Ripecorriamo le vicende legate alle storie delle orse e degli orsi in Trentino: dal progetto Life Ursus alla protesta Stop Casteller. Un’analisi sintetica per mettere a nudo il fallimento umano nella relazione con gli altri animali.
Il 18 Ottobre 2020 è la data della prima manifestazione nazionale della campagna #Stopcasteller, che vede persone provenienti da tutta Italia unitз per protestare contro la detenzione di M49, M57 e DJ3, tre orsз rinchiusi nella struttura chiamata appunto Casteller nella città di Trento.
Questз orsз sono segregatз perché hanno mostrato dei comportamenti che hanno portato a definirlз come orsз problematici e per questo punibili con la detenzione (a vita) o con l’abbattimento; ma prima di analizzare meglio questo termine “problematicз” è necessaria una piccola premessa storica.
Il progetto Life Ursus
Nel 1999 parte il Progetto di Reintroduzione Life Ursus allo scopo di “salvare il piccolo nucleo di orsi sopravvissuti da un’ormai inevitabile estinzione… usufruendo di un finanziamento dell’Unione Europea”.
Si introducono quindi 10 orsз, provenienti dalla Slovenia, per ricostituire “un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali”.
Cosa succede??
Nelle parole ufficiali sito della Provincia Autonoma di Trento (consultate il 7/7/2021): “ La maggior parte di essi (orsi e orse) si adatta bene al nuovo territorio. Nel 2002 e nel 2003 si registrano il primo e il secondo parto, i quali saranno nel tempo seguiti da molti altri eventi riproduttivi. 7 degli individui fondatori si riprodurranno una o più volte nel corso della loro vita”
E quali sono gli obiettivi a lungo termine del Progetto?
L’obiettivo del progetto Life Ursus è di consentire nell’arco di qualche decina di anni la costituzione di una popolazione vitale di almeno 40-60 orsi adulti, la cui presenza interesserà molto probabilmente anche le province limitrofe. Non sono previsti ulteriori rilasci.
Sempre secondo il sito della PAT il Progetto si rivela un successone, per lo meno dal punto di vista della salvaguardia di una popolazione oramai in via di estinzione, tant’è che “il numero minimo certo di animali giovani e adulti considerati presenti nel 2019 è pari a 66, dei quali 27 maschi e 39 femmine”
E allora perché le catture? le detenzioni? gli abbattimenti?
Un’amministrazione oramai disabituata a convivere con questi selvatici e forse più interessata a vedere i cartoni di Hanna e Barbera che a leggere libri di etologia si deve scontrare con una dura realtà: Yoghi e Bubu non esistono e orsi e orse iniziano a fare appunto Gli Orsi e Le Orse.
Questi grandi carnivori, si spostano, si accoppiano, vagano, vivono, mangiano, predano, non conoscono i confini disegnati dai politici e li superano, non sanno cos’è un’arnia ma conoscono il profumo del miele e ne sono ghiottз, preferiscono la frutta ma non disdegnano una capra, soprattutto quando c’è da sfamare il proprio cucciolo.
E parlando di cuccioli, chi avrebbe mai pensato che una mamma che liberamente girovaga con la prole, incontrando un essere umano percepito come un pericolo, avrebbe difeso la sua cucciolata?
Il fallimento umano
La reintroduzione di animali selvatici all’interno di un territorio altamente antropizzato e sfruttato per il turismo e per l’allevamento, inizia a mostrare una realtà che probabilmente era stata sottovalutata.
