Uomo ucciso da un cinghiale a Cefalù: le soluzioni violente non ripareranno gli errori degli uomini.
La notizia dell’uomo ucciso a Cefalù da un cinghiale, che secondo gli etologi voleva solo difendere i propri cuccioli, riporta in questi giorni in primo piano il tema del controllo dell’uomo sull’ambiente in cui vive.
La questione coinvolge interessi della politica, dei cacciatori, degli agricoltori ma non gli interessi degli animali, quasi mai rappresentati e ascoltati dalle amministrazioni che dovrebbero, appunto, “gestire il territorio”.
In quest’ultimo caso addirittura una delle più note associazioni ambientaliste e animaliste si è dichiarata favorevole all’abbattimento degli animali, autorizzando gli agricoltori, dotati addirittura di mattatoi mobili in comodato d’uso, a uccidere e macellare sul posto i cinghiali, di cui poi potranno vendere la carne.
Da un punto di vista “storico”, possiamo solo osservare che il controllo del territorio oggi invocato è sfuggito ai nostri politici alcuni decenni fa, quando hanno deciso il ripopolamento dei cinghiali con specie provenienti dall’Est Europa, dalle cucciolate molto più numerose di quelle autoctone: questo per rispondere alle richieste dei cacciatori e non certo per riportare in equilibrio il territorio.
In sintesi, uccidendo ora i cinghiali si vorrebbe riparare con un errore un altro errore.
Dal punto di vista che più ci sta a cuore, quello del diritto alla vita di tutte le specie animali, non possiamo non rammaricarci per la considerazione che si continua ad avere non solo per gli animali da allevamento ma anche per la fauna selvatica nel suo habitat naturale, visti come oggetti a disposizione dell’uomo.
_____
L’immagine è stata scaricata dal sito web www.freedigitalphotos.net e successivamente ridimensionata.