73 Cows è il cortometraggio che ha vinto nella sua categoria la 72ᵃ edizione dei BAFTA – British Academy Film Awards – i premi conferiti dalla British Academy of Film and Television Arts alle migliori produzioni cinematografiche dell’anno precedente.
La cerimonia della premiazione si è tenuta il 10 febbraio 2019 alla Royal Albert Hall di Londra, e la conduttrice Joanna Lumley ha intervistato il regista Alex Lockwood e l’aiuto regista Oliver Walton, emozionati, ma soprattutto increduli del riconoscimento ricevuto. «Perché ha avuto successo? Certamente per la storia e per come è stata raccontata, ma poi?» ha chiesto la conduttrice e la risposta di Lockwood: «Questo è momento in cui le problematiche vegan e ambientalista stanno avendo grande diffusione, così pensavamo che queste comunità ci avrebbero dato una spinta e che qualche migliaio di persone avrebbe visto il film e lo avremmo presentato in qualche festival, ma vedere il successo che ha avuto è stato uno shock…».
73 Mucche ci insegnano che un allevamento può essere riconvertito con profitto
73 Cows racconta in 15 minuti di Jay e Katja Wilde, agricoltori inglesi del Derbyshire e delle loro 73 mucche, alla fine accolte all’Hillside Animal Sanctuary. Il film racconta anche come i Wilde abbiano riconvertito il loro allevamento in un’azienda di l’agricoltura biologica vegana.
Il loro percorso non è lineare e comincia da una presa di coscienza differente, Katja più dura ma più riflessiva rispetto alla macellazione degli animali e Jay sofferente nel dare le proprie mucche ai macelli, cosa che entrambi finiscono per vivere come un tradimento rispetto a questi animali che loro stessi hanno visto nascere.
Dalla consapevolezza di un disagio morale ed esistenziale i passi pratici non sono facili, anche perché molti allevatori venendo a sapere che cosa succede nella fattoria Wilde hanno cercato di ostacolare il passaggio di proprietà delle mucche dalla fattoria al santuario nel Norfolk pensando che fosse una plateale (e diseducativa) perdita di denaro che non avrebbe fatto onore alla categoria.
Non solo, Katja e Jay Walton non volendo lasciare la loro fattoria ma non avendo più il reddito degli animali su cui vivere, sperimentano con qualche vicissitudine la coltivazione di ortaggi biologici.
Il regista passa da vegetariano a vegano
Il film era stato presentato in anteprima il 30 settembre 2018 al Raindance Film Festival di Londra, prima di essere caricato su Internet il 5 ottobre. Il regista ha lasciato trapelare che quando ha cominciato il film era vegetariano, durante le riprese e il montaggio ha fatto il passaggio a vegano sorprendendosi della facilità con cui la cosa è avvenuta, e ha anche dichiarato che «è da un anno che non prende più la tosse».
73 Cows racconta una storia innovativa per almeno due ragioni: una è l’analisi del contratto morale che lega ogni uomo agli Animali che lo circondano e del destino dei quali spesso è responsabile, e quanto il venir meno alla lealtà di questa stipula possa creare dolore e disorientamento; inoltre, la scelta di riconvertire con successo gli spazi della fattoria in terreni e strutture per l’agricoltura biologica e vegana pone i protagonisti del film come esempio da imitare per molte situazioni agricole in crisi o a rischio povertà.
Le 73 Cows e il latte versato delle “nostre” Pecore in Sardegna
Di queste difficoltà ne sono una testimonianza il latte di pecora versato per strada in questi giorni in Sardegna dagli allevatori in segno di protesta contro le “quote latte”, e i dati riportati dall’indagine Greenpeace sulla destinazione dei fondi pubblici da parte dell’Unione Europea in ambito agricolo. La ricerca mostra che il numero degli allevamenti in Europa sta diminuendo, mentre la produzione di carne e prodotti lattiero-caseari si concentra in aziende dalle dimensioni sempre maggiori. In Italia, ad esempio, tra il 2004 e il 2016 si sono chiuse oltre 320 mila aziende (un calo del 38%), ma il numero delle aziende agricole di grandi dimensioni in Europa è aumentato grazie all’Unione Europea che versa contributi enormi, quantificati tra i 28,5 miliardi di euro e 32,6 miliardi (tradotto in soldoni: tra il 18% e il 20% del budget annuale complessivo dell’UE) che vanno a beneficio di allevamenti sempre più estesi e intensivi o di aziende che coltivano prodotti destinati alla mangimistica. Tra gli altri dati che fanno riflettere: il 71% di tutta la superficie agricola dell’Ue (coltivazioni, seminativi, prati per foraggio e pascoli) è destinata all’alimentazione del bestiame.
La vincita del Bafta per un piccolo film come 73 Cows di certo non può bastare a creare una svolta nella cultura agricola dei paesi europei, però tra pochi mesi, dal 23 al 26 maggio 2019 ci saranno le elezioni europee e un voto coscienzioso e consapevole potrebbe contribuire a dare una buona spallata a questo stato di cose.
Ilaria Beretta
Progetto Vivere Vegan Onlus