto tasso di effettività, quella che proibisce di parlare al cellulare in automobile no. Nel nostro caso, probabilmente, pesa il fatto che la legislazione ha preceduto la società civile, che è meno matura del diritto. Ma oggi nessuno può dire tranquillamente che sia normale che noi alleviamo e macelliamo tanti animali. Non c’è più l’innocenza. Quando io ero piccolo si riteneva che fosse normale entrare in guerra e magari uccidere il numero più alto possibile di francesi. Oggi nessuno potrebbe più pensare qualcosa del genere»
Però il pensiero animalista è pressoché sconosciuto, la politica lo ignora.
«È vero, ci sono inerzie enormi. E c’è un razzismo impressionante che separa i cosiddetti animali da compagnia da quelli destinati al macello alla vivisezione. Come se un maiale fosse meno sensibile di un cane o di un gatto, come se avesse un sistema nervoso meno sviluppato. È un panorama terribile. Anche le persone più buone sono insensibili. I miei amici, i miei familiari sanno benissimo quanta sofferenza sia inflitta agli animali, ma non fanno niente, continuano anche a mangiarli»
Lei non lo fa?
«Sono quasi del tutto vegano. Faccio qualche eccezione quando sono fuori casa: magari capita che mangi una pizza, mozzarella inclusa».
È ottimista sul futuro dei diritti animali?
«A dire il vero, a pensare a queste cose, si rischia di diventare un po’ misantropi. Ma molte persone si stanno impegnando; io porto avanti la causa dell’animalismo umanista. Quello che noi facciamo agli animali disonora la nostra specie e quindi il carnefice, in un certo senso, è messo peggio della vittima. Perciò va aiutato a ritrovare il proprio onore. Per dire: sul piano morale l’amministratore delegato della Smithfield Foods, il più grande allevatore di suini negli Stati Uniti e forse nel mondo, deve fare più pena del maiale. La vittima è innocente, l’amministratore delegato uno stronzo»..