Molti di voi saranno a conoscenza del clamore suscitato dalla “Pubblicità Antispecista” Chi mangi oggi. Realizzata da Campagne per gli Animali, ha trovato recentemente visibilità su mega cartelloni affissi a Pordenone, Torino, Grosseto ed e’ stata duramente attaccata dalla Garante dei minori della Regione Toscana, Grazia Sestini.
Sentiamo di doverle rispondere e lo facciamo attraverso la lettera aperta di Rossana Chimenti, psicologa, nella speranza di avviare un dialogo aperto e costruttivo.
Ecco di seguito la lettera aperta.
Gentile Garante per l’infanzia e l’adolescenza,
ho seguito la vicenda del manifesto pubblicato da una associazione antispecista, da lei definito “una palese violazione dei diritti umani”.
Ho visto il manifesto, si capisce immediatamente che è un bambolotto, diviso in pezzi e messo nel cellophane, come le vaschette della carne al supermarket. Mi sono chiesta dove fosse la violazione dei diritti umani, vista l’evidenza dell’immagine: bambolotto, appunto.
Allora ho ricordato un’altra pubblicità, quella di un feto in un bicchiere di alcool con tanto di ghiaccio, dove il feto era affogato (era una campagna contro l’alcool in gravidanza). Ho ricordato le pubblicità in cui “lavorano” i bambini, perché fare uno spot è un lavoro per gli adulti così come lo è anche per i minori: orari, pose, ripetizione delle scene, il caldo dei riflettori, imparare le battute; sia adulti che minori infatti vengono retribuiti economicamente, anche se nel nostro paese il lavoro minorile è proibito (queste pubblicità sono legate alla potente industria alimentare e della moda). Ho ricordato i bambini di Scampia, più volte visti nei servizi giornalistici, vivere per strada, insieme agli spacciatori e ai tossicodipendenti mentre si iniettano eroina o altri stupefacenti. Ho ripensato alla scuola elementare di Rignano in provincia di Firenze, notizia apparsa sul quotidiano La Nazione due anni fa, in cui sono stati chiamati a fare lezione i cacciatori, esperienza ripetuta anche quest’anno in altre scuole. I cacciatori sono persone che usano armi da fuoco con le quali uccidono esseri senzienti indifesi ed inermi.
Ai bambini piccoli si insegna che si può uccidere qualcuno che è diverso da noi con assoluta leggerezza. Anzi si fa di più. A quegli stessi bambini – a cui si sono mostrate con tenerezza le foto dei vari animali, lepri, cinghiali, cerbiatti, caprioli, uccellini, e magari si sono portati, durante qualche gita scolastica, anche a vederli dal vivo, suscitando empatia e commozione – si insegna che si possono poi tranquillamente assassinare. Cioè si fa passare il messaggio che finché gli animali (esseri senzienti) ci fanno comodo, ci creano piacere, si ammirano; quando non servono, con grande superficialità emotiva, alla tenerezza si sostituisce la crudeltà. Ma utilizzare gli altri per il nostro comodo e piacere, senza considerare l’effetto che la nostra azione ha nel mondo emotivo e vitale dell’altro, è ritenuto dal Manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali (DSMIV) uno dei sintomi per la diagnosi di Disturbo narcisistico di personalità, caratterizzato dall’incapacità di amare e di provare empatia, che nella sua forma maligna è ritenuto da Kernberg una patologia psichica con esito infausto.
Mi sono chiesta le ragioni per le quali queste situazioni lesive dei diritti dell’infanzia, non hanno e non suscitano prese di posizioni, mentre un bambolotto nel cellophane sì.
Il bambolotto ricorda l’infanzia, simbolicamente rappresenta un bambino, i bambini sono esseri inermi, indifesi, dipendenti, teneri, incapaci di proteggersi, appunto, come gli animali. Quel bambolotto ha ricordato a tutti noi la nostra parte crudele, anaffettiva, incapace di rispettare il principio su cui dovrebbe reggersi l’umanità: la responsabilità e la cura verso i più deboli, gli indifesi, i vulnerabili, gli inermi, perché la nostra umanità è giocata tutta su una sola caratteristica, la capacità di provare empatia.
Quel manifesto ci ha ricordato che, per il nostro piacere, ogni anno mandiamo a morire fra sofferenze e torture 50 miliardi di esseri senzienti (oltre 8 volte la popolazione mondiale) che provano, con le specificità della loro specie, le emozioni che proviamo noi, hanno, cioè ,un mondo emotivo ed affettivo. Questo è inaccettabile per la nostra coscienza, perché ci fa sentire delle persone riprovevoli, prive di umanità e compassione. Allora si attacca il manifesto che ricorda questo. Un po’ come se attaccassimo coloro che ci mostrano gli orrori delle guerre o delle carestie, anziché i responsabili di esse. Pensiero singolare!
Ricordando Albert Einstein: “Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
Rossana Chimenti
Psicologa, psicoterapeuta
Progetto Vivere Vegan