Intervista ad Angelo Vaira, fondatore della scuola di educazione cinofila e relazione con il cane ThinkDog.
Angelo, nella foto con Jean, risponde al telefono con voce accogliente, e posso subito sentire che è lieto per l’intervista che abbiamo voluto fargli come associazione vegana, impegnata nell’abbattimento di posizioni gerarchiche tra specie. Con lui parliamo di cani, la passione attorno alla quale ha costruito la sua attività lavorativa e non, essendo diventato uno dei più importanti conoscitori dell’etologia e dell’educazione cinofile. Abbiamo cercato di capire il suo punto di vista sulla relazione con l’Altro di specie attraverso quella con il cane, detto “il migliore amico dell’uomo”, anche se spesso l’uomo non mostra di meritare tale incondizionata amicizia.
Angelo, raccontaci come nasce il tuo sodalizio con la specie canina.
Ho iniziato la mia relazione con la specie canina da bambino. All’età di 8 anni ho desiderato con tutto me stesso un libro sul Pastore Tedesco e quando l’ho potuto tenere tra le mani l’ho letto e riletto, specialmente la parte relativa all’addestramento, sognando di diventare un giorno un addestratore di cani.
Poi ho preso apparentemente altre strade: ho fatto il Liceo, ho studiato Fisica all’Università. Nel frattempo mi prodigavo ad aiutare i cani randagi della mia zona, perché la passione per questi animali non si era assopita del tutto, fino a che è arrivata Prisca. Prisca era una canetta di strada che ricordava un pastore tedesco, l’ho presa con me e ho cercato l’unico addestratore cinofilo presente nella mia città, così ho riavvicinato il mio sogno di bambino ed eccomi qui.
Tuttavia il più grande insegnamento sugli animali me lo ha dato mia madre: a 7 anni, nel pieno della mia sperimentazione infantile, gettavo a terra un giornale di fumetti di Topolino. Mia madre mi disse di non farlo perché “anche questo giornalino ha un cuore”. Da lì ho compreso che se un oggetto inanimato aveva “un cuore” a maggior ragione lo avevano gli esseri viventi meritando lo stesso rispetto che davo al cuore, anima e sentimenti dei miei simili.
Ecco che ho cominciato a trattare l’Altro, di qualunque specie e natura, con amore. Per me il veganismo è un movimento basato sull’Amore: se Dio è Amore, per me Dio è Vegan, perché non vuole nessuna forma di violenza.
Vedere il cane come soggetto e non come oggetto, ovvero come macchina costituita soltanto da archi riflessi, la consapevolezza che esiste una mente animale, possono cambiare il nostro approccio con questa specie e con le altre specie?
Sì possono cambiarlo perché diventano paradigma. Se uno ha fatto un percorso di relazione con il suo cane e sa leggerlo, comprendendo il suo essere soggetto, allora è inevitabile estendere questa consapevolezza a tutti gli animali non umani. Molti dei miei allievi sono divenuti vegetariani o vegani senza nessuna azione di convincimento da parte mia.
Qual è l’approccio educativo in cinofilia che porta avanti la scuola che hai fondato, ThinkDog?
Il metodo, basato sulla soggettività animale, che portiamo avanti è basato su tre assunti: libertà, socialità, empatia. Per quanto riguarda la libertà, è importante lasciare il cane il più libero possibile partendo dall’usare una pettorina che gli lasci libertà di muovere la testa e un guinzaglio lungo fino a scioglierlo ogni volta che è possibile dal guinzaglio stesso perché se il cane non è libero di esprimere sé stesso io non conoscerò mai quel cane. Nel dolore che accompagna la perdita del proprio cane, un momento molto doloroso per noi, le persone ricordano non i momenti in cui il cane ha obbedito ma i momenti in cui ha “disobbedito,” esprimendo sé stesso.
