Il giorno 20 settembre 2023 è successo un fatto molto grave, che, oltre a confermare quanto la nostra società sia crudele nei confronti degli altri animali va a costituire un precedente molto pericoloso. A seguito della peste suina africana, gli animali del rifugio Progetto Cuori Liberi sono stati uccisi con un provvedimento urgente imposto dalle istituzioni, senza tenere conto del fatto che si trattava di animali non destinati a diventare cibo ma di fatto d’affezione.
I fatti
A causa della diffusione del virus della peste suina africana, scoppiata in un grande allevamento di suini del padovano, il virus è arrivato anche nel rifugio Progetto Cuori Liberi facendo ammalare alcuni ospiti suini. I volontari del posto, come hanno riferito in diverse comunicazioni, hanno subito provveduto a isolare il rifugio e a mettere in atto le regole di bio sicurezza. Ma non sentendosi al sicuro da eventuali provvedimenti estremi hanno anche chiesto la presenza di attivisti per presidiare, in modo pacifico, l’ingresso del rifugio. Così, per circa dieci giorni, volontari arrivati da tutta Italia si sono dati il cambio, giorno e notte.
Ma a nulla è valso essere lì presenti: perché il giorno 20 settembre 2023, la mattina presto, è arrivata la polizia e con la forza hanno sopraffatto le persone che cercavano di difendere gli animali facendo strada ai veterinari ASL, che hanno provveduto a praticare l’eutanasia a tutti i suini presenti nel rifugio, senza verificare quali fossero quelli sani o quelli malati. 10 animali sono così morti, animali mansueti e confidenti che fino all’ultimo hanno scodinzolato in segno di amicizia anche a chi stava per ucciderli. Veterinari che dovrebbero curare gli animali malati e non uccidere quelli sani. Gli attivisti hanno solo potuto assistere impotenti, prendendosi anche le manganellate. Sono stati trascinati via con la forza, fra le lacrime e le urla di disperazione (ci sono molti video che mostrano queste scene toccanti).
Le considerazioni
Abbiamo assistito a un dispiegamento di forze dell’ordine e una violenza raramente riservati persino ai peggiori criminali. Terribile. Persone che hanno cercato di difendere la vita di animali innocenti sono state colpite. Vergognoso e preoccupante.
Certamente la responsabilità di questo fatto, un crimine a mio parere, un abuso di potere, sempre a mio parere, è di chi ha dato l’ordine nonostante il fatto che gli animali dei rifugi siano ora riconosciuti legalmente al pari degli animali d’affezione. E’ come se oggi entrassero nelle nostre case e uccidessero i cani e gatti di famiglia e a noi ci manganellassero se cercassimo di proteggerli. Un fatto gravissimo. Una prepotenza e una violenza preoccupante. Un precedente pericoloso.
Negli allevamenti
Intanto negli allevamenti, a seguito della diffusione di questa epidemia, in poco tempo, sono stati uccisi circa 33.000 maiali. Trentatremila. Animali che, lo ricordo per chi è distratto, sarebbero comunque morti per diventare pezzi di carne e prosciutti (più o meno Dop!). Il tutto anche a spese di noi che la carne non la mangiamo (per ragioni etiche). Trentatremila corpi di esseri senzienti uccisi in massa, con il gas (si vedono i video che documentano anche queste uccisioni), e smaltiti come rifiuti, con costi ambientali altissimi. Costi che si riversano su tutti noi e che si sommano allo sgomento per chi vorrebbe che cessasse questo sterminio.
La questione sanitaria
Non sono una veterinaria, quindi non ho titolo nel merito a livello scientifico, però qualche considerazione vorrei farla. Intanto, per scongiurare la diffusione di virus (non solo la peste suina africana) dobbiamo dire no a tutti gli allevamenti, perché è da questi che essi hanno origine. Animali tenuti in modo così innaturale, possono solo generare risposte che poi non riusciamo a controllare e quindi pericolose (alcune anche a scapito di noi umani, vedi il Covid).
Animali confinati in un piccolo rifugio, quindi in un ambiente circoscritto, potevano essere tenuti sotto osservazione, senza arrivare a dover uccidere anche quelli sani (come avviene negli allevamenti). Anzi, a detta di alcuni addetti, poteva essere un precedente utile per conoscere meglio questa “malattia”, magari in collaborazione con veterinari. Anche se personalmente questo aspetto mi interessa meno, perché riguarda comunque lo sviluppo di pratiche di sfruttamento. Ma si poteva e si doveva provare a salvare gli animali sani.
Se continuiamo ad agire in modo scellerato non potremo che avere ancora risposte negative. Prevenire è fondamentale e si può fare solo eliminando le cause: chiudendo cioè definitivamente gli allevamenti.
Che fare
C’è solo una cosa da fare se vogliamo che queste atrocità non avvengano: smettere di far finta di nulla e agire, non consumare derivati animali, non cibarsi più dei corpi di altri animali che, lo sappiamo, sono esseri senzienti e sensibili.
Ora restano nei nostri occhi i volti e gli sguardi dei 10 animali uccisi con la prepotenza, animali che pensavamo essere più fortunati di altri, con un nome, amati e rispettati dai volontari del rifugio. Animali definiti d’affezione, per chi crede che questo possa fare la differenza, il che si è rivelato comunque inutile.
Crosta, 1 anno
Freedom, 5 anni
Crusca, 2 anni
Pumba, 5 anni
Dorothy, 16 anni
Mercoledì, 3 anni
Bartolomeo, 6 anni
Ursula, 6 anni
Carolina, 6 anni
Spino, 3 anni
Il mio pensiero va quindi a loro, vittime innocenti e a chi se ne stava prendendo cura, e che invece ha visto, in un solo giorno, vanificare tutto l’impegno e lo sforzo per cambiare il destino di questi esseri, per cambiare la cultura specista dominante. Ora il movimento anitispecista deve più che mai essere unito, trovare il modo, pacifico, come sempre, per evitare che questo si ripeta in altri rifugi.
Dora Grieco
Per Progetto Vivere Vegan