Il 9 gennaio 2023 è andato in onda su Report un servizio della giornalista Giulia Innocenzi: “Che polli”. Un’indagine sugli allevamenti di polli bio del gruppo Fileni, che ha messo in luce gravi maltrattamenti e che, in ogni caso, ha ben evidenziato le pessime condizioni di detenzione di questi animali.
Che parlare di polli “bio” non abbia senso lo abbiamo sempre detto. E questo a prescindere dal fatto che vengano o non vengano rispettate le normative. Questa seconda ipotesi, come del resto Report ha dimostrato nell’ormai celebre servizio “Che polli” di qualche giorno fa, è la più probabile, ma chiunque può capire che per i polli cambia ben poco. Sempre giovanissimi verranno ammazzati, anche se gli fosse realmente concesso di razzolare in un giardino.
E allora, forse, vale la pena ribadire che la vita degli animali destinati a finire nelle nostre tavole come carne, non può, per definizione, essere “felice” anche se, con ogni mezzo cercano di farcelo credere. È inutile auto illudersi del contrario. Significa solo prendere in giro se stessi e gli animali.
In definitiva, ognuno di noi avrebbe il dovere di guardare in faccia la realtà: comprendere che ogni volta che mangiamo un pezzo di pollo, uno di questi animali è stato ucciso. In che modo lo abbiamo visto anche su Report.
È tutto qui. Bio o non bio.
Se comunque volete un po’ di dati per farvi un’idea eccoveli. Vi chiediamo però di fare un rapido calcolo per visualizzarvi un metro quadro (praticamente un quadrato che misura per lato quanto un vostro passo).
Dunque, il pollo “bio” viene allevato con una densità di circa dieci individui a metro quadro. Quello non bio di venti individui a metro quadro. Il pollo bio vive 81 giorni circa. In natura tra 8 e 13 anni.
Come hanno mostrato le telecamere di Report, i polli deboli e quelli a crescita meno veloce, vengono uccisi direttamente nei capannoni con la torsione del collo (cosa vietata, salvo eccezioni). Non mancano episodi di violenza gratuita da parte degli operatori verso gli animali, che vengono lasciati agonizzare o presi a calci o ancora lanciati in aria dopo la torsione del collo (ma non sempre muoiono subito). Si calcola che ogni anno circa 21 milioni di polli muoiano prima di arrivare al macello.
Se poi vogliamo considerare la questione dell’aviaria, quella che da quasi tutti gli esperti viene individuata come la prossima pandemia, forse è bene sapere che in Italia vengono macellati mezzo miliardo di polli ogni anno, che in Europa nel 2022 sono stati abbattuti 48 milioni di polli per aviaria, che l’Italia è il secondo Paese per numero di contagi. Nonostante questo i grandi produttori ci tengono a farci vedere nei loro spot una realtà talmente edulcorata che gli allevamenti sembrano paradisi.
Ancora po’ di numeri (impressionanti) e informazioni tratte dal servizio di Giulia Innocenzi su Report:
Nel mondo ci sono 26 miliardi di polli, 500 milioni solo in Italia.
Un allevamento (Fileni) situato in provincia di Ancona arriva a contenere 2 milioni e mezzo di animali.
Un pollo “boiler”, selezionato per crescere in fretta e avere il petto esageratamente sviluppato, finisce al macello solo dopo 34 giorni. Questi animali arrivano al macello che spesso non stanno in piedi a causa della deformazione del petto.
È giunta l’ora di aprire gli occhi e, se ancora non l’avete fatto, di prendere in seria considerazione l’idea di scegliere vegan. Solo così potremo salvare gli altri animali (ma anche noi e il Pianeta).
Per vedere il servizio clicca QUI.
Progetto Vivere Vegan