Si stila nel 2010 il Pacobace (Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali ) poichè “Le difficoltà di attivare politiche gestionali coordinate e coerenti appaiono particolarmente evidenti nel caso della conservazione dell’Orso bruno, sia perché questo grande carnivoro si muove su aree molto estese, imponendo quindi un coordinamento di scala sovra regionale, sia perché le interazioni dell’Orso con le diverse attività dell’uomo – dalla zootecnia all’agricoltura, dal turismo fino alla sicurezza pubblica impongono il coinvolgimento di settori molto diversi delle amministrazioni pubbliche nella stesura di piani d’azione”
Questo Piano subisce una importante modifica nel 2015 perché: “Nel corso degli ultimi anni si è verificato un notevole incremento demografico della popolazione dell’orso sulle Alpi centro-orientali, con conseguente aumento delle situazioni problematiche, sia in termini di danni diretti causati dai plantigradi, sia di pericolosità, legata all’aumento della frequenza di incontri ravvicinati tra uomo e orso. Ciò ha reso necessaria, anche ai fini di una migliore accettazione sociale della specie, una gestione più rapida ed efficace di quei singoli individui cosiddetti “problematici”, responsabili di una rilevante quota dei danni economici e delle situazioni di pericolo più significative”
Ed ecco che torniamo al termine chiave di problematici, e cerchiamo di capire quand’è che per il Pacobace e per l’uomo l’orsə è un problema.
La pericolosità di un individuo è, in genere, direttamente proporzionale alla sua “abituazione” (assuefazione) all’uomo e al suo grado di confidenza con lo stesso. In altri casi la pericolosità prescinde dall’assuefazione all’uomo ed è invece correlata a situazioni particolari, ad esempio un’orsa avvicinata quando è coi piccoli o un orso avvicinato quando difende la sua preda o la carcassa su cui si alimenta.
Ed ecco che:
• L’orsə che è ripetutamente segnalato in centro residenziale o nelle immediate vicinanze di abitazioni stabilmente in uso (aggiungiamo magari attirato dai resti alimentari buttati nei cassonetti)
• L’orsoə che attacca (con contatto fisico) per difendere i propri piccoli, la propria preda o perché provocato in altro modo rischia, nella migliore delle ipotesi, la cattura con rilascio allo scopo di spostamento e/o radiomarcaggio, per arrivare, così come è successo a M49, M57 e DJ3, alla cattura per captivazione permanente, se non all’abbattimento.
Qui si svela il reale interesse della politica del territorio al processo di salvaguardia di questi animali non umani, aiutata dal completo silenzio del ministero dell’ambiente.
Un animale non umano che rispetta le regole dettate dall’uomo e che possa essere utilizzato come simbolo utile ad incrementare una idea di Natura incontaminata da poter vendere al turista di turno, ha la possibilità di esistere.
Ma quando questo animale non umano agisce secondo la sua natura, arrivando addirittura a proteggere la sua prole quando provocato, o quando interessato a proteggere il suo pasto mettendo in campo atteggiamenti difensivi, ecco che la Natura incontaminata diventa un problema e si deve intervenire.
A questo aspetto specista della situazione si deve poi aggiungere la necessità politica di proteggere quel grosso bacino di voti costituito da allevatori e coltivatori, così che l‘abbattimento di un’orsə permette di mantenere la famosa poltrona e di incrementare la propria popolarità.
#stopcasteller
La campagna #Stopcasteller e l’azione degli e delle attivistз sta tentando di evidenziare il pensiero specista e antropocentrico che si nasconde dietro il problema orsi in trentino, di smascherare l’azione della politica del territorio che dietro il concetto di sicurezza e di gestione è interessata solo a proseguire lo sfruttamento del territorio a scopo turistico, e ottenere il sostegno di allevatori e coltivatori, anch’essi da sempre interessati allo sfruttamento del vivente e non certo alla convivenza interspecie.
E’ questo tema interessa tuttə, perché il termine “problematicə” non è solo per gli animali non umani, ma può essere utilizzato per tutti quegli animali umani che non comprendono l’utilità e la necessità dei confini, ed ecco che ad esempio problematicə sono tutte quelle persone che attraversano il Mediterraneo per poter almeno sopravvivere, come orsə che vogliono muoversi, giocare, procreare, mangiare, vivere ed Esistere.
Andrea Baffa Scirocco
Progetto Vivere Vegan