Sono 400 mila gli agnelli uccisi per Pasqua, oltre 2 milioni in un anno. Ma poche persone ancora sanno come vegono uccisi, perchè preferiscono non sapere. La conoscenza invece ci permette di fare la giusta scelta.
La guerra agli animali passa anche dall’uccisione degli agnelli che vengono condotti alla morte senza poter dire neppure una parola. Se fossero esseri umani saremmo uno stato “canaglia”.
400 mila agnelli a Pasqua
Scrivo questo breve articolo il venerdì di Pasqua del 2023. Non posso ovviamente sapere che giorno è quando lo state leggendo, ma posso sapere che in ogni caso circa 400 mila agnelli sono già morti. Sono le vittime di questa festività. Se fossero esseri umani si parlerebbe di una strage senza precedenti, probabilmente verremmo a conoscenza dei nomi e delle storie di molti di loro, ma essendo animali il massimo che possiamo sapere è che hanno poco più di 30 giorni, che sono stati separati dalle loro madri, che molti di loro provengono da altri Paese (Ungheria e Romania) perché l’Italia è uno dei maggiori importatori europei di questi animali, davanti a Francia e Grecia.
Uccisi secondo la legge e contro la legge
Se si trattasse di esseri umani si parlerebbe di “condanna a morte”, ma trattandosi di animali nessuno usa questa definizione e, anzi, si cerca di rimuovere il tutto, tanto che la maggior parte degli italiani ignorano come si uccidono gli agnelli. Per legge si uccidono mettendo prima degli elettrodi ai lati della testa tra gli occhi e la base delle orecchie e poi si recidono sia le arterie carotidi che le vene giugulari o effettuare un dissanguamento profondo. In pratica si sgozzano. Naturalmente le procedure molto spesso non vengono rispettate (ci sono decine di indagini che lo attestano), ma ovviamente non importa a nessuno.
Le uccisioni però non avvengono solo nei mattatoi, in Italia infatti è molto diffusa, se pur contro la legge, anche la macellazione “casalinga”. In quel caso spesso si preferisce un colpo di coltello al cuore, anche se spesso ce ne vuole ben più di uno, perché non è semplice colpire il punto preciso.
Oltre 2 milioni di agnelli ogni anno
Se per Pasqua ne muoiono circa 400 mila, alla fine di quest’anno ne saranno morti oltre due milioni (nel 2022 sono stati 2.199.832, dati ISTAT). Dal 2008 a oggi, queste uccisioni sono diminuite del 50%, ma purtroppo negli ultimi due anni si sono stabilizzate. Probabilmente la pastorizia, che per fortuna è in declino, si è un po’ assestata, così come le campagne di sensibilizzazione hanno raggiunto per adesso il massimo risultato possibile. Ci vorrà ancora qualche anno per assistere a un nuovo calo significativo.
Se fossero esseri umani
Come ho detto all’inizio se fossero esseri umani tutto questo farebbe di noi uno Stato “canaglia”. Rapimenti, deportazioni, tortura e pena di morte. Tutto nei confronti di minori. Cos’altro ci potrebbe essere di peggio? Ma gli agnelli non sono esseri umani, anzi, gli esseri umani li mangiano, quindi tutto questo viene percepito come un motivo per festeggiare tutti insieme una ricorrenza. D’altra parte non solo non sono esseri umani, ma non sono neppure cani, perché se fossero cani gli oltre sei milioni di possessori di cani in Italia s’infurierebbero e se anche non fossimo a quel punto uno Stato “canaglia” di sicuro saremmo uno stato disprezzato da tutto l’Occidente per questa nostra tradizione.
La guerra agli animali
Gli agnelli quindi sono “semplicemente” vittime della guerra agli animali. Una guerra non riconosciuta, che anzi fa sorridere molti quando se ne parla, ma che di fatto è in atto da sempre. Una guerra che prevede, come tutte le guerre, la prevaricazione, la conquista, la prigionia e la morte. In pratica: sottomissione degli animali all’essere umano, distruzione dell’habitat, allevamento e macellazione.
So bene che questa visione è difficile da far passare, eppure anche a voler considerare la vita degli animali una vita di serie B (o anche C, o anche Z se volete) rispetto a quella degli esseri umani, resta il fatto che è incontrovertibile il fatto che vorrebbero vivere (è stato dimostrato che anche le cozze hanno istinto di sopravvivenza) e che noi decidiamo invece di farli morire.
La parola alle vittime (da dentro i camion della morte)
Sarebbe giusto che le vittime potessero almeno parlare. Difendere la loro vita prima della pena capitale. Chissà cosa ci direbbero, sicuramente ci implorerebbero di non fargli del male, ci racconterebbero le loro storie (molto brevi nel caso degli agnelli), ci supplicherebbero di portare almeno un messaggio d’addio ai loro genitori. Oppure, in un ultimo slancio di rabbia, ci urlerebbero in faccia tutto il loro disprezzo, ci accuserebbero di essere assassini, ci maledirebbero per ciò che gli stiamo per fare. Ma tutto ciò che possiamo sentire sono i loro belati disperati da dentro i camion della morte. Ed è questo il tragico che si somma alla loro tragedia. L’insistere, tenacemente, nel non volerli sentire.
Queste poche (e probabilmente inutili) parole sono state scritte mentre 400 mila agnelli venivano uccisi.
Francesco Cortonesi
Progetto Vivere Vegan