Le meduse che finiscono nei pressi delle coste abitate da noi umani sono quasi sempre trattate come esseri senza alcun valore – come quasi tutti gli altri piccoli animali marini malcapitati. Isabella Ciapetti dedica questo suo articolo proprio a loro, per dargli tutta l’importanza che meritano.
“Bòne le arselle!”
“Portami il secchiello che stasera ti faccio il sughino”, e la nonna scavava e scavava sul bagnasciuga, prelevando dalla sabbia bagnata quelle conchigliette. Le portavamo a casa nel secchiello pieno d’acqua salata e con un po’ di sabbia sul fondo. E poi via, nell’acqua bollente. Bòno il sughino – è ancora il cavallo di battaglia dei ristoranti di mare, e il ripieno preferito delle focaccine.
Tante volte sulla spiaggia, al rientro di un pescatore, lui vuotava la rete, toglieva i pesci da vendere e lasciava noi bambini a raccogliere gli animaletti per il sugo. Quanti ne ho visti, di noi, mangiare paguri vivi appena sbarbati dalla conchiglia – saranno gli stessi che oggi mangiano ostriche e champagne?
La mia mamma aveva dei bikini bellissimi; la ricordo un giorno distesa a riva a prendere il sole. Giocavo nell’acqua bassa. Riempii il secchiello con 2 o 3 stelle marine e un cavalluccio: “guarda come sono belli! Guardali bene e poi li rimettiamo a casa loro, nell’acqua, altrimenti muoiono”. La mia prima lezione animalista.
Solo nel film Mediterraneo ho assistito impotente (quella battona di) Vassilissa che sbatteva un polpo in terra per ammazzarlo, ma so che è una pratica diffusa, “per ammorbidirlo” dicono. In inglese morbid significa morboso: nel caso del povero polpo direi che questa versione è più rispettosa.
Tutti odiano le meduse
Molti ricordi infantili delle vacanze estive sono legati a episodi di violenza sugli animali. Il fatto che oggi ce ne sia (almeno) la consapevolezza mi fa sperare in un futuro più rispettoso per le vite di altri esseri viventi. Tuttavia, quando vedo qualcuno raccogliere una medusa in spiaggia e metterla in un cestino della spazzatura o, terrificante, quando bambini e genitori ne vedono una già agonizzante sulla battigia e la prendono a sassate e bastonate sotto gli occhi divertiti di nonne e bagnini, la speranza in un mondo diverso arranca…
Un po’ di rispetto per le bisnonne della Terra
Le meduse erano qui prima dei dinosauri, dei fiori, degli insetti! Hanno 600 milioni di anni e si sono adattate ad ogni cambiamento, glaciazioni comprese. Non hanno un cervello (né ossa, né sangue, né cuore) eppure, a differenza di moltissime altre specie intelligenti, loro non si estinguono: il loro sistema nervoso rileva i cambiamenti ambientali e coordina una risposta per adattarsi.
Il loro habitat è il fondo del mare, e fino a pochi anni fa le meduse arrivavano ciclicamente sui mari: l’oceanografa Jacqueline Goy, ritenuta l’unica medusologa mondiale, ha calcolato i loro cicli in circa 12 anni. Purtroppo la tropicalizzazione dell’acqua ha rivoluzionato anche i cicli naturali delle meduse, portando esse e tanti altri organismi fuori dal loro habitat, anche dove noi andiamo a fare il bagno d’estate. Non sono ospiti indesiderate, ma creature in cerca di pace.
Esistono osservatori e addirittura App (una fra tutte quella creata da Ferdinando Boero e Stefano Piraino per Focus) dove bagnanti, sub e biologi marini possono aggiornare la Mappa delle Meduse, per monitorare i loro spostamenti e la loro presenza nei diversi mari.
Come tutti gli animali, le meduse sono utili
Sono utili perché fungono da “filtro” per l’acqua di mare, anche se non è del tutto vero che navigano solo in acque pulite.
Le meduse contribuiscono al mantenimento della catena alimentare e in esse trovano casa moltissime creature del mare, come granchi e pesciolini.
Queste eleganti signore sono plancton, cioè organismi non stanziali, che nuotano solo per brevi tragitti e perlopiù si lasciano trasportare da onde e correnti. Ma allora non sono le meduse che ci inseguono, ma la corrente che le porta da noi! Se non vogliamo farci toccare, spostiamoci controcorrente – provare per credere…
Le meduse possono misurare pochi centimetri oppure 2 metri di diametro, e i filamenti della Criniera di Leone (Cyanea capillata, scoperta da Linneo nel 1758) raggiungono i 36 metri di lunghezza, rendendola l’abitante dei mari più lungo del mondo – capito, le meduse?
A proposito di filamenti: sono quasi sempre urticanti, ahimé. Internet è piena di suggerimenti per alleviare il dolore e sfiammare le parti sfiorate da queste malefiche protuberanze; pare che nella terapia di pronto soccorso si applichi spesso l’umile aceto sotto a bendaggi compressivi. C’è poi chi dice ghiaccio e chi acqua calda – e questo mi ha allontanata definitivamente dalla ricerca di informazioni utili.
Gli Highlander esistono!
Insieme a poche altre specie, come gli assolotti e alcuni tardigradi, le mini-meduse Turritopsis sono probabilmente immortali. Anche se qualcuno lo aveva sospettato già nel 1800, la certezza di questa scoperta è arrivata grazie alla collaborazione fra Christian Sommer e Ferdinando Boero: hanno notato “per caso” che le meduse dopo esssersi riprodotte possono tornare indietro fino allo stadio infantile: questa incredibile capacità di controllare i propri geni si chiama transdifferenziazione cellulare. Le bisnonne possono ripetere questo ciclo un numero infinito di volte: sono praticamente immortali. Se non fosse per i predatori naturali ed eventuali catastrofi. Il pericolo, per il resto del mondo, è che in condizioni particolari potrebbero violare l’equilibrio degli oceani. Ma tanto, a fare questo ci pensa già l’uomo…
Isabella Ciapetti
Progetto Vivere Vegan