Noi immaginiamo che alla fine di un percorso educativo tutti i cani si somiglino, ma questo è addestramento, non educazione. L’educazione deve invece far venire fuori la migliore versione di sé stesso, per cui i cani alla fine del percorso risulteranno tutti diversi.
La socialità è fondamentale perché il cane è un animale sociale che ha bisogno di contatti con altri esseri umani e altri cani e l’empatia, favorendo il contatto con il suo cuore, ci permette di leggerlo correttamente e questo aumenta il benessere e la qualità della sua vita.
Nonostante dobbiamo riconoscere che la considerazione dei cani e anche dei gatti come animali da proteggere ha prodotto delle leggi in loro favore, continuiamo ad assistere sia a una gestione non corretta da parte di chi si dovrebbe prendere cura di loro sia alla piaga dell’abbandono, con canili pieni di cani anche anziani che hanno ben poche possibilità di essere adottati. Tu, in quanto conoscitore del comportamento animale e osservatore di quello umano, quale pensi sia la strategia da adottare perché le persone cessino di acquistare cani di razza, spesso solo per motivi estetici e ignorandone del tutto le caratteristiche, e si orientino verso l’adozione?
La legge risolve solo parte del problema. In realtà manca l’educazione alla compassione e al pensiero sistemico, ovvero un pensiero che veda tutto ciò che vive come sistema aperto e in relazione, che consideri i vari sistemi collegati tra loro. A me non cibarmi di cibo animale non basta: anche consumare cibi processati che vanno a inquinare significa distruggere l’ambiente e quindi negare alle altre specie oltre alla nostra il diritto alla sopravvivenza e all’uso di questa casa che in realtà è comune. Cibarsi di frutta, verdura e cereali integrali è per me il modo complessivamente etico di essere vegan.
Per quanto riguarda l’adozione, non c’è ancora la mentalità di farsi la domanda: per chi sto adottando? Per me stesso, per avere dei vantaggi personali, o per il cane, per portare un beneficio nella sua vita? Per me il “chi” principale è il cane stesso, per cui devo chiedermi qual è il beneficio che porterò alla vita di questo cane. Dalla visione di “cane utile a…” bisogna passare alla visione di ADOZIONE, che è per tutta la vita ed è centrata sull’interesse del cane. Il nostro beneficio starà proprio nel PRENDERSI CURA di questa creatura.
Che cosa della tua grande esperienza cinofila ti ha insegnato come porti di fronte alla questione di tutti gli altri animali, quelli allevati per cibo o per vivisezione, quelli cacciati o rinchiusi negli zoo? Qual è secondo te la leva sulla quale spingere per fare arrivare un messaggio di non violenza verso tutti gli animali?
Guarda, io sono buddista e ciò che mi ha davvero aiutato è stato il coltivare la compassione. La leva è per me l’educare le persone alla compassione: dovrebbe esistere questa educazione e compassione per me significa agire per il beneficio di tutti, umani e non. In Francia ho preso i voti del Bodhisattva, ovvero di quella fase dell’evoluzione spirituale di un individuo in cui si agisce per creare un beneficio, ogni azione ha questa finalità. In fondo ogni forma di separazione è illusoria, noi non siamo separati dal resto.
Come è nata l’idea della camminata Assisi-Roma per tutti gli animali?
Io amo la vita nei boschi, amo fare camminate nella Natura, così ho deciso di fare una lunga camminata che durasse più giorni. Mi sono dunque chiesto che beneficio per tutti poteva esserci in questa mia decisione? Ecco che ho deciso di dedicarla agli animali non umani e alla loro sofferenza. Conoscendo la storia e il pensiero di San Francesco è nata la camminata Assisi-Roma per portare all’attenzione della cristianità le istanze di amore verso tutto il Creato del santo. Secondo San Francesco il Mondo e tutti i suoi abitanti sono la Creazione di Dio, come è possibile non amarla?
Francesca Decandia
Progetto Vivere Vegan