Sono tante le conseguenze del consumo di derivati animali e la cattiva informazione porta molti a continuare a mangiare formaggio, uova e latte, ma non solo… spesso anche chi conosce tutta la verità che si cela dietro questi “prodotti alimentari” continua a non riuscire a farne a meno.
Latte
Possiamo ben dire che è paradossale decidere di non nutrirsi del corpo di una mucca ma non rinunciare al suo latte. Le mucche da latte, infatti, non sono destinate a avere una vita migliore rispetto ai bovini utilizzati per la carne, bensì vivono in perenne sofferenza.
Si contano circa 250 milioni di mucche da latte sul pianeta, 36 milioni delle quali in Europa e circa 2 milioni in Italia, e per nessuna di esse esiste una direttiva volta a fissare degli standard minimi per la loro protezione. Mentre una mucca libera di vivere in condizioni naturali può produrre, per il suo cucciolo, naturalmente circa 4 litri di latte al giorno, una mucca da latte può arrivare in media a 28 litri giornalieri per un periodo di 10 mesi. Durante il picco di lattazione, dalle mucche da latte ad alto rendimento si possono ottenere fino a 60 litri al giorno e fino a 12.000 litri come totale della loro lattazione. Questa continua produzione di latte, indotta dall’allevatore, provoca molto spesso infezioni alle mammelle e problemi di fertilità.
Visto l’intenso ritmo che viene loro imposto, queste mucche hanno un’aspettativa di vita produttiva molto breve. Esse vengono generalmente abbattute molto presto, in media dopo la loro terza lattazione. Allo stato naturale potrebbero invece vivere fino a 20 anni.
La loro è una tortura senza fine. Per poter produrre una quantità sufficiente di latte, le mucche devono partorire un vitello tutti gli anni, a partire dall’età di due anni. Vengono così inseminate artificialmente e continuamente tre mesi dopo aver partorito il vitello. I cuccioli, subito dopo la nascita, o pochi giorni dopo, vengono allontanati dalla madre, che spesso continua a muggire per chiamare il suo piccolo per i due giorni seguenti la separazione. In seguito, questi vitelli da latte sono allevati per diventare letteralmente carne da macello.
Pensate ancora che sia etico non mangiare carne, continuando a bere latte?
Un altro punto molto importante riguarda proprio il fatto che l’essere umano non dovrebbe bere latte. Questo viene prodotto dalla mucca per nutrire il vitello appena nato così come il latte di una madre, animale umano, viene prodotto per nutrire il figlio.
Il latte dei mammiferi presenta proprietà nutrizionali fondamentali per la specie di appartenenza. Bere il latte di una mucca è tanto innaturale e dannoso quanto potrebbe essere ad esempio bere il latte di un cane.
Quello che accade al corpo umano quando beviamo il latte è davvero interessante. Neonati e bambini producono enzimi che scompongono il lattosio, lo zucchero che si trova nel latte materno e nel latte vaccino, per questo motivo in genere durante l’infanzia non provocano problemi. Man mano che cresciamo però, molti di noi perdono questa capacità, sviluppando l’intolleranza al lattosio, dovuta al fatto che il nostro corpo non solo non necessita di latte ma non è nemmeno adatto ad esso.
Bisogna sfatare anche il mito dell’osteoporosi. Molti sono erroneamente convinti che bere latte sia importante per assumere calcio e contrastare l’osteoporosi. Studi autorevoli ci dicono che non è così e che invece aumenta il rischio di questa patologia perché le proteine animali acidificano il sangue e così il corpo deve prendere fosfato di calcio dalle ossa, per mantenere il pH del sangue equilibrato e combattere l’acidificazione.
Formaggio
Vari studi hanno dimostrato come qualsiasi tipo di formaggio possa trasformarsi in una vera e propria dipendenza. Esso è in grado di scatenare nel cervello gli stessi meccanismi messi in atto dall’assunzione di sostanze stupefacenti. Ma cosa provoca tutto ciò? Non è il suo sapore, bensì la caseina. Questa proteina infatti rilascia un oppiaceo chiamato “caseomorfina,” che agisce sui ricettori della dopamina e dà vita al processo chimico che regola le dipendenze, andando ad agire sul nostro cervello, facendogli provare piacere e stimolando le aree della memoria.
