Partire da un ricordo di un’esperienza personale, per riflette sul giusto modo di comunicare il veganismo. Così, Andrea Baffa Scirocco, ci rende partecipi di un episodio e lo analizza per noi.
Qualche tempo fa mi è tornato in mente un piccolo evento del mio passato che mi ha fatto un po’ riflettere. Tanti tanti anni fà, direi almeno 25, come buona parte della popolazione calabrese, italiana, europea, occidentale, mondiale ed umana, ero solito alimentarmi con prodotti animali.
Avevo già una mia visione politica del mondo e delle relazioni è mi consideravo (non so se a torto o a ragione) antirazzista, antifascista, antisessista, ma non avevo mai ancora avuto modo di riflettere sull’oppressione di specie, sull’oppressione quotidiana degli umani sugli animali non-umani. Eppure ero già entrato in contatto con persone e realtà vegane, ma ancora non avevo fatto i giusti, dovuti e necessari collegamenti capaci di ampliare la mia visione politica.
Comunicare aggredendo verbalmente
Date queste premesse, una sera mi trovavo in casa, uno dei soliti appartamenti di studenti con un continuo via vai di persone. Ero intento a cucinarmi la mia fettina di carne quando uno dei tanti ospiti che giravano per l’appartamento, una persona fino a quel momento a me sconosciuta e che non mi pare abbia mai più rivisto, passa davanti la porta della cucina e va oltre, per impegnarsi poi in un incredibile moonwalking, di tornare sui suoi passi, piazzarsi davanti la porta, guardarmi ed imbruttirmi dicendomi “Ma lo sai che cosa stai mangiando?” “Ma ti rendi conto?” e tutta un’altra serie di parole e concetti volti a farmi sentire uno stupido violento malfattore e via discorrendo.
Va da se che in quel momento la mia reazione dinanzi ad uno sconosciuto che mi attaccava in casa mia, fu quella di alzare a mia volta la voce, per poi tornare a concentrarmi sulla cottura della mia cena.
Oggi mi rendo tristemente conto che quella persona aveva pienamente ragione, ma il modo in cui mi comunicò le sue idee mi fece enormemente arrabbiare, creando in quel momento un muro insormontabile.
L’osservazione silenziosa
Molti anni dopo, ho iniziato ad interrogarmi sul privilegio di specie, iniziando il mio personale percorso che mi ha fatto passare dall’essere vegetariano all’essere vegano, fino ad indossare una lente di lettura della realtà legata a quello che sento essere un antispecismo politico.
Il tutto è stato fatto in maniera personale, attraverso l’osservazione silenziosa, le riflessioni personali, le ricerche e le letture, che hanno portato ad una conoscenza e ad una successiva pratica antispecista.
In un certo senso, sono diventato vegano ed antispecista perché per un po mi sono tenuto distante da quel mondo che vedo oggi riempire le bacheche di facebook, dove ognunǝ sente il diritto ed il dovere di giudicare l’altrǝ.
Non so se sia così, ma mi piace pensare che se quella persona che mi attaccò, fosse entrato in cucina ed anche a muso duro. ma alla ricerca di un confronto, avesse tentato di farmi capire meglio la mia ignoranza, avrebbe non ottenuto un effetto immediato, ma permesso una riflessione che ho iniziato a fare anni dopo.
Cosa può favorire il cambiamento
Il tema del cambiamento è fondamentale nella mia professione di psicologo e psicoterapeuta, direi essere la base degli incontri con le persone che entrano nel mio studio.
Il tema di cosa può favorire o meno il cambiamento è per me molto importante e sono consapevole del fatto che se mi mettessi ad urlare il mio punto di vista alla persona seduta di fronte a me, difficilmente riuscirei a provocare quel cambio di prospettiva che può favorire il cambiamento.
Del resto sono anche consapevole che spesso i problemi portati in stanza di terapia non sono problemi individuali, ma piuttosto legati a problemi sistemici della nostra epoca.
E di fronte a questi problemi del sistema mondo ritengo che invece sia dovuto e necessario urlare il proprio dissenso, combattere tutte quelle istituzioni che non fanno nulla per favorire il cambiamento e restano indifferenti di fronte alle oppressioni tutte, quando non sono addirittura i promotori delle oppressioni stesse.
Per rimanere nel mio campo di lavoro, possiamo pensare al lavoro svolto da Basaglia nella chiusura dei manicomi. Quello proposto da Basaglia è stato un cambiamento dell’istituzione manicomiale che ha portato ad un ulteriore cambio rispetto al concetto di malattia mentale ed alla considerazione della persona che soffre di problemi mentali.
Ma a cosa sarebbe servita la lotta di Basaglia se si fosse semplicemente concentrato sull’andare contro ogni singolǝ che considerava la persona sofferente solo un pericoloso malato, inutile rifiuto della società, e lasciare inalterato quell’apparato statale che invece continuava a proporre questa visione?
Differenti approcci per differenti situazioni
Non voglio certo affermare che sia inutile il tentare di promuovere il cambiamento personale, ma credo che dal punto di vista strategico siano differenti gli approcci da mettere in campo con i singoli rispetto alle istituzioni.
Probabilmente questa può apparire una semplificazione esagerata di problematiche estremamente complesse, e proprio per questo queste semplici parole spero possano servire solo da stimolo per un confronto ed una possibile promozione di un cambiamento.
Andrea Baffa Scirocco
Progetto Vivere Vegan