Giovedi 21 maggio 2015, ci siamo messi davanti allo schermo televisivo pieni di aspettative: andava in onda AnnoUno, su la7, argomento forte della serata una investigazione di Animal Equality in un allevamento di maiali. Abbiamo seguito l’intera puntata e abbiamo atteso, invano, fino alla fine, che venisse fuori la vera questione: che non è possibile allevare animali senzienti senza fare una grande ingiustizia. Che non basta allevarli “bene” per fermare questo fiume di sangue. Che ogni individuo ha diritto a vivere senza essere schiavo. Che non può esistere un allevamento “felice” se gli animali sono sfruttati e sono uccisi.
Abbiamo assistito ad un programma sbilanciato dalla parte dei “buonisti” che trovano giusto ammazzare gli animali. Abbiamo ascoltato inesattezze e affermazioni fasulle e retrograde che ancora una volta mettono l’animale umano sopra la piramide della vita, pronto a dominare e sfruttare tutti gli altri esseri senzienti.
Quasi tutti gli ospiti invitati a parlare si sono schierati per un allevamento “rispettoso” degli animali senza andare a fondo alla questione ed evitando di ammettere che l’uccisione è un atto violento e terribile, tanto se avviene in un allevamento lager, quanto se in una fattoria dove agli animali è consentito di vivere liberi in spazi aperti. Il fischio che chiama gli animali per offrirgli il cibo sarà lo stesso che li chiamerà per portarli alla morte e loro ignari e fiduciosi correranno incontro al loro macellaio. Ingannare degli esseri che si fidano e si affidano è forse ancora più crudele.
Non vogliamo incolpare nessuno se per tutta la durata della trasmissione si è evitato di parlare veramente in favore dei più deboli, per arrivare a dire che è possibile vivere in modo dignitoso senza vittime sul proprio cammino. L’unica voce in difesa degli animali, quella dell’attivista di Animali Equality, è stata inascoltata e resa debole dal clamore di tutte le altre, fra sorrisi e frasi ironiche. Non era forse prevedibile che ciò accadesse?
Tutto è servito a rendere più forte e giustificabile il fatto di allevare, secondo la legge (umana/disumana), gli animali per poi ucciderli.
L’unica nota positiva: la speranza che l’allevamento oggetto dell’investigazione venga “migliorato”. Spiegate voi a quegli animali che però la morte, quella arriverà comunque. La nostra voce resterà ancora per molto tempo inascoltata e silenziosa.
Comunque grazie per questa puntata, grazie per aver reso la nostra determinazione ancora più forte. Grazie ad Alba Parietti per la sua simpatia verso i vegani, quando scherzando (ma poi mica tanto) ha detto: “Quando c’e’ un vegano a cena mi vorrei ammazzare”; grazie a Di Pietro che ha il coraggio di allevare i suoi animali destinati a morire (ma li ammazza lui con le sue mani?); grazie all’allevatore “buono” che ha persino baciato un “suo” cucciolo di maiale che farà crescere (con un nome) e che poi ucciderà ancora molto giovane; grazie a Slowfood e a Eataly, che scelgono di uccidere (per essere mangiati) solo animali che hanno vissuto una vita “fortunata“. Grazie a tutta l’ipocrisia che è stata il filo conduttore della serata.
Grazie alla conduttrice che forse ha provato o forse no, a portare un po’ di verità.
Dora Grieco
per Progetto Vivere Vegan Onlus