Molti viaggi all’estero si basano su tour che prevedono attività dove sono coinvolti a vario titolo gli animali: elefanti, cammelli, asini, cavalli, scimmie… Tutti tenuti in schiavitù. Finchè continuerà ad esserci la richiesta questi animali non avranno scampo.
Oggi il turismo di massa sta diventando un’arma sempre più forte per protrarre l’oggettivazione degli animali.
Il turismo rappresenta non solo una delle colonne portanti dell’economia ma si presenta anche come pilastro principale della crescita culturale umana. Purtroppo, porta con sé vari problemi, dall’impatto ambientale allo sfruttamento animale per far divertire coloro che viaggiano.
Una buona parte del turismo globale è rappresentato dal “turismo degli animali”, dove quest’ultimi sono delle vere e proprie attrazioni turistiche, in inglese definite “wildlife tourist attractions”. Esso viene alimentato da chi sogna di poter interagire con un animale selvatico e fotografare il momento, dalla foto scattata in uno zoo ai giri organizzati su cavalli e cammelli. Ma cosa si cela dietro queste attività?
Gli elefanti
Le immagini che rappresentano questi grandi e allo stesso tempo miti animali che accolgono i turisti sulla propria groppa nascondono un addestramento pieno di sofferenza. Questo è quello che si cela, ad esempio, dietro molti “elephant camps” in Thailandia. I piccoli di elefante vengono, infatti, strappati alle mamme, successivamente uccise, e cresciuti in cattività per allietare i turisti inconsapevoli.
Uno degli aspetti più preoccupanti dell’addestramento degli elefanti è il processo di “rottura dello spirito”, chiamato phajaan, utilizzato per preparare gli animali al contatto umano diretto. È un rituale secolare in cui i cuccioli di elefante vengono posti in piccoli recinti di legno per “schiacciare” lo spirito dell’animale. I loro piedi sono strettamente legati e vengono colpiti con coltelli e altri strumenti affilati nelle loro aree più sensibili, per un lungo periodo di tempo.
Questo spezza lo spirito indipendente dell’elefante e instilla una paura degli umani che rimarrà con loro per tutta la vita. In questo modo brutale, un elefante selvatico viene addomesticato. Durante questo periodo, che dura diversi giorni, gli elefanti vengono privati del sonno, del cibo e dell’acqua e vengono picchiati finché non imparano a obbedire ai comandi umani. Molti giovani elefanti non sopravvivono a queste torture. Alla fine di questa pratica i legami naturali con il gregge familiare vengono meno e l’elefante viene lasciato completamente sottomesso al suo padrone, pronto ad utilizzarlo come mezzo di guadagno per la sua attività turistica.
I fenicotteri
Ad Aruba, in una spiaggia gestita da un resort di lusso, le ali dei fenicotteri vengono pinzate per impedirne l’allontanamento e mantenerli in zona per fare da sfondo alle foto dei turisti ignari. Tutto ciò è stato smentito dal resort assicurando che i fenicotteri sono liberi di fare ciò che vogliono senza essere maltrattati. La situazione però non viene presa sul serio visto che a parlarne vi sono ancora poche persone.
I cavalli
A Cellole, nella Baia Domizia (Caserta) un cavallo viene usato per giri turistici e, chi ha messo su questo servizio è incurante di quanto l’animale possa soffrirne, tanto che in un video, poi diventato virale su Facebook, lo si vede barcollare e scivolare sull’asfalto. Nonostante l’evidente difficoltà dell’equino, il vetturino lo frusta davanti agli occhi degli stessi passeggeri. Ovviamente l’accaduto è stato denunciato, ma il problema risiede proprio nella quotidianità di certi avvenimenti.
In tante città italiane, e non solo, i cavalli vengono utilizzati per fare visitare il posto ai turisti in condizioni tutt’altro che umane. Vengono infatti costretti a trasportare carrozze piene di gente, anche quando le temperature non lo permetterebbero, e per troppe ore al giorno, molto spesso indossando anche dei paraocchi. La cosa più sorprendente, però, è che la gente che usufruisce di tale servizio non si rende conto dello sfruttamento, un po’ come se fossero loro ad essere portatori di paraocchi.
Nel nostro Paese sono anni che quasi tutti i movimenti ambientalisti ed animalisti chiedono al Parlamento l’abolizione del servizio pubblico a trazione animale, ma senza nessun successo. Sono tante, infatti, le petizioni lanciate, tra cui una della nostra associazione proprio per liberare i cavalli di Pianosa nel 2021. Dato l’avanzamento e la modernizzazione raggiunti oggi si potrebbe sostituire questa attività economica con dei mezzi meccanici ed ecologici sicuramente più etici dell’uso degli animali.
I cammelli
La scorsa estate ho fatto un viaggio in Turchia, precisamente in Cappadocia, e ho assistito a scene per me inconcepibili. Oltre ai vari cavalli sfruttati per le escursioni, mi è capitato di vedere diversi cammelli legati con corde davvero molto corte, sotto il sole, anche nelle ore più calde, senza cibo né acqua, solo per far divertire i turisti che scattavano foto o facevano un giro.
Toccare con mano questa realtà è doloroso, principalmente perché in queste situazioni chi usufruisce di tali servizi non solo contribuisce a portare avanti lo sfruttamento animale ma si mostra anche privo di empatia o di un minimo senso di coscienza nel vedere la situazione reale: animali ridotti a una vita basata sulla sofferenza solo per permettere di scattare una foto da postare sui social. La nostra società è diventata così sterile e moralmente passiva da non riuscire più a riconoscere le situazioni sbagliate che necessitano di azioni concrete per essere cambiate.
Vi sono modi più etici per poter interagire con gli altri animali nel loro pieno rispetto, primi tra questi i santuari, i quali si occupano del recupero, riabilitazione e, quando possibile, successiva re-immissione in natura degli animali salvati. In questi luoghi si può, infatti, interagire con essi rispettandoli. Ciò che serve oggi è riuscire a riconquistare una buona percentuale di empatia animale da portare con noi in ogni singola attività che facciamo e che ci ricollegherebbe alla natura e agli altri animali.
Serena Gentile
Progetto Vivere Vegan