Inoltre non tutti sanno che in molti formaggi è presente il caglio. Esso viene ricavato dallo stomaco o abomaso di alcuni animali lattanti ruminanti come vitello, bufalino, agnello o capretto. Si scelgono giovani ruminanti perché essi, nutrendosi solo di latte materno, hanno una maggiore ricchezza enzimatica nei loro abomasi sia per composizione che per attività coagulante.
Per quanto riguarda la salute, il formaggio e altri prodotti lattiero-caseari sono le principali fonti di grassi saturi che ostruiscono le arterie, causando infarti, ictus e problemi cardiovascolari. Essi contengono inoltre colesterolo LDL.
Vi è anche un collegamento con il cancro al seno, dovuto all’alto contenuto di grassi e ormoni nel latte, nel formaggio e in altri prodotti lattiero-caseari. Uno studio su quasi 10.000 donne ha scoperto che coloro che scelgono una dieta a basso contenuto di grassi hanno un rischio inferiore del 23% di recidiva del cancro al seno. Hanno anche un rischio inferiore del 17% di morire a causa della malattia. Vari studi finanziati dal National Cancer Institute, che hanno confrontato le diete delle donne con diagnosi di cancro al seno a quelle senza cancro al seno, hanno scoperto che coloro che consumavano la maggior parte dei formaggi avevano un rischio maggiore del 53% di cancro al seno.
La ricerca finanziata dal National Cancer Institute, dal National Institute of Health e dal World Cancer Research Fund, ha scoperto che le donne che consumano da 1/4 a 1/3 di tazza di latte di mucca al giorno hanno un aumento del 30% di probabilità di cancro al seno. Una tazza al giorno aumenta il rischio del 50% e 2-3 tazze sono associate a un aumento dell’80% della probabilità di cancro al seno.
Il consumo regolare di latticini è stato inoltre collegato anche al cancro alla prostata.
Uova
Nemmeno mangiare uova si può classificare come “eticamente corretto”. Le galline ovaiole sono costrette a vivere tutta la vita rinchiuse in gabbie in cui non hanno lo spazio per muoversi. File di gabbie di vari piani una sopra l’altra, con decine di migliaia di galline che urlano e cercano inutilmente di aprire le ali, si beccano a vicenda per lo stress, ferendosi, prive di piume e penne e muoiono tra le loro compagne o vengono lasciate agonizzanti nei corridoi per finire mangiate dai topi. Questo è ciò che accade all’interno degli allevamenti.
Ultimamente si cerca di trasmettere un’immagine rassicurante parlando di “galline allevate a terra”, ma si tratta di un’immagine falsa, perché anche in questo caso le galline si trovano chiuse in capannoni, dove hanno poco spazio per muoversi.
Inoltre, i pulcini maschi nati dalle uova, essendo inutili, poiché non produrranno uova e non sono della razza giusta per diventare dei polli “da carne” convenienti per l’industria, vengono uccisi subito, gettati in un tritacarne o soffocati vivi. Ogni anno sono 40 milioni i pulcini maschi uccisi per la produzione di uova, e questo solo in Italia.
Miele
Molte persone pensano che le api allevate non soffrano. Tuttavia, tutte le prove scientifiche effettuate dimostrano che queste, come molti altri invertebrati dotati di sistema nervoso centralizzato, hanno la capacità di provare dolore e piacere. Ciò nonostante anch’esse vengono utilizzate per il profitto delle aziende che commerciano il miele o altri prodotti come ad esempio la propoli o le cere. Il loro sfruttamento è causa di sofferenza e di morte per molte di loro: questo avviene specialmente per ottenere il miele, che le api producono ingerendo il polline per poi rigurgitarlo ripetutamente.
Scegliere di non consumare più derivati animali significa scegliere la libertà, la pace e la vita anziché la schiavitù, la tortura e la morte.
Serena Gentile
Progetto Vivere Vegan
Per approfondire:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/
https://academic.oup.com/
https://www.pcrm.org/