del Coordinamento Fermare Green Hill
25 settembre 2010
La data di sabato 25 settembre può essere considerata tra le più importanti nella storia del movimento animalista ed antispecista.
Nel corso di tutti questi mesi, da quando nell’aprile scorso abbiamo lanciato la campagna contro l’allevamento Green Hill, abbiamo visto crescere sempre di più la voglia e il desiderio da parte della gente di impegnarsi nella lotta contro questa ‘fabbrica di cani‘ e contro il ‘sistema vivisezione‘.
Indire il corteo tenutosi a Roma è stato un passo naturale, doveroso, necessario per il cammino che avevamo intrapreso e per il risultato che intendiamo raggiungere: la chiusura di Green Hill e di tutti gli allevamenti di animali destinati ai laboratori.
Non è stato facile gestire un appuntamento del genere, la vergognosa manipolazione da parte delle lobby farmaceutiche della Direttiva UE approvata l’8 settembre scorso ha dato un’ulteriore motivazione, ma il nostro intento, sin dall’inizio, è sempre stato quello di porre l’attenzione su Green Hill e su tutto ciò che vi ruota attorno. Le convinzioni del Coordinamento Fermare Green Hill sono sempre state quelle
di portare tra la gente il dinamismo di un movimento che non aspira a gabbie più comode, ma a gabbie vuote, che non vuole una vivisezione meno cruenta ma non vuole proprio la vivisezione, che vuole far valere le proprie idee con la presenza in strada delle persone e non grazie alla delega di una tessera associativa o alle direttive di un leader.
La nostra necessità era dar voce a 2500 cani rinchiusi dentro un lager e ricordare che loro, come qualsiasi animale non umano, necessitano di essere considerati per quello che effettivamente sono: individui, non oggetti o beni di consumo. Il nostro sentimento era comunicare che la schiavitù animale esiste, che pesa come un macigno su questa società altrettanto quanto qualsiasi altro tipo di schiavitù o sfruttamento.
Pensiamo di esserci riusciti, pensiamo che all’interno del corteo di sabato scorso fossero presenti persone che non necessariamente erano al corrente della nostra visione antispecista ma con le quali non abbiamo alzato muri, con le quali abbiamo cercato di comunicare al meglio delle
nostre possibilità.
Pensiamo che un corteo con circa 10.000 persone che diventano la voce di chi non ha voce rappresenti un passo significativo, un modo, assieme ad alcuni altrettanto efficaci, per mostrare che la vivisezione e la sofferenza animale possono essere motivi profondamente importanti di lotta per migliaia di persone.
L’assordante silenzio dei media nei confronti di una mobilitazione del genere conferma sempre di più che l’informazione viene inibita nel momento in cui si attaccano le lobby farmaceutiche, nel momento in cui si cerca di fare informazione in merito ai crimini nascosti compiuti nei laboratori di vivisezione e negli allevamenti di animali destinati ai laboratori stessi.
Diversi articoli (con qualche rara eccezione) hanno riportato molte informazioni fuorvianti e non contenenti le reali motivazioni del corteo (si è detto di tutto: da corteo organizzato dalle associazioni esclusivamente contro la direttiva UE alla manifestazione indetta per difendere i cani randagi). Evidentemente era più importante dedicare ore di servizi sui problemi immobiliari del Presidente della Camera piuttosto che informare veramente su quanto stesse accadendo per le strade contro una delle forme di tortura più radicate nella nostra “cultura”: la vivisezione.
In passato i cambiamenti sociali e radicali nella nostra società sono avvenuti comunque, anche in assenza dei media, e chi sa di avere responsabilità nel garantire l’esistenza di posti come Green Hill sa
benissimo che 10.000 persone hanno sfilato in corteo, sa benissimo che anche se non c’è stato il servizio televisivo giusto o la giusta risonanza la voce di tante persone è arrivata e si è fatta sentire.
Il corteo è stato un passo verso un nuovo cammino che non avremo timore di portare avanti fino in fondo e che ha riunito un gran numero di persone che speriamo vogliano continuare a percorrerlo insieme a noi, per farla finita con le torture nei laboratori.
Per le strade di Roma sabato scorso hanno manifestato molti individui consci di un problema reale, di una questione profondamente aperta nella nostra coscienza e nella società che ci circonda: quanto possiamo essere ancora disposti ad accettare tutto questo? Quanto possiamo accettare che tale accanimento su esseri senzienti possa andare avanti imperterrito?
Alle nostre coscienze e alla nostra forza di volontà la risposta adeguata da dare, ad un movimento di lotta e resistenza la responsabilità di continuare fino alla chiusura di Green Hill, fino all’abolizione di tutti
gli allevamenti di animali destinati ai laboratori, fino all’abolizione della schiavitù animale. Fino alla fine, per la liberazione animale.