Dopo più di 60 giorni di sciopero della fame, iniziato per rivendicare la libertà degli orsi rinchiusi al Casteller di Trento, si aggravano le condizioni di salute di Stefania Sbarra e Barbara Nosari. Una petizione internazionale indirizzata al Parlamento Europeo ne chiede l’intervento in segno di aiuto.
Hanno superato i 60 giorni di digiuno le due attiviste Stefania Sbarra e Barbara Nosari, per
rivendicare la libertà dei tre orsi, DJ3, M49, M57, catturati e rinchiusi al Casteller in Trentino. E anche per evitare la cattura di Mamma Orsa JJ4.
In questi 60 giorni il nostro Stato non si è ancora pronunciato e allora chiediamo a gran voce che si decida ad ascoltare l’appello di libertà avanzato da tutto il mondo animalista insieme alle due attiviste che hanno scelto il gesto estremo dello sciopero della fame.
A sostegno di questa lotta è stata lanciata la petizione internazionale al Parlamento Europeo “DON’T SENTENCE BEARS AND HUMANS TO DEATH” (Non condanniamo orsi e umani alla morte). Per andare in aiuto degli Animali coinvolti nel progetto “Life Ursus” – partito nel 1996 con il finanziamento dell’Unione Europea, per la tutela della popolazione di orsi bruni del Brenta, con la reintroduzione di una comunità di orsi sull’intero arco alpino centrale. E che invece ha causato a 34 orsi un brutto destino: uccisi durante la cattura o morti per errore, come sostengono, nel caso dell’orsa Daniza o appunto imprigionati. Un fallimento.
Firmiamo la petizione e condividiamola in tanti per far sentire la nostra voce in questo silenzio istituzionale che non ci rappresenta.
Intanto Stefania e Barbara, nel loro sciopero, sono assistite dal dott. Riccardo Trespidi che afferma: “Per il digiuno prolungato presto i danni ai loro organi saranno irreversibili”.
Crediamo sia giusto riportare di seguito i due appelli che le attiviste hanno lanciato attraverso i social.
Stefania Sbarra, 60 anni, vegana antispecista, insegnante di formazione. Ecco il suo appello
Mi chiamo Stefania Sbarra, e questa è la mia ′′J’ ACCUSE” contro la politica italiana.
Ne ho diritto perché sono in sciopero della fame ormai da 60 giorni e non lo fermerò finché non si fermeranno i crimini contro gli orsi in Trentino.
Lo sciopero della fame equivale alla tortura. Chi vorrebbe mai essere torturato?
Lo sciopero della fame equivale alla condanna a morte. Chi la consegnerebbe mai al boia?
A chi mi chiede perché ho ′′ scelto ′′ questa azione, rispondo che non ho scelto, me lo hanno fatto fare le decisioni del mio paese.
Un paese che ha deciso di riportare orsi in Trentino dalla Slovenia, utilizzando fondi dell’UE, promettendo di rispettarli e poi di tradire le leggi internazionali che li proteggono (orsi).
Un paese che ha deciso di riportare gli orsi in Trentino, in un contesto culturale che ha perseguitato orsi allo sterminio nel corso dei secoli.
Questa persecuzione è andata avanti da anni, aggravata da interessi economici, con leggi volte ad ucciderli e a ingaggiarli.
Un paese che ha deciso di tradire il suo impegno a proteggere l’habitat naturale degli orsi e lo sta distruggendo.
Un paese che ha deciso di sostenere la ′′bearfobia′′ che la politica ha attuato, accettando che la provocazione in corso e infinita verso gli orsi avrebbe portato alla loro cattura o alla loro morte.
Un paese che ha deciso di costruire una fortezza di cemento chiamata Casteller, dove può gabbiare, domare, umiliare, sedare e torturare questi animali, che sono naturalmente silenziosi e timidi, ma possono ottenere coraggio e avvicinarsi alle aree residenziali e alle bancarelle se loro sono attratti dal cibo.
Un paese che ha deciso di essere sbadato davanti alle migliaia e migliaia di cittadini chiede di liberare gli orsi di Casteller di nome DJ3, M49, M57 e chiedendo la chiusura di questa prigione.
Un paese che ha deciso di rispondere con totale silenzio a coloro che sono stati costretti ad iniziare uno sciopero della fame come atto disperato di solidarietà e resistenza a questi animali.
Con la poca forza che mi resta, vi chiedo di tenere un alto livello di attenzione sulla terribile situazione degli orsi in Trentino e di fare tutto il possibile per restituirgli la libertà e la dignità che il mio paese gli ha tolto.
Barbara Nosari, 49 anni, vegana antispecista, architetto. Ecco il suo appello
Mi chiamo Barbara Nosari e dal 21 settembre combatto contro un piano criminale del sistema politico italiano; un piano che mira a perseguitare, gabbiare, manipolare e persino uccidere orsi attualmente in Trentino.
Combatto da privato cittadino usando lo sciopero della fame come unica arma che ho.
Combatto in modo che gli orsi in Trentino possano riavere la loro libertà, libertà a cui hanno diritto. Orsi che non hanno un ′′ nome “, solo acronimi fatti di lettere e numeri, come se fossero solo merce.
Combatto contro un sistema silenzioso complice di abusi gravi e imperdonabili contro il rispetto delle esigenze etologiche di questi soggetti.
Combatto contro un sistema politico che sa ma finge di non sapere.
Un sistema politico che tradisce accordi che sono stati presi, tradisce fiducia e non rispetta i diritti alla salute e alla vita.
Sto combattendo per uno sciopero della fame, che continuerà a tempo indeterminato e non si fermerà finché gli orsi in Trentino non saranno liberati e la loro persecuzione in futuro cesserà.
Uno sciopero della fame in sostegno incondizionato contro l’indescrivibile psicologico e fisico che gli orsi del Trentino sopportano quotidianamente.
Ogni minuto che passa, viene tolto un minuto alla loro libertà, alla loro vita e probabilmente anche alla mia.
Vi chiedo di non ignorare questo patteggiamento disperato.
Grazie. Grazie.
Il nostro appello
E noi ci uniamo ai loro appelli, affinchè la Regione Trentino e il nostro Stato, attraverso il ministro Costa e il Presidente della Repubblica, si attivino in risposta, per salvare la vita a Stefania e Barbara e per dare la libertà agli Orsi.
Firmiamo la pezione: “DON’T SENTENCE BEARS AND HUMANS TO DEATH”
Progetto Vivere Vegan